S1:C7 - La partita

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Stagione 1, capitolo 7

Samantha's pov

Dopo l'aggressione di ieri ho telefonato mio padre ed è venuto a prendermi, successivamente siamo andati alla stazione di polizia per denunciare il tutto. Mi chiedo quando finirà questo dannato incubo. Perché proprio me?

Mio padre mi ha pregata di restare a casa per oggi, ma io ho rifiutato. Almeno a scuola mi sento più sicura essendo circondata da altre persone piuttosto che essere nella mia casa da sola. Dopo scuola andrò a trovare mia madre all'ospedale e le chiederò che cosa l'ha fatta svenire. Possibile che ci sia qualche collegamento tra lo stalker e il suo svenimento?

In corridoio incontro Cole e vorrei davvero sparire. Dopo quello che è successo ieri sera credo di essere cambiata. La stronzaggine rimane sempre, per fortuna.

«Ehi.», mi saluta.
«Ciao.», rispondo per poi sorpassarlo, ma lui mi segue. Ma cosa vuole?
«Perché mi stai evitando? È per quello che è successo ieri a casa mia? Te lo giuro, non volevo spiare le tue chat.»
Mi fermo e ci guardiamo dritto negli occhi: «Non si tratta di questo, Cole. È qualcosa di più complesso.»
«Cioè?»
«Io...», sto per dirglielo ma mi fermo. «non sono affari tuoi, ora sparisci.»

Mi dirigo alla classe di matematica, lasciandolo nel bel mezzo del corridoio, da solo. Si prevede una brutta e stressante giornata, in più stasera c'è la partita di football e devo esserci per guidare quelle oche delle cheerleader. Che rottura di palle.

—‹‹★ ★ ★››—

Terminata la lezione di matematica, ne approfitto per andare in bagno e fare qualche ritocco. Spero di avere dei capelli decenti e il trucco uniforme. Nel corridoio incontro Sharon e Blacky, altre due oche.

«Ciao, Sam. Abbiamo saputo e ci dispiace davvero tanto per te, sul serio.», mi dice la prima ma so che è falsa. In fondo mi odiano tutti, ma non mi interessa minimamente.

«Devi sapere, Sam, che su di noi potrai sempre contare in qualsialsi momento. Siamo una spalla su cui piangere, le tue migliori amiche, le tue...», dice Blacky ma io la interrompo.

«... rompipalle. Siete le mie rompipalle.», le sorpasso e cammino a testa alta verso il bagno, sotto i loro sguardi confusi e sconvolti allo stesso tempo. Fiera di me.

Non appena entro in bagno, noto Cole nell'angolo del muro e io sbuffo. Che diavolo ci fa nel bagno delle ragazze? Non ditemi che è un pervertito. In fondo non esiste il principe azzurro. Mi dirigo a un lavandino e mi contemplo allo specchio. Sono stupenda.

«Che cosa ci fai nel bagno delle ragazze, pervertito?», gli chiedo, senza far incontrare i nostri sguardi.

«Non posso?»

«No che non puoi, maiale.»

«La smetti di insultarmi?»

«E tu la smetti di rompermi il cazzo?»

Cala un silenzio di tomba e nessuno dei due parla per un po'. Colpito e affondato. Vaffanculo, Cole Sprouse.

«Non hai il diritto di odiarmi soltanto perché ho letto i messaggi che vi scambiate tu e quel maniaco.»

«Sì invece, ho tutto il diritto di essere arrabbiata con te.»

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