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Sara POV

Una delle cose più tristi di quel funerale fu sentir parlare di mia madre come un'anima gentile, una donna forte e una madre passionale

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Una delle cose più tristi di quel funerale fu sentir parlare di mia madre come un'anima gentile, una donna forte e una madre passionale. L'ironia era che persone che non avevo mai visto, a parte una cerchia ristretta, la conoscessero più di me. Io non ho mai conosciuto Samantha Lodge. Ho avuto modo di conoscere una delle sue tante sfaccettature, quella con cui sono entrata in competizione. Non mettevo in dubbio che fosse una brava e rispettabile persona, mettevo in dubbio il suo ruolo di madre. Quando Harry mi raccontò la storia tra mia madre e suo padre non volevo crederci. Non riuscivo ad immaginare mia madre innamorata di qualcuno e questo mi faceva vergognare un po' non di lei, ma di me stessa perché avevo rischiato di diventare il suo clone prima di conoscere Dylan. Mi voltai per guardarlo, sperando che i miei occhi gli comunicassero quanto lo volevo vicino in quell'istante. Giurai di averlo visto muovere, ma probabilmente me lo immaginai. Mi voltai e guardai Harry regalandogli un sorriso. Lui ricambió ma non potei fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello avere il moro dagli occhi nocciola accanto a me.

"Condoglianze tesoro, sai che per qualsiasi cosa siamo qua." Intervenne Anne con un sorriso. Annuii e lo stesso fece Daniel.
"Lo sai, vale anche per me. Se tu avessi bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono." Dylan si era unito alla conversazione, teneva le mani in tasca e solo io capii che quel gesto era dovuto al suo imbarazzo e non alla sua caparbietà. Accanto a lui vidi Tom che mi sorrise e mi fece le condoglianze. Guardai confusa i due che sorrisero e mi assicurarono che le cose erano apposto e riuscii a sorridere perché ero riuscita a liberarmi di un grosso peso. Sapevo che Dylan non fosse una persona cattiva e sapevo anche quanto soffrisse per la morte di Scott nonostante fossero passati tanti anni. In quel momento non potevo essere più fiera di lui e lo sapeva perché il suo sorriso era luminoso esattamente come i suoi occhi quando ridusse la distanza tra noi e mi strinse tra le braccia alzandomi leggermente da terra e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Sentivo il profumo della sua colonia e chiusi gli occhi beandomi di un contatto che mi faceva bene.

"Sara, noi andiamo." Sorrise Harry interrompendo me e Dylan.
"Grazie di esser venuto." Feci un mezzo sorriso. "Grazie di tutto" mi corressi e lo abbracciai per qualche secondo prima di passare lo sguardo da lui a Dylan.
"Harry lui è Dylan, Dylan, Harry." I due si guardarono per qualche istante prima di stringersi la mano.
"È un piacere." Sorrise Dylan scuotendo la mano di Harry.
"Piacere mio." Sorrise a sua volta. "Ah Sara?" Mugolai in risposta. "Ti va di fare colazione domani?" Sorrisi e annuii. "Non scappare a New York di nuovo senza avvisare." Ridacchiò ed io lo colpii sulla spalla. Notai che la mascella di Dylan si stava contraendo, ma la sua gelosia mi fece piacere. Quando Harry ci lasciò soli lo guardai e sul viso mi affiorò un sorrisetto. Mi prese per mano e mi scortò verso la sua Audi. Dopo quello che mi sembrò un'eternità sarei tornata a casa.

"Grazie." Dissi semplicemente.
"Grazie? E di cosa?" Chiese stringendosi nelle spalle.
"Di essere qui." Guardai in basso e lui in tutta risposta mise due dita sotto il mio mento spingendomi a guardarlo.
"Non esiste un posto in cui vorrei essere senza di te." Posò le sue mani sui miei fianchi e mi attirò a se. Lo guardai e notai qualcosa a cui non avevo fatto caso nei due giorni precedenti.
"Hai la barba. Da quando porti la barba?" Constatai accarezzandogli le guance.
"Perspicace." Mi schernì lui prima di lasciare un bacio sulla mia fronte. "Da quando non ho avuto il tempo di farmela." Ridacchiò compiaciuto.
"Potresti tenerla, sai?" Mi morsi il labbro delicatamente. Mugolò in risposta avvicinandosi sempre di più fino a trovarsi a pochi centimetri dalle mie labbra. Mi prese la mano e me la portò sulla guancia ruvida. Mi misi in punta di piedi e lo baciai assaporando ogni centimetro della sua bocca fino a dimenticarmi dei miei problemi.

Gli poggiai le gambe in grembo mentre lui le accarezzava dolcemente. Per un momento mi sembrava assorto tra i suoi pensieri.
"Qualcosa non va?"
"Come?"
"A cosa stai pensando?"
Mi portò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. "A quanta strada abbiamo fatto insieme."
"Ne sei sorpreso?"
"Si, a dire il vero." Posò la testa sopra la mia. "Ma, ne sono anche felice." E lasciò un delicato bacio sopra i miei capelli. Mi prese il viso tra le mani e si avvicinò a me fino a baciarmi con fervore e ansimare contro le mie labbra quanto mi volesse. Sentirlo ansimare non fece che aumentare la mia eccitazione. Lo presi per il colletto della camicia e lo tirai verso il letto. Mi lasciò una serie di baci sopra gli occhi, sulle guance, sugli zigomi, sulle labbra e sul collo. Quando si sfilò la camicia capii che non desideravo altro. Nonostante la voragine nel petto, sentivo che lui sarebbe stato colui in grado di colmarla. Lui mi avrebbe curata, lui mi avrebbe salvata. Lui che inaspettatamente entrò nella mia vita per rendermi una persona migliore, per rendermi la persona che sono oggi.

Unconditionally || Dylan O'Brien || [2] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora