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Dylan POV
They tell me to forget but I don't want to
-Freya Ridings

Dylan POV They tell me to forget but I don't want to -Freya Ridings

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Il resto della mattina proseguì piuttosto velocemente. E ricordo solo dei flash. Ricordo che strinsi Sara tra le braccia e che la rassicurai che sarebbe andato tutto bene, ricordo la sua espressione piena di timore e di rabbia quando suo fratello la lasciò al piano di sotto cercando di farle metabolizzare quanto le aveva appena detto. Ricordo quando mi offrii di riportarla a casa di Harry, il ragazzo che insieme a sua madre, l'aveva messa al corrente di tutto e che l'aveva aiutata con il funerale. A quanto pare quella sera aveva passato la notte a casa sua e mi sentii sollevato dal fatto che non fosse stata con Thomas, anche se sapevo che prima o poi avrei dovuto scusarmi. Quello sarebbe stato il primo passo verso la costruzione della versione migliore di me. Contattai Newt e Lea che rimasero affranti dalla notizia. Purtroppo nessuno dei due riuscí a partecipare al funerale, a causa delle tempistiche, ma Sara non lo fece pesare. Mentre guidavo ricordo come mi disse che il funerale serviva più a lei per dire addio alla donna che l'aveva partorita e cresciuta. Ricordo come poggiai la mia mano sulla sua coscia e come non la scostò. Sorrisi perché era un tacito modo per dirmi che era contenta di avermi vicino.
"Ci vediamo là." Le feci un mezzo sorriso di conforto prima che mi facesse un cenno e uscisse dalla macchina. Ci voleva pazienza ed era esattamente quello che le avrei dato.

Mi guardai allo specchio e guardando l'abito scuro mi ritrovai a pensare che era la seconda volta che lo indossavo. Quando morì Scott partecipai pur avendo la febbre perché sentivo il bisogno di dirgli addio, di chiedergli tacitamente di perdonarmi. C'erano tutti. Quelle teste calde che furono in qualche modo colpevoli comprese. Anni dopo mi ritrovavo ad indossare quello stupido abito scuro per piangere l'assente madre di Sara. Le prime file erano occupate da un ragazzo con i capelli ricci e una donna dai capelli neri che si sedettero accanto a Sara. Il ragazzo riccio le stava stringendo la mano per confortarla e non potei fare a meno di pensare che se non fossi stato un coglione potevo esserci io a darle il conforto di cui aveva bisogno. Vidi arrivare Daniel accanto a lei con gli occhi lucidi e ricordo perfettamente come il suo vestito nero le cadde lungo i fianchi quando si alzò per nascondere il suo viso nell'incavo del suo collo. Fui contento perché d'altra parte era l'unico membro della famiglia che aveva. Ripensai alle parole di Daniel e a come avesse ragione sul fatto che Sara lasciasse un segno. Tutti sembravano volerle  bene ed era un peccato che non se ne accorgesse. Riusciva a portare il sole nella vita delle persone e quello era una delle sue più grandi doti. Sentii una presenza alla mia destra e voltandomi trovai Tom in piedi nel suo vestito scuro. Mi irrigidii ma solo per un'istante.
"Cosa ci fai qui?"

"So che non ti vado a genio, ma io tengo a Sara

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"So che non ti vado a genio, ma io tengo a Sara. Non conoscevo questa donna, ma voglio che sappia che non è sola." Rispose sincero, lo zigomo ancora gonfio e leggermente violaceo. Deve aver fatto male.
"Mi dispiace davvero per il tuo amico, ero serio. Quei ragazzi erano miei amici, sapevi che non c'entravo niente proprio come non c'entravi niente tu." Indugiò un momento prima di proseguire e guardare Sara dall'ultima fila. "Sei davvero fortunato, prenditi cura di lei perché se lo merita. Tutti si meritano il lieto fine." Sorrise mostrando le fossette. I suoi occhi verdi erano sinceri.
"Beh.." inizio leggermente a disagio. "Lo terrò a mente." Lo guardai indicandolo con l'indice. "Scusami, davvero non so cosa mi sia preso. Non volevo."
"Lo volevi." Ridacchio. Ha ragione. "Ma non importa. Non immagino nemmeno quanto possa esser doloroso perdere un amico, forse avrei fatto lo stesso." Sorrise posando una mano sul suo petto. Feci un mezzo sorriso in risposta e mi sentii all'improvviso molto più leggero e molto più vicino a lei di quanto non lo fossi in realtà. La osservai posare una rosa sopra la bara in mogano della madre, guardavo i suoi occhi spengersi ogni volta che qualcuno pronunciava il nome della donna che non aveva avuto modo di conoscere a fondo.
Samantha.
Vidi il suo sguardo riempirsi di rimorsi e rimpianti e non c'era niente che volessi di più che attraversare la piccola e modesta chiesa per stringerla tra le mie braccia. Chissà come avrebbe reagito.
Invece continuai ad osservare il riccio che intuii essere Harry sorriderle e tranquillizzarla, stringerle le mano e trattenersi a malapena. D'un tratto sentii gli occhi di Sara su di me, mi stava guardando con quegli occhi marroni che avevo imparato ad amare, lucidi.

Va da lei.

La mia voce interiore cercava di dirmi ma qualcosa mi bloccò e probabilmente fu la mia codardia.

Unconditionally || Dylan O'Brien || [2] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora