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You loved me when I was
Unstable
-Justin Bieber

Non ricordo esattamente l'esatto istante ma sentii il mondo crollarmi addosso. In meno di otto ore ogni mia certezza lasciò spazio al dolore e ad un futuro incerto. Mi sentivo spezzata.
La verità su mia madre, Dylan, il suo atteggiamento violento e distaccato, Tom e il suo bacio. Se ventiquattr'ore prima ero una ragazza nuova e con un futuro avvincente creato sulle mie forze, amando un ragazzo che mi amava, in quell'esatto istante non sapevo più nemmeno quale fosse il mio nome.

Harry se ne accorse.

Potevo vederlo dai suoi occhi smeraldo che si scurivano ogni volta che pronunciava il mio nome per portarmi alla realtà. Potevo vederlo dal modo in cui i muscoli delle braccia si contraevano ogni volta che si passava una mano tra i capelli cercando di calmarsi e di prendere in mano la situazione. Era sempre stato così e in quel momento si stava imponendo di darmi una mano. Il tempo sembrò rallentare quando sentii due braccia stringermi contro il petto. Alzai gli occhi giusto il tempo di capire chi fosse quella presenza che mi stava tenendo e mantenendo in modo che non mi sbriciolassi ulteriormente. Dovevo immaginarlo. Annie era accanto a me.

Annie, grazie all'aiuto di suo figlio,  riuscí a farmi alzare e trascinarmi di sopra nella camera che riconobbi essere di Harry:  avevo passato alcuni dei momenti più felici della mia vita lì dentro, ma me ne ero dimenticata fino a quel momento

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Annie, grazie all'aiuto di suo figlio,  riuscí a farmi alzare e trascinarmi di sopra nella camera che riconobbi essere di Harry:  avevo passato alcuni dei momenti più felici della mia vita lì dentro, ma me ne ero dimenticata fino a quel momento. Mi ero dimenticata quanto bene volessi alla famiglia Johnson, mi ero dimenticata il conforto del mio migliore amico, quando mi pregava assieme a Newt di non buttare via la mia vita nell'alcol. Mi ero dimenticata quasi tutto tranne la sensazione piacevole della vodka che mi scendeva lungo la gola e in quel momento, ne sentivo il bisogno più che mai.

"Andrà tutto bene, Sara. Te lo prometto. Se ti è successo quello che ti è successo è perché puoi affrontarlo. Quando tocchi il fondo non puoi che risalire."

Io non volevo risalire. Volevo andare sempre più giù senza trascinare nessuno nel mio buco nero. Vidi disperazione negli occhi verdi del ragazzo dagli occhi chiari. Senza rispondere feci cenno di si, non avevo le forze di parlare ma glielo dovevo dopo tutto quello che stava facendo per me. Sentii Annie accarezzarmi i capelli castani mentre entrambi mi aiutarono ad appoggiare la testa al cuscino. Guardai verso la finestra e cercai di capire che ore fossero, se Dylan avesse provato a chiamarmi,  ma fui accolta dal mal di testa, oltre che dal mal di stomaco che mi stava ricordando che avessi saltato la cena.

"Devo parlare con Daniel." Dissi debolmente cercando di tirarmi su dal letto, quando Annie mi spinse giú delicatamente.
"Credo che possa aspettare, adesso devi riposare tesoro." Tesoro. Le parole di conforto non facevano che trasformarsi in proiettili pronti a essere sparati per ricordarmi come mia madre fosse morta senza essersi comportata come tale per tutta la vita. Chiusi gli occhi sperando che la voragine dentro di me non diventasse più profonda al mattino. Non volevo diventare come lei.

Quando Harry entrò nella mia camera mi trovò rannicchiata sul suo letto, le ginocchia strinte al petto tremante. Avevo bisogno di qualcosa, ma nemmeno io sapevo esattamente cosa. Volevo stare sola, ma allo stesso tempo odiavo la solitudine. Volevo aver avuto modo di conoscere mia madre, ma volevo anche che non fosse morta per poter continuare a ignorarla come avevo fatto in quell'ultimo periodo.
Harry si precipitò vicino a me. Furono le urla a svegliarlo. Le urla del mio confuso subconscio.
"Sara." Tentò Harry scuotendomi la spalla.
Non risposi.
"Sara." Harry si sedette sul letto accanto al mio corpo sdraiato in silenzio. Restò lì fin quando mi addormentai stringendo forte il bordo della sua maglietta.

Entrai in cucina quella mattina trovando Harry con una tazza di caffè in mano

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Entrai in cucina quella mattina trovando Harry con una tazza di caffè in mano.
"Prima di andare a lavoro mia madre ti ha preparato delle cose pulite per farti una doccia, ti rimetterà al mondo." il ragazzo aveva un mezzo sorriso stampato sul volto mentre spingeva con l'indice e il medio la ciotola di cerali nella mia direzione. Guardai la ciotola e poi guardai lui annuendo. Una doccia mi avrebbe dato la carica necessaria ad affrontare Daniel e il funerale di quel pomeriggio.
"Senza offesa per Anne, ma non sono dell'umore per indossare quel vestito." Dissi con tono più aspro del previsto, guardando i vestiti puliti che aveva poggiato sul divano. "Mi.. dispiace. Non-" Mi massaggiai le tempie con entrambe le mani. "Non volevo, Harry." Scossi la testa senza guardarlo.
"Ehi" Lo guardai. "Puoi sempre indossare una mia maglietta." Sorrise lui stringendosi tra le spalle. Lo guardai e feci un accenno di sorriso.

Dopo la doccia mi sentii più leggera e dopo essermi messa lo stesso paio di pantaloni del giorno precedente e una maglietta nera di Harry, andai verso il soggiorno trovandolo poggiato con i gomiti sull'isola della cucina.
"Sicura che non vuoi che venga con te?" Chiese preoccupato.
"No, hai già fatto molto. Ci vediamo oggi pomeriggio." Lo interruppi e lo abbracciai forte.
"Non me ne vado da nessuna parte, sarò qui ad aspettarti." Disse regalandomi un sorriso.

" Disse regalandomi un sorriso

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Unconditionally || Dylan O'Brien || [2] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora