Capitolo 25: Ignominiam

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Lasciò Noah nelle sue lacrime, che versava ancora per il suo amico e si diresse verso l'infermeria.

Premendo il tasto "2" sulla piccola tastierina, l'ascensore la portò in un corridoio che sembrava totalmente un altro edificio.

Le pareti erano di un verde acqua molto chiaro, non di legno, ma il muro sembrava stuccato. L'ambiente era molto luminoso. Delle poltrone bianche costeggiavano tutto il corridoio e accanto c'erano dei tavolini di vetro.
Le porte di legno erano scorrevoli e una targhetta nera era su di essa, che dava un tocco tenebro, aveva inciso i nomi delle persone che occupavano la stanza.

Attraversò tutta la corsia, leggendo tutti i cartellini fino ad arrivare alla stanza dove era stata portata Elaine.

Bussò, facendo rimbombare il suono per tutta la stanza, per poi aprire lentamente la porta e portò la testa fra la fessura.

La stanza era spoglia: arredata soltanto da un letto singolo completamente bianco, affianco un tavolino di legno dello stesso colore e un paio di sedie di plastica.
Un enorme finestra permetteva di osservare il panorama che si trovava fra i boschi.

La bionda era allungata sul letto, aveva entrambe le braccia a penzoloni e aveva una flebo con un liquido blu, attaccata al corpo con un ago.

Althea era seduta accanto a lei, dando le spalle ad Amelia e stringeva la mano a Elaine.
Era distrutta, aveva i capelli ancora di color blu scuro, il che faceva pensare.

La ragazza aveva gli occhi chiusi, sembrava che dormisse. Sul volto le ricadevano le sue lunghe ciocche di capelli, che alla luce del sole davano l'impressione di essere più chiare del solito.

«Salve...» sussurrò Amelia, chiudendo la porta delicatamente per non svegliare la sua amica.

La donna si irrigidì, come se stesse cercando di non mostrare il suo lato fragile. Lasciò la mano della sua figlioccia e si alzò in piedi sistemandosi i vestiti ancora sporchi.

«Amelia...» disse sorridendo freddamente, come se la presenza della strega fosse inopportuna.

«Come sta?» chiese, avvicinandosi alla donna che camminò, anche lei, verso di essa.

«L'abbiamo sedata. Purtroppo era l'unica soluzione...» si voltò a guardare il letto e una lacrima scese dai suoi occhi color ghiaccio.

«Mi potrebbe spiegare perché è successo questo?» indicò vagamente la bionda.

«Ha riottenuto i suoi poteri.» sospirò, pareva che quell'evento le pesasse molto.

Doveva esserne felice invece, no? Pensò.

«Le vennero tolti i poteri perché amava suo fratello; erano Ignominiam che vuol dire "obbrobrio".» sospirò giungendo le mani davanti a sé.

Amelia aggrottò la fronte, inclinando la testa: non aveva mai sentito un termine del genere in tutta la sua vita.

La donna lesse tra le righe l'espressioni della ragazza e spiegò cosa fossero.
«Ad esempio ci sono streghe che hanno inciuci con umani e viceversa. E questo, come ben sai, non può essere ammesso nella nostra società.» gesticolò nervosamente con le braccia, come se le pesasse quell'argomento.

«Come la professoressa...» pensò ad alta voce, ma non abbastanza da essere sentita dalla donna.

«Quindi tornando ad Elaine, credo che suo padre volesse aiutarla per vendicare la morte di Eliot...» alzò gli occhi e le dita verso il cielo, come se stesse ringraziando Dio di quel gesto. Fece fatica a pronunciare il nome del ragazzo, aveva come un grande blocco dentro.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora