Capitolo 28: Sparizioni

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Uscì dal negozietto un po' stordita: aveva in mente solo e soltanto la storia della donna che le aveva appena raccontato. Rimase qualche minuto in piedi, con gli occhi puntati sulla strada, quando un campanile di una chiesa risuonò per tutto il quartiere, indicando che fosse arrivata ora di pranzo.

Le brontolò la pancia e pensò di entrare da Frappy's per prendere qualcosa al volo per poi tornare all'Accademia e cercare di studiare di nuovo.

Appena entrò, un profumo di patatine fritte la pervase immediatamente. Si avvicinò alla commessa per ordinare d'asporto, ma le cadde l'occhio su una capigliatura familiare.

«Hey!» si avvicinò a Pheobe e l'abbracciò da dietro, mentre lei era seduta sul divanetto che dava di spalle alla vetrata.

La ragazza sembrava leggermente più felice dell'ultima volta che si incontrarono. Amelia prese posto davanti a lei e si convinse di rimanere un po' a farle compagnia. Ordinò un panino e una porzione di patatine, che le arrivarono in un batter d'occhio.

«Senti, avevi idea che tuo padre sapesse dell'esistenza delle streghe?» esordì la giovane. Pheobe rimase a bocca aperta quando venne a sapere di quell'argomento.
«Ti andrebbe di partecipare alle ricerche degli omicidi? Magari puoi farci da tramite con tuo padre.» domandò alla riccia, che accettò immediatamente spiegando che amava i misteri.

«Come va a scuola? Newt?» chiese la mora, facendo finta di sorridere come se fosse una cosa che non le facesse male.

Le mancavano i mattoni della scuola, il rumore degli armadietti che sbattevano a tutte le ore, il cibo senza sapore della mensa, i bagni che puzzavano sempre di fumo. Le mancavano perfino le giornate che passava insieme a Chelsey a farle ripetizioni. Aveva una vita nuova che ripudiava, al momento. Voleva tornare alla sua vera normalità, ma sapeva che non poteva.

«Newt?» esclamò la riccia. «Newt non si fa vedere a scuola da un po'...» ammise la ragazza, bevendo dalla lattina di Cocacola.

La strega rimase stupita da quella notizia perché lui amava andare a scuola, amava studiare e passare le ore con il naso fra le pagine di un libro.

«Sta male?» domandò. Le sembrava la spiegazione più plausibile in quel momento. «Ha la febbre?» iniziò ad agitarsi sulla sedia.
La sua mente iniziò ad annebbiarsi e il suo corpo non riusciva a rispondere ai comandi, quasi da strozzarsi con la bevanda.

«Hey! Calma!» esordì Pheobe strattonandole il braccio che aveva allungato sul tavolino.
«Possiamo fare un salto a casa sua, se te la senti...» propose la ragazza. «Inoltre, Chelsey mi ha detto che ora sono coppia fissa...» informò la sua amica.

Amelia accettò subito, sentiva che qualcosa non andava in Newt e voleva scoprire cosa gli fosse successo. Ma divenne rossa in volto quando la giovane le aveva confidato del fidanzamento, quasi stava per mandare il ragazzo al diavolo, però era comunque preoccupata della sua scomparsa da scuola.

Durante il piccolo tragitto per arrivare a casa del suo ex, iniziò a chiedersi se fosse implicato anche lui nella storia degli omicidi perché amava una strega.

Il biondo abitava poco più lontano dalla casa di Pheobe ed era una casetta veramente graziosa. Un enorme giardino circondava l'abitazione ed era totalmente ricoperto da un erba verde, così verde che era evidente che fosse curata. La dimora era di un giallo canarino schiarito dal tempo e dalla luce del sole. Pareva molto piccola, forse per le grandi finestre che si trovavano accanto alla porta, con dei bellissimi vasi pieni di fiori invernali, coloravano il tutto.
Un piccolo sentiero di pietre levigate arrivava fino all'ingresso della casa.

Non era la prima volta che Amelia fece visita alla famiglia del ragazzo, ma l'ansia l'assaliva ogni volta che vedeva, soltanto in lontananza, la cassetta delle lettere.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora