Chapter forty-seven

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«Aspetta» esclama, sciogliendo l'intreccio delle nostre dita e allontanandosi da me.

«Dove vai?» chiedo, vedendolo correre verso il corridoio.

Non ottengo nessuna risposta e resto ad aspettarlo vicino la porta di casa. Ritorna dopo una manciata di secondi, con un lenzuolo tra le mani.

«E quello?» domando, indicandolo.

«Ci servirà» risponde, catturando di nuovo la mia mano tra la sua e avviandosi verso l'ascensore.

Arriviamo all'ultimo piano dell'edificio e proprio come l'ultima volta, raggiungiamo la porta di sicurezza che si trova alla fine del pianerottolo.

Una ventata di aria fredda si scontra con la mia pelle, non appena mettiamo piede sul terrazzo, causando piccoli brividi sul mio corpo. Di sera a Santa Monica, nonostante sia estate, tira sempre un leggero venticello. Travis si allontana nuovamente da me, proprio come poco fa, e mi avvicino al parapetto per ammirare ancora una volta il meraviglioso panorama che si vede da quassù, abbandonandomi ai ricordi.

«A cosa pensi?» sento chiedere a Travis alle mie spalle.

Si posiziona dietro di me, cingendo la mia vita con le sue braccia muscolose e riscaldando il mio corpo col suo. Percepisco il suo respiro sul mio orecchio e avverto delle scariche lungo la schiena, quando stringe di più la sua presa su di me.

«Penso che sono passati già due mesi da quando sono qui e la mia vita è completamente diversa da com'era prima» do voce ai miei pensieri «Non sono più la ragazza di quando sono partita da Seattle e non so se questo sia un bene o un male».

«Io penso che piano piano stia uscendo fuori la vera te» continua lui «Ti sei allontanata da un posto che ti ha tolto tanto, facendoti stare davvero male e ora hai la possibilità di aver un nuovo inizio e far andare le cose come vuoi tu».

«Sì, ma ho paura» confesso.

«Di cosa?» strofina il naso contro il mio collo, facendomi mancare il fiato.

«Di tutto Travis» la mia voce vacilla, a causa di ciò che il suo tocco sta provocando in me «Tra poco cominceranno i corsi, andrò a vivere al campus, conoscerò altra gente. Iniziare un qualcosa di nuovo mi mette sempre molta agitazione. Non amo i cambiamenti».

«Ci sarò io con te» capisco che il suo intento sia quello di tranquillizzarmi, ma queste sue parole non fanno altro che riaccendere la rabbia che provo nei suoi confronti.

«L'avevi già detto, ma mi hai abbandonata alla prima difficoltà» gli ricordo, con tono duro e deciso.

Provo a liberarmi dalla sua presa, ma me lo impedisce.

«Vieni, ora ti spiego tutto» afferra il mio polso, spingendomi a seguirlo verso il lenzuolo che ha posizionato sull'asfalto poco distante da noi.

«Sì, mi sa che ti conviene!» ribatto acida, mentre prende posto sul tessuto grigio.

Non sta facendo altro che rimandare la questione e la cosa sta iniziando ad irritarmi.

«Siediti» mi ordina, battendo la mano sul posto libero di fianco a lui.

«Non prendo ordini da te!» lo fulmino con lo sguardo, incrociando le braccia al petto.

«Vuoi delle spiegazioni si o no?» chiede, ricambiando l'occhiataccia.

«Bene, ma lo faremo secondo le mie condizioni» preciso, sedendomi dove mi aveva indicato «Io farò le domande e tu risponderai senza troppi giri di parole».

«Mi piace questa tua prepotenza» mi stuzzica, mordendosi il labbro inferiore.

Deglutisco, spostando immediatamente lo sguardo dalle sue labbra carnose, provando a calmare lo stormo di farfalle che svolazzano senza alcun ritegno nel mio stomaco.

Take me homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora