3.

1.1K 46 19
                                    

I just caught the wave in your eyes

Sara Pov

Una volta uscita dalla doccia e vestita per la giornata chiamai mio fratello che mi comunicò che l'appuntamento con l'editore si sarebbe tenuto nella sede subordinata un'ora dopo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Una volta uscita dalla doccia e vestita per la giornata chiamai mio fratello che mi comunicò che l'appuntamento con l'editore si sarebbe tenuto nella sede subordinata un'ora dopo. Quindi dopo aver divorato una brioche integrale e aver ingurgitato una spremuta io e Dylan uscimmo dal nostro  appartamento. 

Amavo come quelle parole suonavano.

Quell'appartamento era molto più di un semplice luogo dove vivere. Era la promessa di un futuro insieme che stava riuscendo  alla perfezione.
Stavamo insieme da quasi due anni e mezzo e la nostra relazione non faceva che fortificarsi. Ci eravamo promessi che non ci sarebbero stati segreti tra noi e che ogni piccola parte del nostro passato sarebbe stata nota ad entrambi.
Dylan conosceva il mio burrascoso passato, sapeva della mia dipendenza dall'alcol, della mia insana ricerca della relazione perfetta e sapeva anche che l'artefice di tutto questo caos che avevo nella testa quando lo avevo conosciuto, era mia madre. La donna che non vedevo da anni. La donna che mi aveva abbandonata e che aveva instillato dentro di me il cinismo.
L'amore non aveva senso e i soldi si. Fortunatamente Dylan mi aveva salvata da quella vita che, ironia della sorte, nonostante i soldi sarebbe stata più che misera.

"Ti amo." Sibilò lui sporgendosi verso il mio sedile tenendo ancora le mani sul volante. Quelle mani.
"Anche io." Risposi avvicinandomi sempre di più affinché le nostre labbra si toccassero. Entrambi chiudemmo gli occhi beandoci di quel contatto che mi avrebbe dato la forza di cui avevo bisogno per affrontare il colloquio.
Dopo essermi laureata, il mio sogno più grande era quello di lavorare  nell'editoria e forse quel sogno stava diventando sempre più palpabile, sempre più reale. Avrei solo voluto condividere le emozioni che stavo provando con Lea e con Newt. Dylan era perfetto e rappresentava l'emblema del fidanzato ideale, ma a volte sentivo la mancanza di potermi confidare con un amico. Certo, Newt mi chiamava ma si faceva sentire sempre meno a causa del suo lavoro e di quanto lo impegnasse. Lo stesso valeva per Lea e dal fatto che quando non era impegnata con il lavoro era Allison ad incasinarle la testa. Mi mancavano anche Julia e la sua generosità, ma aveva deciso di andarsene via il più possibile, in New Jersey per ricominciare una vita senza Lea.
Chissà dove sarei stata io se non avessi incontrato Dylan, se non si fosse innamorato di me, se io non mi fossi innamorata di lui. Chissà dove sarei. Chissà se ci sarebbe anche Tyler con me. Tyler. Quel miserabile idiota. Scossi la testa allontanando quei pensieri, focalizzandomi sul volto di Dylan dove trovai  un cipiglio.
"Tutto bene?"
"Sto benissimo." Sorrisi rassicurandolo.
"Vedrai che andrà tutto bene, in bocca al lupo, piccola." Sorrise portandosi i ray-ban neri sui capelli spettinati. Sentii un nodo allo stomaco.
"Dillo ancora." Mi morsi il labbro delicatamente.
"Che andrà tutto bene.." Sogghignò.
"Non questo." Scossi il capo.
"In bocca al lupo." Ripetè di nuovo. Sorrisi e lui si avvicinò al mio orecchio sussurrando quello che davvero volevo sentire, lasciando correre un brivido lungo tutta la schiena.

"Piccola."

Non dissi niente, mi limitai a guardarlo. Anche indossando solo una maglietta scura e dei pantaloni beige, anche con i capelli spettinati e le borse sotto agli occhi riusciva ad essere bellissimo. E quello che lo rendeva ancora più bello erano tre aggettivi: semplice, umile e onesto.
E non potevo amarlo più di così.
Gli sollevai la mano dal cambio e me la portai sulla guancia, inclinai la testa appoggiandomi sul suo palmo. Lui sorrise e mi lasciò un timido bacio sulla fronte. Il bacio di cui avevo bisogno per affrontare quel benedetto colloquio.

La sede centrale di questo posto non era esattamente come mi ero immaginata. Sembrava una vecchia libreria. Libri e saggi erano disposti su alcuni scaffali in maniera ordinata e, passando in mezzo a essi, raggiunsi un ascensore che mi avrebbe portato direttamente negli uffici.
Una volta che la porta dell'ascensore si aprì mi ritrovai di fronte ad un enorme spazio diviso in piccoli cubicoli che presunsi essere gli uffici dei dipendenti. Mi guardai intorno trovando persone intente nel lavoro lavoro di editoria al computer; alcuni di loro assaporavano caffè dalle loro tazze, mentre altri assaggiavano ciambelle colorate
sempre senza staccare i volti dal loro operato.

"Lei è mia sorella, Sara Martin." Sentii la voce di Daniel riportarmi con i piedi per terra. Accanto a lui un uomo sulla cinquantina che indossava pantaloni classici e una camicia bianca. La trasparenza del tessuto metteva in risalto il tatuaggio che aveva sull'avambraccio. Il che mi fece pensare a quanto amassi i tatuaggi ma anche al fatto che mia madre e Tyler mi avessero sempre impedito di farne uno.

"Signorina Martin, sono Louis Smith, il direttore di questa editoria." Sorrise l'uomo allungando la mano nella mia direzione. La strinsi e non nascosi la mia timidezza.
"Non essere timida mia cara, Daniel mi ha parlato tanto di te e mi ha raccontato di quanto tu sia passionale e quanto talento tu abbia. È esattamente quello di cui abbiamo bisogno alla Smith Editor." Dopo una serie di chiacchiere riguardo al motivo che mi aveva spinto a lavorare nel campo dell'editoria, allungò il braccio verso sinistra indicandomi quale sarebbe stato il mio ufficio se avessi accettato il lavoro.

"Signor Smith-"
"Oh cara, ti prego solo Louis." Sorrise l'uomo incoraggiante.
"Mi scusi signor- Louis, lei mi sta dicendo che ho avuto il posto?" Chiesi con entusiasmo e sorpresa. Ero felice, ma anche sbalordita dal fatto che fosse bastato così poco per ottenere il posto di lavoro che volevo da una vita. Certo, forse il fatto che mio fratello avesse lavorato per la stessa Editoria era stato un incentivo ma ad ogni modo ne rimasi sorpresa.
"Signorina Marti-"
"Solo Sara va bene." Sorrisi timida.
"Sara." Disse sorridendo. "Abbiamo bisogno di persone dotate e passionali come lei. Sarà affiancata ad uno dei migliori ragazzi qui,  molto professionale e intelligente che la aiuterà a capire le fasi del lavoro che le sto offrendo. Spero solo che accetterà."
Lo guardai per un istante, passando lo sguardo da lui a mio fratello che stava guardando nella nostra direzione da lontano sorseggiando del caffè, agli uffici vetrati portando nuovamente lo sguardo sul signor Smith e sorrisi.

"Non vedo l'ora di iniziare

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Non vedo l'ora di iniziare."

Unconditionally || Dylan O'Brien || [2] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora