Capitolo 16: Che gli è preso?

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«Allora, ragazza, non vuoi venire a presentarti alla classe?» chiese la donna facendo il giro della cattedra e sedersi su di essa.

Amelia si indicò con un dito e poi si alzò dalla sedia, rimanendo impigliata con i capelli.
Aveva già un ansia tremenda, le mancavano sono le figuracce davanti a tutti.

Fece qualche passo avanti per arrivare proprio accanto alla professoressa, che l'attendeva a braccia conserte e con un espressione di superiorità.

«Bene, presentati dai!» incitò, scendendo dalla cattedra e avvicinandosi a lei.

«Buongiorno a tutti... Em...» iniziò a dire la ragazza, cercando lo sguardo del suo amico Noah, che sorrise immediatamente per darle un poco di coraggio.
«Sono Amelia Zaira Baker e vengo da Helldale...» continuò.

Era evidentemente in difficoltà, non amava parlare di fronte a molte persone, soprattutto presentarsi. Era timida, molto timida e l'ansia le pervase tutto il corpo, come una scarica di tensione, o peggio, un fulmine.

«Dai. Una ragazza come te, non può dire soltanto questo!» esclamò aprendo le braccia sulla sua testa.

Amelia alzò le spalle, non sapeva che cosa dire, non aveva avuto una vita così movimentata o avvenimenti che l'abbiano così segnata.

«Va bene, sei un po' timidina. Torna al tuo posto...» disse indicando il banco vuoto.

Aveva fatto la sua prima figuraccia: rimanere muta davanti a tutti i ragazzi che la guardavano.
Di solito, nella sua vecchia scuola, era la prima a prendere iniziativa nella sua classe, si metteva sempre in mostra e non capiva, in quel momento, che cosa fosse successo.

«Non preoccuparti...» sussurrò Noah con un sorriso caloroso, allungando il braccio verso di lei per darle conforto.

«Allora mi presento io!» esclamò la donna sui tacchi, tornando a sedere, ma questa volta sulla sedia dietro la scrivania.

«Come ben sapete sono Amanda Lamb, la vostra insegnante di incantesimi. Ho 81 anni e me li porto bene, sinceramente...» esclamò ridendo, facendo capire la sua ironia.

«In questo corso, Amelia, imparerai a lanciare incantesimi senza l'aiuto di nessuna bacchetta o formula magica da urlare.» spiegò, prendendo dalla sua borsa un libro dalla copertina azzurra.

Scioccò le dita ed ecco che, anche su i banchi degli studenti, apparì questo libro.

La copertina era completamente di un azzurro chiaro con, inciso in alto di color oro, "Incantatem".
Quando la professoressa aprì la prima pagina, si aprirono anche tutti gli altri testi.

La lezione continuò, per altre due ore, in modo piacevole e scorrevole. Amelia adorava come la professoressa spiegava, era calma e la sua voce era dolce.

«Allora? Come ti sei trovata?» chiese Noah, appena la campanella risuonò in tutta l'Accademia.

«Bene. Ho capito qualcosa, ma non ho amato l'inizio della lezione.» disse alzandosi dal banco e sistemandosi il dolce vita.
«La sua presunzione e il modo altezzoso con cui mi ha trattata, mi ha mandata in confusione.» ammise infine, varcando la porta della classe con Noah alle sue spalle.

«Capisco... e per fortuna non sei neanche un ragazzo con gli ormoni a mille!» esclamò raggiungendola, facendo dei passi veloci.
«È una delle professoresse più belle della scuola.» ammise senza preoccuparsi che fosse nei paraggi. «E si dice...» si avvicinò al suo orecchio. «che abbia qualche inciucio con umani!» svelò, cercando di non farsi sentire.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora