Capitolo 31: Fuori dal passato

55 18 7
                                    

Amelia passò tutta la settimana in ansia per l'appuntamento di venerdì sera. Non riusciva ancora a realizzare che sarebbe uscita con il suo amico. I giorni passarono così velocemente, che quando arrivò venerdì pomeriggio, non se ne accorse nemmeno.

Entrò nel panico vedendo che l'ora decisa, arrivava pian piano; così iniziò a prepararsi. Non sapeva neanche da dove iniziare. Posò la borsa chiama oggetti sul letto, mentre Priscilla si leccava indisturbata sul davanzale della finestra.

Pensò a tutti gli outfit che poteva abbinare, ma non le veniva in mente nulla per via dell'ansia. Dopo dieci minuti abbondanti, optò per un semplice abito nero. Tolse i vestiti che indossava per la scuola e infilò le calze color carne. Sfilò dalla borsetta il vestito e lo indossò velocemente. Le stava tremendamente bene, le cadeva sui fianchi come se fosse stato cucito addosso a lei. Aveva le maniche lunghe e uno scollo a V che le arrivava fino al seno; voleva essere sexy, perché stuzzicare il ragazzo le faceva un certo effetto. Per finire, non mise i tacchi, ma i suoi stivaletti di pelle preferiti; stavano bene con qualsiasi cosa.
Si truccò a malapena; non amava riempirsi la faccia di fondotinta o quant'altro, voleva essere semplice e vera.

Aveva il cuore a mille, credeva quasi che le stesse per uscire dal petto. Ma non era un appuntamento, no? Pensò mille volte.

Uscì dalla stanza poco prima dell'orario stabilito e entrò in ascensore. Mentre premeva i tasti per andare da Noah, le tremavano le mani e la sua mente era talmente offuscata, che non ricordava la sequenza.

L'elevatore si mosse e più saliva di piani, più sentiva dentro di sé una specie di colpa. Si sentiva in colpa della sua felicità con un altro ragazzo che non sia Newt. Certo, lei provava ancora qualcosa verso il suo ex, non poteva dimenticarlo in un mese dopo tutto quello che avevano passato; ma era più forte di lei.

Quando arrivò davanti al portone color vino del suo compagno, sentì una scarica di adrenalina tutta sulla schiena. Diede tre colpetti sul legno e dopo qualche secondo, apparì lo stregone.

Amelia rimase ammaliata da come si era acconciato. Aveva i capelli a mo di ciuffo, una camicia bianca con aperti i primi bottoni e un paio di pantaloni neri. Le sorrise calorosamente, prima di invitarla ad entrare.

L'appartamento era diverso: un tavolo di legno scuro era apparso proprio dietro il divano di pelle. Sopra c'erano varie candele e un servizio di piatti molto raffinato. Non credeva che Noah fosse così elegante e romantico.

«Tra poco arriva la cena...» disse lui, accomodandosi sul sofà. Sembrava così tranquillo da fuori, ma in realtà avrebbe voglia di saltellare per tutta la stanza perché, finalmente, era riuscito a convincerla a uscire insieme.

La ragazza prese posto accanto al padrone di casa e, entrambi, sembravano alquanto imbarazzanti. Eppure si incontravano quasi tutti i giorni. Non sapevano come rompere il ghiaccio, anche se potevano parlare di tutto: scuola, magia, omicidi, mondo umano. Avevano una varietà immensa di argomenti, ma non ne cacciavano neanche uno.

Dopo una decina di minuti abbondanti, uno gnometto bussò alla porta con la loro cena. Noah andò a ritirare la busta con il loro cibo e la posò sul tavolo.

«Vieni, sono sicuro che ti piacerà!» informò, iniziando a scartate le scatoline.

La giovane lo raggiunse intorno alla tavola bandita. Un profumo di fritto usciva dalla busta e intuì che fosse qualcosa di buono.
Alette di pollo, patatine fritte, mozzarelline e due panini strapieni di roba.

«Dalla tavola elegante, pensavo che avessimo mangiato qualcosa di più raffinato!» esclamò ridendo, ma lei non vedeva l'ora di addentare quel panino.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora