La Ranger è esattamente dove ha detto Jack, un Galeone con 22 cannoni, non sono mai stata su un galeone così grande, o su un Galeone in generale.
La giornata è limpida senza una nuvola a coprire il cielo, la ciurma della Ranger si sta preparando per salpare, gli uomini stanno caricando la stiva.
Noto fin troppi barili di rhum che vengono caricati, tanto da chiedermi se bevono soltanto e non mangiano mai, la passerella è striminzita, dobbiamo aspettare che finiscano di caricare.
Charles Vane è sul ponte di comando, insieme ad un membro della ciurma, gli sta sventolando qualcosa sotto il naso, finché il marinaio non indica nella mia direzione "ecco la prova".
Non sembra particolarmente contento Charles Vane, come se non sapesse con chi prendersela, ed alla fine sceglie il pirata, lo pugnala.
-Nessuno frega, Charles Vane-
Jack vedendo quel corpo, guarda verso di me ed è sul punto di aprire bocca, gli pesto il piede con forza, è costretto a mordersi la lingua per non urlare.
Non appena anche gli altri pirati sono a bordo, Charles si ritira verso la sua cabina, facendo però segno a me e Jack di seguirlo.
Jack è l'ultimo ad entrare e chiude la porta a doppia anta, Charles Vane si siede sulla poltrona del capitano, i piedi appoggiati sulla scrivania, estraendo da una tasca un foglio spiegazzato.
-Il morto, si portava appresso questo foglio spiegazzato, giurando di aver visto la ragazzina di questo ritratto qui a Nassau, gli ho fatto notare che una donna deve essere pazza per imbarcarsi da sola, non sarebbe mai arrivata viva fino a Nassau- gli occhi di Charles sono puntati su di me.
Si sta chiedendo come ho fatto a sopravvivere fino a questo momento, senza farmi beccare.
Charles Vane apre il foglio, porgendolo poi a Jack, ed a quel punto gli occhi di Jack si spostano dal ritratto a me, come se non ci volesse credere.
-Anne Bonny, accusata di omicidio, infamia, tradimento ed istigazione- legge Jack, abbassando poi il pezzo di carta, tornando ad osservare me.
-Quello stronzo, se lo è meritato- mi limito a dire ringhiando, strappando di mano a Jack quel pezzo di carta, osservo il ritratto rendendomi conto che la Anne di prima non esiste più.
Sia Jack che Charles Vane mi osservano, il primo cercando di capire cosa possa aver fatto di così terribile per meritarsi la mia collera, il secondo come può sfruttare questa collera a suo vantaggio.
Non c'è furia peggiore di una donna che non ha nulla da perdere, ma soprattutto non c'è furia peggiore di una donna consapevole di essere invisibile in una società in cui o subisci a capo chino oppure ne paghi le conseguenze.
Ho passato gli ultimi tre anni sul chi va là non tanto per la paura di essere scoperta, perchè diciamolo una donna che si imbarca su vascello con un equipaggio composto da soli uomini, ha tutto tranne che paura.
La verità è che ho dormito con un occhio aperto ed un pugnale sotto al cuscino, per colpa di quello stronzo di James Bonny che da tre anni a questa parte popola i miei incubi, nonostante sia già morto.
-Fanculo, sono stanca di nascondermi- sibilo, ed ora so di avere l'attenzione di entrambi.
Jack è sul punto di aprire bocca per dire la sua, quando la porta della cabina di Charles Vane si spalanca, entra il nostromo che annuncia che sono pronti per levare l'ancora.
Il nostromo è un uomo sui trent'anni, ha la testa rasata, la pelle cotta dal sole, il caftano che indossa ha visto giorni migliori non sono neanche sicura che il nero sia il suo vero colore.
Il nostromo mi scruta, non so se ha sentito ciò che abbiamo detto, ma ne ho conferma quando allude al fatto che non dovrei essere lì, ma a fare la sguattera al cuoco.
Ma non è quello che mi spinge ad anticipare le mosse del nostromo, quanto il fatto che dice che se ho problemi a fare la sguattera, posso sempre andare a fare la puttana.
Forse sarà stato per lo sguardo gelido che mi è uscito, o forse per il fatto che mi sto rigirando il pugnale tra le dita, ma fatto sta che il nostromo perde improvvisamente la voglia di provocarmi, quando si ritrova la punta del pugnale ad un niente dalla sua giugulare.
Né Jack né Charles muovono un muscolo, nonostante il fatto che il nostromo mi superi in altezza, l'uomo ha lo sguardo di chi ha capito che sta giocando con il fuoco, ma questo non gli impedisce di fare l'errore di dire che una ragazzina non avrebbe mai le palle di uccidere.
Pianto il pugnale sulla gamba del nostromo, urla in preda al dolore e si accascia per terra tentando di estrarre il pugnale, avrei potuto piantargli il pugnale in gola ma uccidere il nostromo non appena imbarcata sarebbe una pessima mossa, in più la ferita sulla gamba è profonda, quindi per quanto ne so potrebbe anche morire dissanguato.
Osservo per un attimo il cadavere del nostromo, prima di superarlo ed andare verso la finestra semi-aperta che da sulla prua della Ranger.
-Beh non l'ha ucciso, sta migliorando- ammette Jack.
-L'ha solo ferito a morte, bel miglioramento- gli fa notare Charles.
Ignoro entrambi, appoggio le dita sulla finestra spalanco le ante, il verso dei gabbiani nelle orecchie ed il rumore dell'acqua in sottofondo, sento le urla dei marinai sul ponte comando.
Quando sono partita da Cork per Charleston, era la prima volta che salivo su una nave, anche se ero piccola e non ricordo gran che però una cosa la ricordo benissimo.
Il senso di libertà che ho provato e che provo ancora quando sono a contatto con l'immensità del mare .
Mi ricordo che una volta quando William dovette partire per un viaggio d'affari, io e mia madre andammo a salutarlo al porto, io rimasi a fissare affascinata i vascelli attraccati al molo, tutti quei marinai indaffarati a caricare e scaricare.
Nell'ingenuità tipica dei bambini, ho detto a mia madre che un giorno sarei andata per mare come quei marinai, mi ha guardato inorridita, ha avuto una reazione quasi isterica, non dire mai più a voce alta una cosa simile.
Le donne devono stare a casa, fare le mogli ed accudire i figli, Anne, non dire sciocchezze, perché dovresti fare un lavoro da uomini? Tu sei una donna, non un marinaio.
Il panorama fuori dalla cabina del Capitano, mi rimanda la costa di Nassau che si allontana ed il mare che ne prende il posto, un immensa distesa di acqua salata, nonchè la mia occasione di riscatto verso una vita che mi ha lanciato sempre e solo merda, ed ora ho la possibilità di lasciarmi per davvero tutto alle spalle.
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Memorie di una Piratessa
Historical FictionQuesta è la storia di come una donna, con una strada già scritta, abbia riscritto il proprio destino. Questa è la storia di come Anne Bonny, sia diventata Anne Bonny. Opera registrata e protetta da Copyright su www.patamu.com