Capitolo 3

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"Spero di non averti spaventata" 

Se non trovassi quel ghigno estremamente attraente, probabilmente lo insulterei. Decido comunque di allontanarlo da me, dopotutto non lo conosco nemmeno, eppure nel farlo sento una sensazione di fastidio, come se il mio corpo richiamasse la sua presenza. Strano, decisamente.

Il ragazzo non demorde nonostante abbia perso quel fastidioso sorrisino, intrappolandomi nuovamente tra il suo corpo e la porta. 

Emetto un sospiro di sollievo. Perché? Non riesco a spiegarmi perché, ma la cosa inizia a spaventarmi, devo ammettere di essere una persona che si lascia impressionare facilmente, ed il non riuscire a decifrare i miei comportamenti decisamente non aiuta. 

Eppure penso di conoscerlo.

Più lo guardo e più riesco a calmare i battiti del mio cuore, il quale se solo potesse mi urlerebbe contro per quanto l'ho fatto "correre" nelle ultime ore. Ha degli occhi bellissimi, ma non riesco a fissarli per troppo, dannata timidezza, ed ho come l'impressione che a lui la cosa non piaccia affatto. 

"Guardami" ecco appunto 

Immergo nuovamente i miei occhi nel suo mare, e posso dire di non aver mai preso scelga migliore, una forte scossa mi colpisce. Una scossa che mi lascia sulla pelle una strana ma bellissima sensazione di serenità e tranquillità talmente potente che mi ritrovo ad abbracciare il suo busto nella speranza che non cessi. 

Ora è il suo turno di sospirare. Poco a poco inizia ad accarezzarmi i capelli, attorcigliando alcune ciocche tra le sue dita tirandole leggermente. 

La porta viene aperta, o almeno provano ad aprirla, ma trovandomi di fronte ad essa, l'unico risultato sono io con un bernoccolo alla nuca ed un Alec furioso.

"Stai bene?" 

Annuisco come risposta, e la cosa sembra bastargli. 

Sospira nuovamente, accarezzandomi un'ultima volta e sussurrando al mio orecchio che voce leggermente roca:

"Stasera resta a casa". 


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Non sono riuscita a concentrarmi per tutta la mattinata, soprattutto sapendolo a pochi passi da me. E poi che significa "stasera resta a casa"? 

"Io vado sennò perdo l'autobus, tu sei in macchina?"

"Sì sì tranquilla, ci vediamo domani"

Non mi ero nemmeno accorta del suono dell'ultima campanella.

Mentre sistemo lo zaino percepisco una sensazione di malinconia e nostalgia, attratta da questo sentore mi volto verso la sua provenienza, Alec mi sta guardando con sguardo rammaricato mentre attraversa la porta, uscendo e andandosene per la sua strada.

E ciò non fa altro che aumentare il mio senso di solitudine. Il quale mi accompagna fino a casa. Dove oltre essere completamente sola, sono anche piena di cose da fare. Tra una lavata di pavimento e un cambio di lenzuola mi ritrovo esausta distesa sul comodissimo ed enorme divano in pelle. 

Nel mio stato di dormiveglia riesco comunque a rispondere al telefono, senza però controllare di chi si tratti

"Pronto?"

"Rachi che fai?"

"Marie, stavo per addormentarmi ad essere onesta. Perché?"

"Mi ha appena chiamato Ludo, dice che sta sera ci sarà una festa alla radura e che ci andranno tutti. Io penso di andare, tu vieni vero?"

Non uscire stasera. Ed ecco che le SUE parole mi ritornano in mente. 

"Dai per favore, non mandarmici da sola" 

"Reri non lo so, ci sarà tanta gente?"

"Non penso, comunque la maggior parte delle persone le conosciamo sicuro, anche perché è organizzato da alcuni nostri compagni di scuola"

"Va bene allora, vieni a prendermi tu, sono all'appartamento non a casa dei miei" 

"Sì, per le 20.00 sono da te così ceniamo insieme e ci prepariamo?"

"Va bene, ordino la pizza però, perché in casa non c'è nulla" 

"Va bene a dopo"

Non uscire stasera. Perché mai dovrei prendere ordini da qualcuno che nemmeno conosco? Almeno credo di non conoscere. 

Con questo pensiero mi "tuffo" -metaforicamente parlando- nella vasca tentando di rilassare i muscoli e schiarirmi le idee.


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HELP THE SHEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora