Il capanno in cui mi ha portato George, deve essere poco distante dal Forte, perché percorriamo la strada soltanto a piedi.
Un tempo doveva essere usato come Capanno da Caccia, in un angolo ho visto una trappola, diverse corde, un giaciglio che sembra scomodo, una trappola per conigli ed un pugnale con tanto di fodero appeso ad un cinturone.
Mi mancano le mie armi, ho anche chiesto a George se potevo riaverle indietro, almeno il mio pugnale, ma è stato categorico.
Da un lato forse è meglio così, glielo avrei sicuramente piantato in un occhio, se lo avessi avuto tra le mani.
Appena la porta si chiude alle mie spalle, scende il silenzio, ed a quel punto comprendo di essere per davvero sola.
Il primo istinto è quello di voltarsi alla ricerca di Mary o Jack, la consapevolezza di non averli al mio fianco, mi colpisce con la forza di una pugnalata.
Per la prima volta da che ho memoria, sono completamente sola, senza nessuno ed una devastante sensazione di solitudine mi attanaglia.
In un modo o nell'altro, ho sempre avuto qualcuno al mio fianco, non sono mai stata realmente da sola, che sia stata la mia ciurma o Jack o Mary.
Pensare alla Revenge o a tutti loro che non ci sono più, mi fa sentire in colpa, perché io sono ancora viva, al contrario di loro.
La rabbia si fa sentire nel modo peggiore, distruggendo tutto ciò che ho sotto tiro, finché non crollo.
Le lacrime scivolano lungo le guance, tutto trema e ci metto un pò per capire che sono io che tremo, il dolore che ho dovuto sopprimere, l'angoscia nel lasciare Jack e Mary al loro infausto destino, a marcire in quel Forte.
Non voglio farlo, il solo pensare di doverli lasciare lì, mi fa stare male sia a livello fisico che a livello mentale.
Sento il mio cuore che si spezza, nel rendermi conto che cosa ho effettivamente fatto, che cosa mi ha costretto a fare George Buckley.
Il solo pensarci mi fa tirare un urlo di pura rabbia, un urlo puramente liberatorio, ho anche tirato un pugno contro lo specchio appeso vicino alla porta, sento lo scricchiolio arrivarmi alle orecchie.
Non capisco se il rumore che sento è il vetro che va in frantumi, la mia mano che va in pezzi, oppure sento il mio stesso cuore che si sbriciola in tanti piccoli pezzi, può anche essere che sia tutto l'insieme.
Il dolore delle nocche che si spaccano, il sangue che cola lungo le dita, sento le nocche bruciare per via della ferita aperta.
Il dolore che sento, non è niente, rispetto a ciò che sto provando in questo momento.
Urlo ancora con tutto il fiato che ho in corpo, il dolore che sento dentro, nonostante la distruzione emotiva e la furia che ho scatenato nel Capanno.
Vorrei poter dire che sto meglio, ma non è così, ho soltanto alleggerito il dolore, dovrò conviverci per il resto della mia vita.
Osservo la porta del Capanno, poso la mano sulla maniglia, stringo le dita e spingo la maniglia verso il basso, a dispetto di ciò che pensavo riesco ad aprirla.
Potrei andarmene lasciandomi il tutto alle spalle, rifarmi una vita come vorrebbero sia Jack che Mary, ma non ci riesco.
Il solo pensiero che George Buckley, vivi e respiri, sul mio stesso pianeta è qualcosa che non posso tollerare.
Fosse anche l'ultima cosa che faccio in questa cazzo di vita, George Buckley affogherà nel suo stesso sangue.
I mesi seguenti furono molto difficili, il fatto che le giubbe rosse se e quando sarà il momento arriveranno per un bambino inesistente, non aiuta il mio equilibrio mentale.
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Memorie di una Piratessa
Fiction HistoriqueQuesta è la storia di come una donna, con una strada già scritta, abbia riscritto il proprio destino. Questa è la storia di come Anne Bonny, sia diventata Anne Bonny. Opera registrata e protetta da Copyright su www.patamu.com