Chapter forty-three

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Due giorni.

Sono passati due lunghi e interminabili giorni dall'ultima volta che ho visto Travis. Ho provato a contattarlo in tutti i modi, ma ciò che ho ricevuto da lui è solo un insopportabile e straziante silenzio. Ho perso il conto delle telefonate e dei messaggi che hanno intasato il suo telefono a tutte le ore del giorno e della notte. Non si è mai degnato di rispondere. È scomparso nel momento in cui avevo più bisogno di lui e non riesco a capirne il motivo.

Vorrei poter dire che non sono più ricorsa a far del male a me stessa per placare il dolore che sento dentro di me, ma sarebbe un'enorme bugia. L'ho rifatto ancora, ancora e ancora. Ormai è un pensiero fisso e non so come liberarmene. Le persone di cui avrei più bisogno in questo momento mi hanno completamente esclusa dalle loro vite e mi sento così sola in questo momento. Al contrario, ho rifiutato tutte le chiamate di mia mamma e Sam, capirebbero subito che c'è qualcosa che non va e non ho bisogno di caricarmi delle loro preoccupazioni in questo momento. Ho, invece, scambiato qualche messaggio con Chloe ieri, per cercare di capire se sapesse dove si trovasse Travis e mi ha informato che stasera daranno una festa a casa di Michael e che quindi molto probabilmente lo troverò lì. Mi ha proposto di andarci e ho accettato. Ho bisogno di rivedere Travis e capire perché mi sta ignorando.

Mi rigiro nel letto, massaggiandomi le tempie per provare ad alleviare il terribile mal di testa che mi fa compagnia da giorni. Chloe dovrebbe arrivare a momenti e io sono in uno stato pietoso. Ci prepareremo qui per poi andare insieme al party.

Sbuffo non appena sento il campanello bussare. Mi alzo dal letto portando con me le lenzuola, avvolte disordinatamente attorno al mio corpo. Trascino i piedi sul pavimento, raggiungendo la porta di casa reggendomi a stento in piedi. Ho dolori in ogni parte del mio corpo e un senso di stanchezza nonostante sia stata perennemente a letto ultimamente.

Apro la porta di casa, lasciando entrare la mia amica.

«Mio Dio Becky!» esclama, non appena mi vede «Ma cosa è successo?» percepisco la preoccupazione nel suo sguardo.

Scrollo le spalle, ritornando nella mia camera. La sento seguirmi dietro di me, in attesa di una risposta.

«Ti ho già raccontato tutto» dico.

In realtà non le ho raccontato proprio tutto. Le ho semplicemente detto che non mi sono fatta più sentire perché mi è venuta a trovare la mia migliore amica da Seattle e contemporaneamente Jack ha scoperto di me e Travis e che quindi ho avuto bisogno di qualche giorno per metabolizzare il tutto e capire cosa fare. Le ho nascosto di Louis e di questa mia vecchia dipendenza che è tornata come un uragano nella mia vita, facendole un breve riassunto di tutto il resto.

«Da quanto non ti lavi?» chiede, storcendo il naso per la puzza che c'è nella mia stanza «Ma soprattutto, da quando non fai passare un po' d'aria qui dentro?» continua, dirigendosi verso la finestra.

La apre, lasciando entrare la luce, accompagnata da un leggero venticello.

Mi copro gli occhi infastidita, stringendomi di più nelle lenzuola.

«Vorrei avere la bacchetta magica in questo momento per poter dare una sistemata alla tua stanza, ma soprattutto a te» si guarda in giro avvilita.

«Non è così tragico come pensi» mi siedo sul letto, rivolgendole uno sguardo scocciato.

«Fidati, lo è» risponde, scrutandomi dall'alto «Cosa ti succede Becky? Sei diversa, i tuoi occhi sono... spenti» si avvicina, prendendo posto accanto a me.

«Non è un buon momento, tutto qua» provo a giustificarmi.

Abbasso lo sguardo per non incontrare i suoi occhi. Sono talmente vulnerabile in questo momento che potrei raccontarle tutto se continua a guardarmi così ancora per molto e non è assolutamente quello che voglio.

Take me homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora