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Appoiallata sulla gabbia in cima all'albero maestro, sono con le gambe a penzoloni nel vuoto, mentre le vele della Ranger si gonfiano sotto il tocco del vento, a fare da vedetta tocca a me

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Appoiallata sulla gabbia in cima all'albero maestro, sono con le gambe a penzoloni nel vuoto, mentre le vele della Ranger si gonfiano sotto il tocco del vento, a fare da vedetta tocca a me.

In teoria toccava a Jack, ma appena ha guardato su per aria e resosi conto che avrebbe dovuto salire in cima all'albero maestro è diventato improvvisamente pallido, Charles ha scambiato Il pallore di Jack per il mal di mare, quindi alla fine è toccato a me sostituire Jack.

Da quell'altezza, la ciurma sembra formata da tante formiche, ma è anche l'unico momento in cui posso tirare un sospiro di sollievo, fare un respiro profondo ed essere me stessa.

Ho passato in mare sulla Ranger quelli che sembrano mesi, i capelli ormai mi arrivano a toccare quasi le spalle, i muscoli si sono asciugati, sembro quasi pelle e ossa, il che può essere sia un bene che un male.

Il mio sguardo vaga sull'orizzonte, ma l'unica cosa che vedo è immensa distesa di acqua, senza nemmeno una nave all'orizzonte o qualche isola.

Sto quasi per gettare la spugna quando, all'orizzonte inizia a spuntare una nave, dopo giorni in cui il malcontento della ciurma per non essere riuscita a fare nemmeno un arrembaggio iniziava a farsi sentire.

-NAVE A DRITTA- il mio urlo, viene accolto da urla di euforia pura, mi aggrappo alla corda ed inizio a scendere rapida dall'albero maestro.

Jack appena gli sono vicino tira fuori il cannocchiale, portandolo nella direzione che gli indico, tutti gli uomini sono pronti ad attaccare.

Charles ci sperava, tanto quanto un assetato spera nella pioggia, gli uomini iniziavano ad essere irrequieti senza l'ombra di una nave da saccheggiare e di un bottino.

La checchia è un piccolo naviglio usato per lo più dai mercanti, sono navi abbastanza piccole e veloci da poter sfuggire all'assalto di una nave pirata, anche se in questo caso da lontano la checchia sembrava di grandezza normale.

Una volta più vicini alla Checchia e pronti all'arrembaggio, la nave si è rivelata essere più grossa di quel che sembrava, una dozzina di sguardi truci si sono posati su Jack.

-Che c'è? Sembrava molto più piccola- si giustifica Jack.

È stato il mio battesimo del fuoco, il mio primo arrembaggio, qualcosa che sicuramente non dimenticherò.

Charles Vane non è uno che ci va per il leggero, ha preso alla lettera il detto: Gli uomini morti non raccontano storie.

Lui si sta impegnando perché i soldati non possano raccontare nulla, li passa tutti al fil di lama, ogni uomo che non fa parte della ciurma, si ritrova morto.

La ciurma tiene occupata le giubbe rosse, proprio mentre i soldati della Reggia Marina fanno di tutto per spingerci lontano dalla porta che da sulla cambusa.

Le urla dei marinai, il rumore delle lame che cozzano tra di loro, i boati dei cannoni, ho perso di vista Charles e Jack in mezzo a tutto questo marasma, il pugnale in una mano e la spada nell'altra, i soldati britannici sono in inferiorità numerica.

Mi faccio largo tra le giubbe rosse, fino davanti alla porta che da sulla cambusa, mi ritrovo davanti un ufficiale che mi blocca la via.

L'ufficiale ha la spada sguainata, però noto anche la mano che gli trema, come se fosse la prima volta che si ritrova in mezzo a tutto ciò.

Appena prova a fare un affondo verso di me,  mi sposto quel tanto che  basta per vedere il fianco scoperto dell'ufficiale ed affondando la lama nel fianco, crolla sulle ginocchia.

I suoi occhi smarriti sono tipici di chi sa che sta per abbandonare questo mondo, ma allo stesso tempo leggo la sua voglia di vivere, non c'è niente di peggio di un uomo che lotta per la sua vita.

Succede tutto così velocemente, che non mi accorgo della lama, finchè non sento la punta della spada che mi trapassa la pelle, le mie braccia agiscono in automatico, ed usando il pugnale e la spada lo decapito.

Ignoro il sangue che scende dalla ferita, pur essendo consapevole del sangue sono sicura che non sia nulla di grave o non riuscirei neanche a stare in piedi

Poso le mani sul legno della porta, spingo per aprirla, lo spettacolo che mi ritrovo davanti mi costringe ad attappare il naso, per il forte tanfo di morte e piscio.

Una ciurma costretta in catene, con più della metà dell'equipaggio morto, i pochi sopravvissuti si riconoscono, soltanto perchè appena mi hanno visto entrare si sono mossi.

Il rumore della battaglia alle mie spalle, sembra ridestare gli animi di quei uomini provati e stanchi, mi rendo conto che il mio pugnale non basta a liberarli ed a quel punto sono costretta a rovistare nelle tasche dell'ufficiale morto.

Afferro la chiave, oltre che adocchiare una pistola alla cinta dell'ufficiale ed infine mi prendo anche l'arma agganciandola alla mia di cinta.

Libero il primo membro della ciurma, che non guarda in faccia nessuno e se ne va traballante sulle sue gambe, ma non ho il tempo per questo, uno ad uno libero i pochi membri ancora vivi, circa sette.

Ne rimane soltanto uno, ha i capelli neri ricci e scarmigliati, il naso sembra essere rotto, ed una cicatrice su un lato della mandibola, inizialmente penso che sia morto visto che non si muove.

Ma appena avvicino la chiave alla serratura della manetta, alza lo sguardo e mi guarda dritto negli occhi, ha lo stesso sguardo di un animale selvatico grato perchè lo liberi ma al tempo stesso.è pronto ad attaccarti alla gola alla prima occasione.

Le manette cadono sul legno, si passa le dita intorno ai polsi senza distogliere lo sguardo da me, in una situazione del genere la cosa da non fare mai è voltare le spalle a qualcuno che potrebbe azzannarti alla gola.

I passi affrettati alle mie spalle lo fanno andare sul chi va là, quando due sagome appaiono davanti alla porta, Jack e Charles hanno le spade sguainate, pronte ad attaccare finchè non si rendono conto che ci siamo solo io e l'uomo.

-Mark Read, girava voce che fossi morto- Charles abbassa la spada, fino a metterla via.

-Charles Vane, l'ultima persona che mi aspettavo di chiamare salvatore- gli risponde all'altro, sembra quasi seccato di essere stato salvato da Charles Vane.

Ho una strana sensazione addosso, ma non riesco ad inquadrare bene cosa sia la sensazione che sento addosso, non so se sia colpa del fatto che Mark Read mi sta fissando, oppure del fatto che sento le forze che se ne vanno insieme al sangue che gocciola.

Faccio un passo in avanti, ma finisco per sbandare ed andare contro Mark Read, il quale mi blocca prima che finisca davvero per terra.

-Adam stai bene?- domanda Jack, è preoccupato anche se cerca di non darlo a vedere.

-No, che non sta bene, la puzza di sangue si sente da chilometri, se fossimo in acqua avrebbe attirato tutti gli squali del circondario- ribatte Mark Read, guardandomi.

-Sto bene- sibilo, scostandomi da Mark Read, ma non riesco a fare nemmeno altri due passi, visto che persino Charles mi guarda come se dovessu svenire da un momento all'altro.

-Ti stai dissanguando, non servi a nessuno se muori dissanguato- mi fa notare Charles, si scambia un occhiata con Jack.

Mark Read è più rapido di Jack, oltre che il più vicino, mi prende tra le braccia ed inizia ad incamminarsi, se non mi lamento è soltanto perchè la mancanza di sangue inizia a farsi sentire.

Memorie di una PiratessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora