something wrong

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Qualcosa non va.
Qualcosa decisamente non va.
Parliamo poco.
È più distante, più freddo nei miei confronti.
Niente più baci rubati o dita intrecciate quando passeggiamo.
Da quasi due settimane, Daichi ha smesso di essere il ragazzo affettuoso di prima.
Si ostina a dire che non è nulla, che passerà e che ha solo bisogno della mia pazienza.
Ma temo di essere giunto al limite.
Necessito anch'io di attenzioni ogni tanto e mi piacerebbe dire che Daichi mi ha viziato troppo, ma in realtà questo attaccamento morboso è solo colpa mia.
Avrei dovuto mettere in preventivo che ci sarebbero stati dei momenti no, ma sto temendo il peggio.
Ho paura che si sia già stancato di me.
E se stesse solo aspettando il pretesto per lasciarmi?
No, stai calmo Koushi, va tutto bene.
Quello che devo fare è rimanergli accanto e, magari sperare che mi racconti cos'è successo.
Inizio a dubitare che sia il lavoro la causa di questo improvviso avvilimento.

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La mia attesa ha inevitabilmente raggiunto un termine.
Non mi aspettavo che la nostra prima discussione potesse essere per la sua mancanza di tatto.
La sua lingua si è fatta tagliente e non si smentisce mai. Il sarcasmo è tipico delle nostre conversazioni, ora ridotte al minimo.
Alza gli occhi al cielo.
Mi allontana.
Sbuffa di continuo.
Mi sento ferito.
Gli ho detto di smetterla, che non avevo più intenzione di tollerare quel comportamento.
Ha riso.
Mi ha riso in faccia.
E quella risatina mi ha infastidito come poche altre cose al mondo.
Gli ho dato dell'idiota.
Ha risposto che non mi sforzavo di capire.
Ho ribattuto dicendo che mi stesse tagliando fuori dalla sua vita.
Abbiamo alzato la voce, ci siamo spinti a vicenda e poi l'ho mandato via da casa mia, urlandogli di tornare solo se avesse avuto le idee più chiare.
Di lì a un'ora, il campanello stava suonando di nuovo.
Mi ha stretto fra le sue braccia.
Gli dispiaceva.
E dispiaceva anche a me.
Ma non mi ha comunque parlato.
Sono totalmente ignaro di quello che stia succedendo, ma continuo a ripetermi che finirà, che Daichi tornerà lo stesso di qualche settimana fa e potremo di nuovo baciarci senza sentirci a disagio con noi stessi.
Mi manca.
Mi manca da morire.
Quel tipo di mancanza che stringe una morsa dolorosa attorno al cuore, e ti toglie il fiato per quanto fa male.
Ma finirà.
Deve finire.

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Litighiamo sempre più spesso.
Pretendo di avere delle risposte.
Me le merito dopotutto.
Ne ho il diritto.
Eppure continuiamo a respingerci.
Non giungiamo a compromessi.
Passiamo interi pomeriggi ai lati opposti del divano senza degnarci di uno sguardo.
Altre volte invece, mi accarezza distrattamente i capelli, mi ripete che mi ama e che è solo un periodo difficile.
"È il lavoro"
"Sta diventando tutto così complicato"
Le solite frasi.
Le solite scuse.
Oikawa mi ha proposto di prendermi una pausa da questa relazione.
Ma non voglio questo.
Non lo voglio proprio.
Lui mi è rimasto vicino nonostante la mia difficoltà nel relazionarmi agli altri.
Che razza di infido codardo sarei ad abbandonare Daichi proprio ora che ha bisogno di me?
Litighiamo, è vero.
Ci urliamo contro.
Ma forse ha solo bisogno di una valvola di sfogo.
Mi va bene anche così.
Aspetterò.
Attenderò quanto sarà necessario affinché Daichi stia bene.

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Anche Akaashi è d'accordo con Tooru.
Sono preoccupati per questo rapporto, temono che possa rimanerne in qualche modo ferito.
Smentisco ogni volta.
Ho perfino la sfacciataggine di dire che so quello che è meglio per me e per Daichi, ma non so minimamente cosa stia succedendo.
Questa coppia sta lentamente affondando.
Non so che fare.
Mi sento perso.
Confuso.
Disorientato.
Ferito.
Mi sembra quasi che ci sia un muro impenetrabile a dividerci.
E ci sto provando in tutti i modi, ma non riesco ad azzerare questa distanza.
Non vale più la pena di discutere.
Sarò paziente, ma la mia fiducia inizia a vacillare.
"Perdonami... Non voglio che tu stia così male per colpa mia"
Un dito traccia lentamente il dorso della mia mano.
E la ritraggo.
"Non fa niente"
Totalmente inespressivo, atono, ma le mie parole traboccano di veleno.
La testa di Daichi si appoggia sulla mia spalla.
Un altro muto tentativo di dirmi che gli dispiace.
Ritrovo un po' di piacere in questo tenero istante.
Per un secondo dimentico che non riusciamo più a comunicare se non gridando, che questa situazione porterà ad un' inesorabile rottura se non facciamo qualcosa.
Borbotta qualcosa.
Credo un "ti amo".
Non rispondo e stringo la sua mano nella mia.
Si risolverà tutto...

I'm sorry ~DaisugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora