DICEMBRE

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Sanem:
Siamo in spiaggia, ed io sono seduto in riva al mare a rilassarmi un po' e ad asciugarmi dopo il bagno appena fatto. L'acqua è fantastica, ma non so per quale motivo Can ha preferito restare sotto l'ombrellone a leggere di nuovo il mio libro. Mi giro e lo guardo da lontano confusa. È spesso pensieroso ultimamente, ma a quanto pare non vuole dirmi il perché.
All'improvviso però vengo distratta da un pallone che senza volerlo mi colpisce piano. Mi giro e davanti a me vedo due bambini, uno poco più grande dell'altro, che mi guardano mortificati. Il più piccolo si nasconde gli occhi dietro le sue piccole mani, il più grande invece prendendo coraggio da buon fratello maggiore si avvicina a me con aria gentile.
"Scusi signora..."
Sono italiani. Non lo capisco molto, ma il suo sguardo non mi lascia nessun dubbio. Si è appena scusato con me.
Gli sorrido dolcemente e gli faccio cenno di no con la testa, giusto per fargli capire che non deve preoccuparsi, e poi gli ripasso la palla cercando di essere più gentile possibile.
"Ciao..." è l'unica cosa che so dirgli, e lui mi sorride e mi saluta a sua volta gentilmente.
"Ciao! Non sei italiana, vero?"
Faccio di nuovo cenno di no con la testa e sorrido cercando di farmi capire come posso.
"Quindi se ti chiedo di giocare con noi non mi capisci?"
Lo guardo confusa, poi mi viene in mente un idea. Gli faccio cenno di aspettare e mi giro verso Can che mi sta già guardando da lontano. Gli faccio segno di avvicinarsi un attimo e lui mi capisce e viene in mio soccorso, salvandomi.
"Can, questi bambini sono italiani e non capisco cosa mi vogliono dire. Mi aiuteresti per favore?"
Ci guarda curioso e si inginocchia mettendosi davanti a loro.
"Ciao ragazzi..."
Guardo Can divertita e mi giro verso i bambini, il più piccolo ora si è fatto coraggio e ci ha raggiunti meno impaurito.
"Tu sei italiano?"
"No, veniamo entrambi da Istambul, Turchia. Ma io conosco molto bene l'italiano."
"È la tua fidanzata?"
"È mia moglie..."
Can mi guarda e cerca di tradurmi appena può quello che si stanno dicendo, ed io non posso far altro che sorridere per quella loro dolcezza.
"Posso chiederle di venire a giocare con noi?"
"Certo che puoi... ora glielo chiedo subito per te!"
Me lo dice ed io con un gran sorriso rispondo di getto.
"Si!" Esclamo felice buttando le braccia al cielo.
Can mi guarda e poi si gira di nuovo verso i bambini.
"Ha detto di sì!" Gli spiega sarcastico, e insieme ridono divertiti.
Mi alzo e dopo aver dato un bacio veloce a Can, li seguo divertita anche io come una bambina.

Can:
Torno al mio ombrellone e riprendo il libro in mano. Ogni tanto leggo qualche riga, ma non riesco più a concentrarmi. Vedo Sanem da lontano giocare con quei due bambini e non riesco a non pensare a quella sua bravura e quella sua ormai evidente voglia di essere madre. Mi incanto e sorrido nel vederla ridere e scherzare insieme a loro. E resto senza parole quando vedo i due bambini che, nonostante sia per loro un'estranea, ne sono già praticamente catturati. Sanem, la mia dolce Sanem. Come puoi non amare una persona come lei? Con la sua dolcezza, la sua semplicità, quel suo sorriso semplice. E soprattutto, quella sua allegria che riesce a travolgere sempre tutti. Come è successo anche a me...
Non so nemmeno io cosa mi tormenta. Non ho ripensamenti, di questo ne sono sicuro. E non ho paura di affrontare questa nuova esperienza insieme a lei. La sua lontananza, la nostra sofferenza e la consapevolezza del nostro amore mi rende così sicuro di quello che siamo e di quello che voglio essere con lei che sono pronto a tutto. Eppure c'è qualcosa che mi porta a credere che non sia ancora il momento. Milioni di domande mi passano per la mente da quando quella notte ho sentito pronunciare quei nomi e confessarmi, senza nemmeno saperlo, quel suo desiderio che giorno dopo giorno è sempre più vicino alla nostra realtà. E se non fossimo in grado di affrontarlo adesso? Se è ancora troppo presto? Mi ricordo quella sera in barca, sono stato io a dirgli che al nostro ritorno avremmo coronato insieme quel sogno, ma non credo sia ancora il momento per realizzarlo! La cosa che più tormenta il mio cuore però è che io spiegandole questo punto di vista potrei ferirla di nuovo. So che può fraintendermi, è un discorso talmente delicato che non saprei nemmeno da dove cominciare e farla soffrire è l'ultima cosa che voglio. E non lo vorrò mai.
Torno al libro e per l'ennesima volta leggo quelle righe che più di tutte in questi giorni mi tormentano il cuore:
"Gli uccelli passarono dalla valle della Fede alla valle del Confronto. I loro maggiori problemi li avrebbero affrontati lì. Un dolore più grande di tutti i dolori fisici. Da crepacuore. Gli uccelli che sono stati in grado di attraversare la valle hanno sofferto molto, ma tutto ciò ne valeva la pena. Per conoscere se stessi. Per confrontarsi. Per continuare il viaggio sapendo quali sono le cose alle quali dare più importanza nella vita..."
Alzo lo sguardo e vedo quei due bambini correre verso di me, seguiti da Sanem leggermente affaticata ma al tempo stesso molto divertita.
"Signore, signore..."
"Dimmi campione!" Gli dico porgendogli il cinque che lui schiaccia con forza.
"Grazie per averci fatto giocare con sua moglie, è davvero divertente!"
Sorrido e guardo Sanem, che mi fa segno di non capire.
"Si lo so, per questo l'ho sposata..."
"Sai, noi non abbiamo più la mamma, ma se dovessimo averne una la voremmo proprio come lei..."
Lo guardo e quelle parole mi lasciano senza fiato. Non riesco a dire nulla, li guardo entrambi abbracciarla con dolcezza sorprendendola di nuovo. Poi dopo un saluto veloce si allontanano da noi, lasciandoci di nuovo soli con quel discorso ormai pronto per essere aperto.
"Cosa ti hanno detto?" Mi chiede curiosa.
"Che saresti un ottima mamma Sanem, e che ne vorrebbero una proprio come te."
Mi guarda e i suoi occhi si fanno subito lucidi, ma non dice niente. Restiamo in silenzio così, con entrambi tanto da dire ma con poco coraggio per iniziare a parlare davvero di quell'argomento che forse ci potrebbe dividere di nuovo...

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