26 - Andiamo a casa

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Chan's pov

Mia madre ed io saliamo in macchina senza fiatare. Sono un po' contrariato nel lasciare qui Jeongin, ma è un suo desiderio ed io non posso fare altro che rispettarlo.
So che mi vuole aiutare, ma spero che facendolo non si farà ancora più male. Non voglio che soffra per me.

-Jeongin è davvero un bravo ragazzo-
Mi giro verso mia madre e annuisco.

-È una fortuna averlo incontrato. Non aveva mai visto Shin così entusiasta di vedere qualcuno-
Continua lei, girandosi verso mio fratello.
Lui inizia ridacchiare ed io mi unisco.

-Si, è davvero una fortuna-
Rimaniamo per qualche secondo in silenzio finché mia madre non sbatte una mano sul volante, spaventandoci.

-Come hai detto che si chiama la madre del ragazzo?-

-Non l'ho detto...?-
Alzo un sopracciglio, cercando di capire dove volesse arrivare con quella domanda.

-Qual è il cognome di Jeongin-

-Yang-
Lei chiude gli occhi e si sbatte una mano sulla fronte.

-Mi vuoi dire cosa c'è che non va?-
Le chiedo esasperato.
Mia madre mi guarda dritto negli occhi e posso capire che qualcosa sta per andare storto. Molto storto.

-Chan, sono sicura che quella donna non ci aiuterà. Lei è il giudice che ci ha affidato la custodia di Shin-
Sgrano gli occhi e socchiuso la bocca.

-Cosa?! Devo andare-
Scendo velocemente dalla macchina, sicuro che Jeongin abbia bisogno del mio aiuto. È dentro quella casa da vari minuti e sicuramente l'avrà già scoperto. Ho paura che possa succedere qualcosa di brutto.
Inizio a bussare alla porta ripetutamente.

-E tu chi sei?-
Mi chiede l'uomo che è venuto ad aprirmi la porta. Dev'essere il padre di Jeongin: si somigliano molto fisicamente.
Lo sposto con una spinta e mi dirigo verso quello che deve essere il salotto, ed eccoli: Jeongin e sua madre seduti sul divano che si lanciano occhiate.

-Ripeti quello che hai detto-
Dice il ragazzo continuando a fissarla.

-Non ti aiuterò. E sai perché? Perché sei una persona sporca, compromessa, non saresti mai dovuto nascere! Mi chiedo perché Dio mi abbia fatto avere un bambino malato come te. Perché proprio a me e non a qualcun altro? Perchè non posso avere un figlio perfetto? Ed ora che sai le ragioni per cui non ti voglio aiutare, fuori da casa mia!-
La donna si alzò dal divano e prese Jeongin dal braccio, iniziando a tirarlo per farlo andare via.
Era ovvio che lo odiasse. Neanche mia madre, che non è la donna migliore del mondo, non si era mai osata a fare una cosa del genere.
Jeongin oppone resistenza e nel momento in cui la donna lo nota, fa per tirargli uno schiaffo. Il mio corpo però si muove prima del suo e fermo la sua mano prima che possa arrivare alla guancia di Jeongin.
Finalmente i due sembrano accorgersi di me.

-Andiamo Jeongin, non ha senso continuare. Questi due non ti meritano-
Il ragazzo si alza dal divano e mi segue senza fiatare.

-Ehi tu, torna qui! Non hai il diritto di farlo!-
Mi urla dietro il padre.
Io mi giro e gli vado davanti, guardandolo male.

-Si rende conto di cosa ha appena detto? Avete cacciato vostro figlio di casa solo perchè è omosessuale, è venuto a chiedervi un favore, lo avete insultato e lo state buttando di nuovo fuori. Ma ora che ci sono io dite che non ho il diritto di portarlo via di qui. Sapete cos'è la coerenza?-
Detto questo me ne vado, lasciando i due da soli, sperando che inizino a realizzare tutte le stronzate che hanno fatto.
Una volta usciti da casa, Jeongin mi ferma per un polso ed io lo guardo interrogativo.

-Grazie-
Mi dice abbracciandomi. So che sta crollando: lo sento dalla stretta delle sue braccia sulla mia vita e dai respiri spezzati.
Io lo stringo a me e sorrido.

-Andiamo a casa-
Lui annuisce e, mano nella mano, ci dirigiamo verso la mia macchina.

Please, hug me || ChanjeongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora