Capitolo 35: Il cassonetto

21 10 8
                                    

Andava tutto per il verso giusto, anche l'anno nuovo era iniziato a meraviglia. L'amore era così intenso nell'aria, che chiunque la respirasse si sarebbe innamorato nel giro di pochi secondi. Sembrava tutto tornato alla normalità: le lezioni erano riprese tranquillamente all'Accademia e la professoressa Lamb fu sostituita da uno scorbutico mago che faceva finta di insegnare.

Era diventato così pesante seguire lo studio che divenne sempre più complicato per Amelia. Era impegnata fra gli incontri con il gruppo di ricerche, la scuola, il suo nuovo ragazzo e la famiglia. Riusciva ad aprire libro per una mezz'oretta al giorno all'incirca, perché Noah la andava a trovare quasi tutti i pomeriggi.
Inoltre, aveva ripreso in mano il rapporto con la sua amica Pheobe che aveva abbandonato da un po' e cercavano di incontrarsi più volte possibili durante la settimana.

Ma Amelia non sapeva cosa la sua amica le nascondesse, ovvero che si stava frequentando con suo cugino. Aveva paura del suo giudizio, visto che lei aveva fatto l'esatto opposto lasciando Newt.

Sembrava una giornata d'inverno come tante. La neve aveva smesso di scendere a fiocchi su Helldale, anche se le temperature restarono sotto zero. Un vento gelido accompagnava le passeggiate dei cittadini che erano ancora impegnati a fare spese nei piccoli negozi della città.

«Sei pronta?» urlò Pheobe dalla stanza di Amelia, mentre quest'ultima era rimasta chiusa in bagno da più di venti minuti.

La ragazza iniziava a spazientirsi, non amava aspettare così tanto. Era seduta sul letto e, in quell'arco di tempo, sbuffò più o meno dieci volte. Controllò il cellulare così tanto che le sembrò che il tempo non passasse mai.

«Un momento!» sbraitò la strega dall'altra parte della porta.

Qualche secondo dopo, uno scricchiolio anticipò l'uscita dell'amica dal bagno. Indossava un paio di jeans e un maglione nero con il collo alto e, ad ogni passo, le fibie degli stivali l'accompagnarono fino davanti la scrivania.

«Tutto qui?» la riccia balzò in piedi, incrociando le braccia al petto. «Credevo che saresti uscita con un abito da sposa!» esclamò esasperata.

«Ma se devo incontrare Noah, almeno fammi vestire decentemente!» esordì la mora, che alzò le braccia al cielo.

Pheobe scosse la testa. Non aveva voglia di litigare quel pomeriggio, anzi, non aveva voglia di litigare con la sua amica. Era l'unica giustificazione per incontrare Amos almeno per un secondo nei corridoi di quella vecchia casa.

Indossarono entrambe la giacca, visto che fuori era ancora pieno inverno. L'appuntamento era alle 16 davanti Frappy's, perché il ragazzo voleva conoscere il mondo umano e, insieme alla sua migliore amica, gli proposero un giro guidato per Helldale.

«Dove state andando?» esordì Amos entrando in camera di sua cugina. Si notò una nota di fastidio nella sua voce, come se fosse geloso.

«A te cosa interessa?» rispose a tono Amelia. Chiuse la giacca di piume di gallina sopra i suoi abiti.

«Magari vengo anche io!» fece spallucce e incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio. Pheobe abbozzò un sorriso, trattenendo la felicità che le si formò nel petto.

«Come vuoi.» disse fredda. «Ma offri tu!» iniziò a ridere, come per prenderlo in giro, ma lui accettava di tutto per stare con la sua amata. «Ho dimenticato il profumo.» informò allontanandosi verso il bagno.

Il ricercatore approfittò della mancanza della strega per baciare la sua amata. Le strinse le mani su i fianchi e la portò vicino a sé; le poggiò le labbra sulle sue, assaporando ogni centimetro come se fosse la prima volta.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora