Chapter forty-five

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⚠️ATTENZIONE⚠️
Questo è uno dei due capitoli che avevo momentaneamente rimosso durante la revisione. L'ho modificato, quindi vi invito a rileggerlo. Buona lettura! ❤️

Vengo svegliata dal suono del campanello. Infilo la testa sotto le lenzuola e provo a ritornare a dormire. Non ho nessuna voglia di alzarmi, aprirà Jack.

Dopo qualche minuto, però, lo sento di nuovo suonare.

«Perfetto, non c'è nessuno in casa» sbuffo.

Mi scosto le lenzuola da dosso e mi alzo, raggiungendo la porta di casa. Nel tragitto, pronuncio tutte le parolacce che conosco.

Il campanello suona ancora una volta e mi convinco sempre di più che la persona che c'è fuori dovrebbe seriamente preoccuparsi della sua incolumità. Vengo da una nottata devastante e avrei tanto bisogno di sfogare con qualcuno... o meglio, su qualcuno!

«ECCOMI, STO ARRIVANDO!» urlo, spazientita.

Apro la porta pronta a mostrare a chi mi ritroverò di fronte tutto il mio disprezzo per avermi costretto ad abbandonare il mio letto, ma resto senza parole non appena vedo un biondino con un mazzo di rose rosse.

«Buongiorno signorina» mi saluta cordialmente «Mi avevano detto che avrei fatto un po' di fatica a svegliarla, ma non pensavo che sarei rimasto fuori la porta per un quarto d'ora» sorride imbarazzato, porgendomi ciò che ha tra le mani.

«Sono per me?» domando stupita, spostando lo sguardo su di esse.

«Ehm... lei è la signorina Rebecca Pearson?» chiede, controllando su un foglio.

«Sì, sono io».

«Perfetto, allora sono per lei» annuisce.

«Oh... grazie» sussurro, accettando i fiori «Ma chi le ha mandate?»

«Un ragazzo, se non erro ci dovrebbe essere anche un bigliettino» mi informa «Ora devo proprio andare, le auguro una buona giornata!»

«Oh si certo, la ringrazio e mi scusi se l'ho fatta attendere tanto» gli sorrido mortificata.

«Nessun problema» mi fa un cenno con la mano e va via.

Chiudo la porta alle mie spalle, ispirando a pieni polmoni l'odore di queste meravigliose rose. Cerco il bigliettino, mentre mi dirigo verso la cucina per prendere un vaso. Le lascio sul tavolo, una volta individuato il cartoncino colorato.

Ho fatto una cazzata, ma ti spiegherò tutto se me lo permetterai! Travis.

Questo è tutto ciò che c'è scritto... ma cosa vuol dire?

Posiziono il vaso nel lavello, riempiendolo con un po' d'acqua e ci sistemo le rose all'interno. Lo metto sul tavolino in soggiorno e resto a fissarlo per qualche secondo, rigirando il bigliettino tra le mani.

Devo ammettere che Travis mi ha davvero sorpreso, non mi aspettavo un gesto del genere da parte sua. Allo stesso tempo, però, non ne capisco il motivo. Che senso ha organizzare una cosa del genere dopo quello che ci siamo detti ieri? Mi torturo nervosamente le labbra, cercando una spiegazione logica a tutto questo.

«Di qualsiasi cosa si tratti, ci penserò dopo una bella doccia!» esclamo, sperando che mi schiarisca un po' le idee e mi faccia sentire meglio. Stanotte ho pianto talmente tanto che ho un mal di testa atroce, per non parlare dei miei occhi poi. Sento che potrebbero esplodere da un momento all'altro per quanto sono gonfi.

Ho bisogno di metabolizzare ciò che è accaduto nelle ultime ore. Ieri dopo aver lasciato Travis da solo in quella stanza, sono andata via dalla festa e una volta tornata qui ho affogato i dispiaceri nel gelato a cioccolato che ho trovato nel freezer, per poi vomitare tutto dopo poco a causa dei sensi di colpa che non mi davano tregua. Non ho chiuso occhio tutta la notte, ripensando alla discussione avuta con Travis. Avrei tanto voluto averlo affianco a me per rifugiarmi tra le sue braccia, ma allo stesso tempo provavo talmente tanto odio nei suoi confronti che ho giurato a me stessa che mi sarei dimenticata di lui. Oggi il mio pensiero è lo stesso, ma a quanto pare, escluderlo dalla mia vita non sarà semplice come credevo.

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