Capitolo 30: Setta

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L'indomani, Amelia si svegliò nel suo letto: le sembrava un miracolo. Erano giorni che non dormiva così bene e profondamente.

Aprì gli occhi lentamente, cercò di stiracchiarsi sotto le coperte senza scoprirsi. Aveva avuto i brividi per tutta la notte anche se indossava il pigiama più pesante che possedeva.

Rivolse uno sguardo verso la finestra e notò dei piccoli fiocchi di neve che scendevano adagio per poi posarsi e creare un manto bianco uniforme.

Amava quel periodo dell'anno, anche se non era nella sua forma perfetta, ma qualsiasi cosa si trattasse del Natale la faceva riprendere.
Quando frequentava ancora la Hell High della cittadina, doveva attraversare tutto il paese in macchina e adorava guardare fuori dal finestrino ogni dettaglio: camini fumanti sul tetto di ogni casa, giardini decorati da mille cianfrusaglie a tema, bambini che si divertivano a giocare a palle di neve.

Si alzò con una gioia immensa che le attraversò tutto il corpo in un secondo.

«Sei pronta per uscire sulla neve?» esclamò riferendosi a Priscilla, che era totalmente indifferente alla voce della sua padroncina.

Dopo un bel bagno caldo, indossò un paio di leggins neri e una felpa rosa. Cercò di legare i capelli aiutandosi con un cerchietto dello stesso colore della maglia.

Quando scese al piano inferiore un profumo di biscotti le invase le sue narici, rendendola ancora più allegra.

«Buongiorno!» esordì entrando in cucina.

Sua zia era intenta a sfornare la teglia dal forno fumante.

«Ciao tesoro!» rispose sorridendo. Come sempre indossava un grembiule bianco su un vestito rosso che arrivava fin sopra le caviglie.

La ragazza si avvicinò ai dolcetti per prenderne uno, ma appena lo afferrò lo lasciò cadere per poi spezzarsi.

«Scotta!» sbraitò soffiando sulla sua mano.

Avevano un aria appetitosa: sembravano dei veri cookie che si possono tranquillamente comprare dal supermercato. Il loro profumo alla vaniglia avevano riempito tutta la stanza.

«Ho già preso gli scatoloni dalla soffitta.» informò la donna togliendo i guanti da cucina con tutte renne disegnate. «Quando Amos sarà pronto, possiamo iniziare ad addobbare!» esclamò battendo le mani davanti a sé.

Amelia iniziò ad aprire le scatole strapiene di decorazioni natalizie; si poteva trovare di tutto: festoni, miriade di lucine, palline colorate, statuine di Babbo Natale, candele profumate e campanelli da appendere.

Finalmente il ragazzo si alzò dal letto e dopo una mezz'ora abbondante, scese anche lui. Indossava un pigiama assai divertente: pantaloni verdi a righe e maglia rossa, sembrava quasi un elfo.

Iniziarono con l'albero di Natale, che avevano appena comprato e come da tradizione era bello fresco. Odorava di buono e di pino, proprio come quando andavi nel bosco fra gli abeti alti più di una trentina di metri.

Lo posizionarono in salotto, proprio accanto al camino di mattoni davanti al divano rustico. Arrivava quasi al soffitto ed era veramente colmo di rami. Iniziarono ad addobbarlo con le lucine tutte intorno, partendo dal basso fino verso l'altro. Poi toccò a dei nastri rossi larghi circa dieci centimetri con ricami fatti a mano che ritraevano fiocchi di neve, sempre con il filo rosso. Le palline, invece, erano di tutti i colori: blu, oro, bordeaux, verdi, chi più ne ha più ne metta. A loro non interessava se il risultato fosse disordinato, ma bastava l'amore nel farlo.
E per concludere, un enorme fiocco oro come puntale.

Intanto, Amos cercava di accendere il fuoco che dava un atmosfera più calda in sala. E tra un bisticcio e l'altro, riuscirono anche a posizionare le calze della Befana sul camino.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora