Capitolo 1

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Sono esausta, per giusto motivo tra l'altro. 

"La prossima volta che tento di fare la "normale ragazza della mia età" e di uscire la sera sei cortesemente pregato di mettermi in punizione, non è necessario un motivo, grazie" ecco le parole che accolgono mio padre una volta superato l'uscio della cucina. 

Ed eccolo sedersi al solito posto, sorridendo e scuotendo la testa. Entrambi sappiamo che non ne sarebbe capace. Troppo gentile? No. Troppo codardo. Se quell'arpia aka mia madre decide che devo farmi degli amici ed "esplorare il mondo" -o blah blah blah, non l'ascolto nemmeno più ormai-, devo farlo e il mio caro papino lo sa bene, non sia mai che se la preda anche con lui. Sa essere una vera stronza delle volte. 

Quando frequentavo la prima media soffrivo ancora la dislessia e non volevo andare a scuola, il motivo è semplice, i bambini sanno essere davvero cattivi. Per sentirsi grandi devono far sentire piccoli gli altri. E le professoresse di certo non erano da meno. E mentre mio padre tentava in tutti i modi di aiutarmi, pagando perfino un insegnate privato, esperto nei casi come il mio, mia madre era troppo occupata ad insultarmi ed incolparmi di star mentendo. Inventarmi una malattia per essere presa in giro a scuola ed insultata in casa. Già, proprio così, non ha senso. Infatti non è avvenuto, ma lei non riusciva ad accettare questa cosa, mi trattava come se non fossi all'altezza degli altri ragazzi. Ma che poi dico io, la scuola fa schifo, così come il sistema scolastico, e tutti coloro che ne fanno parte. E che poi  la dislessia non è nemmeno così grave, almeno nel mio caso.

Io proprio non lo so come il santo di mio padre riesca a sopportare quella iena. Ma ormai non è più un mio problema. Tra poco me ne andrò quindi amen.

"Io vado a scuola, ci vediamo domani, vorrei fermarmi a dormire nella nuova casa se non è un problema"  Non era esattamente una domando, ma meglio farla sembrare tale visto che mamma arpia ci ha appena degnato della sua presenza.

"Certo tesoro nessun problema" 

Bacino sulla guancia a papà, zaino con i libri e borsa con il cambio d'abito per domani afferrati, coccolina al cane, nemmeno uno sguardo a mia madre e via, diretta a scuola. 



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Tra lallerò tra lallà se non la guardo sparirà. 

Come non detto.

"Buongiorno Matilde, cerchi qualcosa?" Domando per gentilezza, anche se già so la risposta 

"Solo il buongusto, ma vedo che non ne hai" prevedibile come sempre.

Chiudo l'armadietto non degnandola più di uno sguardo e me ne vado. Che poi, non fa nemmeno ridere, almeno a me e a tutte le persone normali, che non siamo le sue fidate compagne di corso. Perché sì, Matilde è a capo del corso di "moda e cucito" , immaginatelo pronunciato come farebbero loro. Un incubo, con quell'accento posto sulle vocali sbagliate, non ha senso. Però a detta loro fa "esotico". Che poi mettendo i puntini sulle i, non ha senso.

"Buongiorno raggio di sole" saluto con un bacino sulla guancia anche la mia compagna di banco, nonché migliore amica dal giorno zero. Letteralmente, siamo nate lo stesso giorno, nello stesso ospedale, ed eravamo nella stessa camera. Secondo le nostre madri abbiamo legato dal primo istante in cui ci siamo guardate. Non so voi, ma secondo me non ha senso nemmeno questo. I neonati nemmeno ci vedono, no?

"Buongiorno bellissima. Hai sentito la novità?" 

"No quale novità?" Domando per nulla curiosa, odio i cambiamenti.

"Ci saranno dei nuovi alunni nella nostra classe"

"Evviva" mi sembra educato risponderle, anche se nel mentre sto sbadigliano e stiracchiandomi. Ormai è abituata ai miei modi. Ops.

Non le chiedo come fa a sapere certi dettagli, anche perché essendo suo padre il preside della scuola già ne sono a coscienza.

"Speriamo siano carini" ed ecco la solita Marie penso scuotendo  la testa e sorridendole nel mentre.

Non so perché, ma inizio a sentire caldo. Ho come la sensazione che qualcosa sta per accadere, non qualcosa di brutto però. Un qualcosa di inatteso, ma desiderato allo stesso tempo. Non riesco a stare ferma sulla sedia, mi muovo continuate, fortunatamente nessuno se ne accorge, tranne Marie, ma non fa domande. 

Tutto si blocca quando la professoressa fa il suo ingresso, non è sola, bensì accompagnata da tre ragazzi. Ma io ne noto solo uno a primo impatto. Bellissimo. Alto, biondo, occhi azzurri, pelle color caramello. Un sogno. 

Non riesco a distogliere lo sguardo, anche se vorrei tanto, perché mi sento in soggezione. Da quando è entrato nemmeno lui sembra distogliere lo sguardo da me. Chissà cosa starà pensando. 




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HELP THE SHEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora