Capitolo 7: Nel bosco

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Al nono rintocco dell'orologio a cucù che si trovava nel salotto, i due ragazzi guidati dalla piccola Priscilla uscirono dalla porta sul retro della vecchia casa.
Amelia portò con se una lampada a gas che accese con fatica quando lasciarono il giardino e si addentrarono fra i primi, altissimi, pini del bosco.

La notte era già calata, il vento passava fra i rami degli alberi e sembrava come se parlasse e sussurrasse parole per tenere compagnia ai due ragazzi.

«Ma quanto sono grandi questi alberi?» esordì Newt, guardando un tronco di un pino, che era più largo delle due braccia spalancate.
Amelia sorrise nel vedere Newt così sorpreso e curioso di conoscere il suo mondo.

«Sono magici...» spiegò avvicinandosi a lui.
«Proteggono le creature che vivono qui...» continuò abbassando la voce e guardando verso l'alto. «Basta non toccarli» chiarì.

Newt strinse la mano della sua ragazza continuando a osservare il grande tronco.
«Gli animali ci attaccherebbero, vero?» domandò lui indietreggiando di qualche passo come se avesse paura e Amelia annuì.

Ripresero a camminare e più si addentravano nel bosco più il silenzio calava.
Si sentivano solo i fruscii delle foglie, rametti calpestati, e da lontano si udiva lo scorrere di un ruscello.
I due ragazzi erano intimoriti e si sentivano osservati da piccoli occhietti di creature magiche che erano appollaiati su i grandi rami dei pini che li circondavano.
In realtà Amelia, non aveva la minima idea di che animali ci fossero lì e se fossero pericolosi o no, ma grazie a Priscilla non si sarebbe dovuta porre il problema.

«Ti capisco se vuoi tornare indietro...» si diresse verso il ragazzo che era intento a guardare le luci della casa da lontano.

Lui scosse la testa. «È l'ultima sera che posso starti così vicino.»

Strinse a se la ragazza, con un braccio, immergendo il viso fra i suoi capelli neri che profumavano di lavanda.
«Possiamo sempre vederci, a prendere un caffè, per esempio.» spiegò allontanandosi da lui e strinse a sé il cappotto di lana.

«Non sarà mai come prima...» sussurrò come se non volesse farsi sentire dalla ragazza che era a pochi metri da lui.

«Dobbiamo andare.» esordì Amelia. «Devo essere lì prima di mezzanotte.» si chinò per prendere la lampada che aveva poggiato su una roccia, accanto a un albero.

Newt per qualche secondo non si mosse, come se dovesse ancora comprendere quello che stava succedendo. «Meow!» miagolò la gattina, che si stava avvicinando a lui come per richiamarlo.

E fu così che continuarono a camminare nel buio per molto tempo servendosi della borsa chiama oggetti per il cibo, una coperta per Newt e alcuni fiammiferi per riaccendere la lampada che si spegneva per il forte vento.

Tutto sembrava identico, più si incamminavano e più credevano che stessero girando in tondo. Ma Amelia si fidava di Priscilla, perché aveva compiuto quel rito anche con sua madre quando era ancora piccola.

«Ma quindi, lei...» Disse Newt indicando la palla di pelo bianca «era già con tua madre, quanto tempo fa?» strinse la coperta e si avvicinò ad Amelia per coprire anche lei.

Amelia annuì con la testa «Credo cinquantacinque anni fa...»
rispose avvicinandosi a Newt per riscaldarsi.

«Mia madre era molto giovane quando conobbe il fratello di mia zia...» disse, portando lo sguardo in cielo di quel poco che si intravedeva fra gli alberi.
Fortunatamente era una sera abbastanza tranquilla senza cambi di meteo così travolgenti; faceva comunque freddo.

«Ma tua zia ha... centosessanta anni, o sbaglio?»domandò Newt portando lo sguardo sul volto di Amelia, che guardava ancora in cielo.

«Centosessantaquattro di preciso.» chiarì sorridendo al ragazzo e tornò a guardare davanti a sé.

Amelia e la porta dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora