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Nothing makes you hurt
like hurtin' who you love
-Louis Tomlinson

L'indomani il signor Smith mi guidò lungo quei corridoi presentandomi alla meglio i miei futuri colleghi di lavoro. Mi rassicurò del fatto che con il tempo avrei avuto modo di conoscere tutti e di entrare in sintonia con la maggior parte. D'altra parte in ogni posto di lavoro che si rispetti non tutti i dipendenti potevano andare d'accordo.

Ci ritrovammo di fronte alla porta di un piccolo ufficio che si trovava vicinissimo alla grande finestra che aveva la vista sullo skyline della città

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Ci ritrovammo di fronte alla porta di un piccolo ufficio che si trovava vicinissimo alla grande finestra che aveva la vista sullo skyline della città. Non avevo mai desiderato di vivere in un posto diverso da quello. Los Angeles è pura magia.

I miei pensieri vennero destati dal signor Smith che bussó alla porta.

"Avanti" Si udì una voce dall'interno dell'ufficio sulla cui porta vi era il nome T. Scott. Non appena il capo entrò dentro, lo seguii e mi ritrovai all'interno di un ufficio piccolo, ma accogliente. Le pareti erano di un giallo pallido visibile appena. Nell'angolo destro vicino alla porta, si trovava un girasole mentre sulla scrivania si potevano notare dei libri e un computer portatile. Si sentiva odore di incenso.
Q
"Tom, lei è Sara. È la nostra nuova recluta e sarai tu a spiegarle tutti i trucchi del mestiere." Sorrise Louis guardando prima me, poi il ragazzo che avevo di fronte.
Era leggermente più basso di Dylan. Aveva i capelli castani tirati leggermente indietro con il gel e gli occhi di un castano intenso. Le labbra sottili e rosee si erano increspate in un sorriso che creò due fossette ai lati delle labbra.Stava indossando un maglione rosso con dei disegni astratti neri, dei pantaloni scuri e delle scarpe di pelle lucida nere.

"Bu-buongiorno signor Scott." Balbettai.
Brava, bell'idea. 'Signor Scott?' Ridicola.
Il ragazzo sorrise portandosi una mano sul petto per poi allungarla nella mia direzione in modo che la stringessi. Non appena toccò la mia mano la girò, portandosi il dorso alle labbra. Non era assolutamente usuale trovare qualcuno che nel ventunesimo secolo faceva il baciamano. Eppure forse la galanteria non era andata del tutto a farsi benedire. Nonostante questo, mi sentii leggermente a disagio.

"Solo Tom, o Thomas. Come preferisci. Siamo coetanei e da cinque secondi pure colleghi, non sono il tuo capo, Sara." Sorrise mostrando il suo sorriso impeccabile.

"Bene, allora. Lavorerete insieme alla stesura del nuovo romanzo che ci è arrivato da analizzare questa mattina. Lascerete il manoscritto sul tavolo alla fine della settimana." Louis si passò una mano tra i capelli prima di dirigersi verso la porta. Si voltò nuovamente sorridendo. "Benvenuta a bordo, Sara." E uscì dalla porta lasciandomi insieme a Thomas.

—"Quale sarebbe esattamente quello che dobbiamo fare?" Chiesi confusa guardandomi intorno

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"Quale sarebbe esattamente quello che dobbiamo fare?" Chiesi confusa guardandomi intorno.

"Intanto puoi sederti e rilassarti. Ti spiegherò tutto passo passo, d'accordo?" Annuii. "Benissimo."

Iniziò a dare un'occhiata generale al manoscritto che aveva tra le mani

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Iniziò a dare un'occhiata generale al manoscritto che aveva tra le mani. Sfogliò le pagine e i suoi occhi scrutavano velocemente le pagine cercando famelico qualcosa.
"Cosa-"
"Sto cercando di capire se il romanzo è minimamente interessante. Se qualcuno sprecherebbe del tempo leggendolo." Sorrise lanciandomi un'occhiata prima di continuare la lettura.
"E il verdetto è?"
"Che forse un milione di storie seguono tutte la stessa scaletta." Sorrise. Un sorriso sincero che non voleva ne schernire ne compiacere. Sembrava sincero.

"Cioè?" Chiesi curiosa avvicinandomi per dare un'occhiata.

"Ragazza acqua e sapone si innamora di un tipo misterioso che la cambia trasformandola in una macchina del sesso ma anche lei cambia lui perché alla fine si amano e si sposano e hanno tanti figli punto." Recitò tutto senza pause, in maniera meccanica come a precisare quello a cui aveva pensato. Ridacchiai coprendomi la bocca con la mano e lui rise insieme a me mettendo da parte il romanzo.

"Quindi il nostro lavoro consiste nel leggere e capire se le persone leggerebbero o meno quello che qualcun altro ha scritto? Sul serio?" Lui annuí. "Ma non è come dire." Mi fermai in cerca della giusta parola da utilizzare.
"Superficiale?" Finí lui per me e stavolta fui io ad annuire.

"Secondo me chi scrive ha una storia da raccontare e qualsiasi storia merita di essere letta." Risposi sincera. Lo pensavo veramente. La scrittura è una forma di espressione come il disegno o la musica. Non ti sogneresti mai di dire 'questo dipinto non merita l'attenzione di un pubblico' eppure esistono persone, come me, che filtrano le forme d'arte. Tom mi stava guardando tenendo il pugno chiuso sotto al mento come se mi stesse studiando. Un po' mi imbarazzò, specie poco dopo.

"Qual è la tua?" Chiese all'improvviso.
"Come?" Chiesi scuotendo la testa.
"Qual è la tua storia?"
Arrossii violentemente. Non mi andava di condividere delle informazioni così intime con una persona che avevo appena conosciuto. E non lo avrei fatto. Rimasi in silenzio e lui scosse la testa. "Scusami, io- non so cosa mi sia preso. Torniamo al romanzo, ti va?" Ed annuii di nuovo lanciandogli un sorriso finto. Non volevo raccontargli niente, anche se nel momento in cui la parola 'storia' uscì dalle sue labbra non potei far altro che ripercorrere la mia miserabile vita vuota. Da mia madre, alla vodka che mi scendeva lungo la gola secca, a Tyler. Una vita distruttiva.

Che tanto vuota e miserabile non era più grazie ad un paio di occhi color nocciola. Gli occhi del ragazzo che mi aveva salvata.

Ciao! Cosa ne pensate? Nel prossimo capitolo scopriremo che faccia ha il nostro Tom

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Ciao! Cosa ne pensate?
Nel prossimo capitolo scopriremo che faccia ha il nostro Tom. A chi avete pensato?
Siete rimasti contenti del face claim di Louis Tomlinson? Ve lo aspettavate?
Un abbraccio forte.

S

Unconditionally || Dylan O'Brien || [2] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora