Capitolo 4: Frappy's

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I giorni scorrevano velocemente, mentre Amelia cercava di godersi ogni minuto libero con i suoi amici.
Così lei e le sue amiche decisero di  stare insieme, incontrandosi da Frappy's, il bar più vicino a casa di Amelia.

«Mi mancherà averti accanto a scuola...» disse Pheobe immergendo una cannuccia di carta nel suo frappè di fragole.

Erano sedute in un piccolo tavolo davanti la vetrina del locale che permetteva di vedere chiunque passeggiasse per strada.
Tutto era ispirato agli anni '50, dai divanetti alle piastrelle, anche i baristi erano vestiti con un grembiule bianco con ornamenti rossi.

«Ma ci vedremo dai! Mica vado lontano!»
esclamò Amelia, mentre arrivò la cameriera per portare i menù per la cena.

«Grazie!» rispose Pheobe. «Senta, aspettiamo un attimo perché sta per arrivare un'altra persona.» spiegò. La donna annuì e sparì dietro il bancone enorme e rosso.

«E quindi come viaggerai?» domandò Pheobe, e nel frattempo sfogliava il menù dove erano elencate mille prelibatezze.

«Sinceramente non lo so. Mia zia mi ha detto che l'accademia è nel bosco, ma non credo ci sia una navetta da casa mia fino lì.» replicò, prendendola bevanda di Pheobe per fare un sorso senza che lei le desse il permesso.

« Shh! Ecco Chelsey!» informò Amelia strattonando un braccio all'amica, quando intravide i capelli rossi di Chelsey entrando dalla porta del locale.

«Ciao ragazze!» esordì la nuova arrivata, sedendosi accanto a Pheobe che quasi cadde dal divanetto per l'ingombrante pelliccia ecologica di Chelsey.
«Avete già ordinato?» domandò la ragazza togliendosi di dosso la giacca;

«Ho già deciso, prendi!» Le disse Amelia passandole il suo menù.
Dopo vari minuti Chelsey chiamò una cameriera con un cenno per prendere le ordinazioni.

«Mi dispiace un sacco che domani sarà il tuo ultimo giorno alla Hell High...» esordì Pheobe mentre prendeva una manciata di patatine fritte dal cesto posto sul tavolo.

Chelsey sgranò gli occhi per lo stupore e lasciò cadere l'aletta di pollo sul piatto facendo schizzare tutta la salsa sul maglione rosso che portava.

«Sta scherzando, vero?» esclamò così tanto ad alta voce, che attirò l'attenzione di due ragazzi seduti accanto all'entrata.

«No...» rispose Amelia posando l'hamburger sul piatto, e la ragazza rimase inorridita.

«E dove vai? Perché?» Chelsey si sporse in avanti per non urlare troppo, mentre Amelia ricevette un calcio sotto il tavolo, dall'altra ragazza.

« Mia zia non vuole più che vado in quella scuola» inventò una scusa sul momento e Pheobe allargò gli occhi in segno di non approvazione.

«Quindi domani sarà l'ultima volta?» domandò incredula la ragazza che per l'agitazione iniziò a mangiare con foga tutte le patatine.

«Ehi! Calmati!» esclamò Pheobe tirandole uno schiaffo sulla mano.
Amelia annuì e un'espressione infelice si impadronì del volto dell'amica.

«Ma continueremo a vederci?» chiese ancora la rossa prendendo il bicchiere per bere un po' di acqua fresca.

«Certo, quando volete!» sorrise e riprese a mangiare, dimenticando temporaneamente  tutte le preoccupazioni che le frullavano nel cervello.

«E non potremmo stare insieme domani? Visto che è il tuo compleanno!» Amelia scosse la testa.

«Te l'ho già detto, starà con Newt!» rispose l'amica al posto suo.

«Comunque...» disse Amelia cambiando discorso e indicando Pheobe con una patatina.
«Credo che mio cugino abbia una cotta per te!» esordì in fine mangiando la patatina.
La ragazza dai capelli riccissimi, stava per strozzarsi per quella affermazione.

«Ma non è illegale?» domandò prima di afferrare il bicchiere d'acqua e portarselo alle labbra carnose per bere.

«Ma come illegale?» esclamò Chelsey iniziando a ridere. «Mica ha 50 anni!» disse continuando a ridere e a scuotere la testa.

Amelia alzò le sopracciglia e Pheobe sorrise sapendo la vera età di Amos, ma non solo.

Finita la cena, quando le ragazze uscirono da Frappy's, il sole era già sceso e al suo posto c'era una luna quasi piena che illuminava le strade di Helldale.
Amelia salutò le due ragazze che si erano offerte di accompagnarla fino all'ultimo incrocio prima di casa sua e imboccò il vialetto che portava direttamente nell'abitazione.

«Ehi!» Sentì alla sue spalle una voce familiare e si girò subito verso di essa.

«Newt?» esclamò facendo qualche passo in avanti.

Dalla fine del vialetto si scorse un ombra che si muoveva velocemente per poi intravedere un ciuffo di capelli biondi che furono illuminati da dei lampioni che costeggiavano la strada.

«Oddio!» urlò Newt posando le mani sulle ginocchia e chinandosi un attimo.
Indossava un grande piumone nero, un paio di jeans strappati su un ginocchio e uno zaino.
«Ti rincorrevo da un po'! Non mi hai sentito?» spiegò, finalmente, quando gli passò il fiatone.

Amelia scosse la testa.
«Scusa ero immersa nei miei pensieri...» disse semplicemente la ragazza prendendo sotto braccio Newt.

«Ho pensato: perché non passare l'ultima notte insieme?» domandò retoricamente mentre si dirigevano a passo lento verso la vecchia casa.

Amelia sorrise e scosse la testa.
«La prima e ultima volta.» sottolineò Newt, sospirando.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora