2. Brutte abitudini

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"Justin, fermati!" mi urla Ryan. Sento i suoi passi pesanti farsi sempre più vicini, così mi fermo. Ryan si mette difronte a me e guarda,poi mi posa una mano sulla spalla,ma io la scrollo.
"Non toccarmi" ringhio.
Lui toglie immediatamente la mano dalla mi spalla e la fa cadere al suo fianco.
"Io ci parlerei. Con lei intendo" mormora piano, come per paura di farsi sentire.
Faccio una risata ironica. "Non fare lo psicologo del cazzo, adesso" lo sorpasso e mi avvicino al mio armadietto.
Lo apro ed inizio ad estrarre quei pochi libri al suo interno.
Cerco invano di non pensare a lei, ma tutto ciò che vedo mi ricorda lei. Il mio armadietto compreso, dato che è il luogo dove l'ho baciata la prima volta.
"Hey, Bieber" dice una voce alle mie spalle.
"Hai visto? È tornata la Cooper" sento che ridacchia così faccio tre respiri profondi.
"Foster" mormoro "non hai nessun altro a cui rompere le palle?" dico prendendo l'ultimo libro.
Lui ride e mi dà una pacca sulla spalla.
"Non essere così scontroso di prima mattina, Justin" dice.
"Sono sempre scontroso quando si tratta di te" mi volto e gli faccio un sorriso sarcastico.
"Senti, cambiando argomento" dice, facendo un passo in avanti. Indossa sempre la felpa della squadra di football con su scritto "CHRIS". Ma non si sporca mai?
"La Cooper è disponibile, no?" chiede come se fosse la domanda più banale del mondo.
Sento la rabbia ribollirmi nelle vene e subito le mani si chiudono a pugno.
"Perché non lo vai a chiedere a lei, Chris?" dico marcando il suo nome con disgusto.
"Sarà fatto" mi fa l'occhiolino e si allontana insieme ai suoi amici.
Sbuffo e poi richiudo l'armadietto.
Quando entro nell'aula di matematica, tutti i posti sono occupati, tranne gli ultimi due banchi in fondo.
"Bieber, è in orario" commenta la prof. vedendomi "Ragazzi, segnatevelo sul calendario" continua.
Alzo gli occhi al cielo. "Dovevo pur darle qualcosa da ricordare quest'anno, no?" dico mentre vado a sedermi. Tutti i miei compagni iniziano a ridere ed io mi limito a fare un sorriso soddisfatto.
La lezione inizia e come sempre inizio a scarabocchiare sul banco, indifferente allo svolgersi della lezione.
Pochi minuti dopo, qualcuno bussa alla porta e la preside entra.
Tutti si alzano mentre io rimango seduto.
"Buongiorno" dice. E subito, tutti i miei compagni rispondono al saluto. La preside si avvicina alla professoressa ed inizia a parlarle. Distolgo lo sguardo e ricomincio a scarabocchiare.
Pochi minuti dopo, la preside esce dalla classe e la prof si alza in piedi.
"Bene, ragazzi" esclama "da oggi avremo con noi una nuova alunna, che sicuramente molti di voi conosceranno già"
"Specialmente Bieber" commenta Chris. Gli tiro una penna e lui mi fa il dito medio.
"Fermi voi due, sembrate dei bambini" ci riprende la prof. Sbuffo e torno a concentrarmi sui miei disegni.
"E Foster, non sai nemmeno di chi sto parlando" continua lei.
"Lo so eccome, prof" ridacchia Chris.
"Va bene, allora dato che tutti sapete chi è, non ha bisogno di presentazioni. Entri pure, signorina Cooper".
Lei entra dalla porta e si ferma vicino alla cattedra.
Un coro di persone che esclama "c'è Baylee!" oppure "ciao, Baylee!" o ancora "Bieber, hai visto? È tornata la Cooper" mi urta i nervi, ma mi armo di tutta la mia buona volontà per non mettermi ad urlare come un pazzo.
Lei saluta nervosamente tutti i compagni, guardandoli uno per uno e regalando sorrisi. Quando mi nota, la sua espressione cambia notevolmente e sposta subito lo sguardo. Scuoto la testa e concentro lo sguardo fuori dalla finestra.
"Si vada a sedere vicino a Bieber" sento dire dalla prof.
Riporto subito lo sguardo verso la cattedra e vedo che..lei si avvicina lentamente verso il mio banco.
"Lei non si siede vicino a me" sbotto. Chiunque, da tre anni a questa parte, ha notato che da quando lei se n'è andata, non la chiamo più per nome. Non è normale, lo so, ma è più forte di me.
"Justin, smettila di comportanti come un ragazzino di 10 anni" dice la prof. "E falla sedere vicino a te"
Lei è incerta sul da farsi, infatti rimane in piedi in mezzo all'aula, spostando lo sguardo tra me e la prof.
"Guardi che posso anche cambiare-" inizia a dire lei, ma la prof la interrompe.
"No, ora lei si siede vicino a Bieber"
Mi alzo in fretta e furia dalla sedia, che fa a sbattere contro il muro.
"Questa qui" dico indicandola, "non si siede vicino a me, chiaro? Non.la voglio.vicino.a.me" scandisco bene le parole sperando che quella povera donna della professoressa capisca.
"Guarda che sono qui!" esclama lei
"Non sto parlando con te" dico scontrosamente, voltandomi verso di lei.
Vedo il dolore nei suoi occhi, ma non mi lascio abbindolare. Ciò che mi ha fatto lei è stato molto peggio.
Faccio dei respiri profondi e finalmente riesco a calmarmi.
"Se lei si siede qui" dico indicando il banco vuoto al mio fianco "io esco" concludo con calma.
"Siediti cara" le dice la prof cortesemente, come se ciò che ho detto io non avesse importanza.E prima che lei si sieda, io raccolgo la mia roba ed esco dall'aula.
Attraverso velocemente i corridoi, fino ad arrivare alla palestra. Alla prima ora non c'è nessuno, così entro e lancio la borsa lontano da me. Mi avvicino al cesto dei palloni,ne estraggo un pallone da basket ed inizio a fare dei tiri a canestro. Fare sport è l'unica cosa che mi rilassi oltre a fumare.
Purtroppo, questa volta il basket non mi aiuta, ed inizio a farmi mille domande sul perché lei abbia deciso di tornare, non trovandovi risposta.
All'ennesimo canestro sbagliato, lancio un grido di irritazione e lancio la palla lontano,violentemente.
"Non sai più giocare,Justin?" domanda una voce divertita alle mie spalle.
Alzo gli occhi al cielo e mi volto lentamente.
Ryan è difronte a me, con le braccia incrociate.
"Cosa ci fai qui?" continua lui.
"Cosa ti sembra stia facendo?" chiedo scontroso.
Ryan alza le mani in segno di resa e si avvicina a me.
"Che è successo?" chiede.
Mi porto le mani nei capelli e tiro leggermente le punte.
"È in classe con me" dico mentre riprendo la palla.
"Baylee?" chiede.
"No,mia madre" dico guardandolo male. "Secondo te chi?"
"Justin,calmati cazzo. Non è la fine del mondo. Baylee è tornata, e allora? Basta che non ci parli" dice Ryan come se fosse la cosa più banale al mondo.
Lo guardo shoccato. "Stai scherzando? lei era la cosa più importante della mia vita, e mi ha ucciso. Ricordi che periodo ho passato dopo che se n'è andata?"
Annuisce lentamente e poggia la schiena al muro.
"Certo che me lo ricordo. Non me lo scorderò mai" mormora.
"Appunto. E lei ne è la causa" urlo come se non ci fosse un domani. Sicuramente qualcuno chiamerà la polizia.
"Non hai idea di quanto la odi" sussurro,come per paura di farmi sentire.
"Tu non la odi, odi il fatto di non poterla odiare" dice Ryan staccandosi dal muro.
"Ti odio quando fai il moralista" dico. Lui ride ed esce dalla palestra. Io riprendo a tirare a canestro,ma sono troppo agitato per riuscire a farne uno.
"Sì, è dentro" sento Ryan dire a qualcuno fuori dalla palestra.
Mi avvicino lentamente alla porta, per carpire maggiori informazioni. Non sono mai stato uno spione,sia chiaro, ma curioso sì,tanto.
"Non credo che dovresti entrare" continua Ryan.
Dopo poco, non sentendo più nulla, mi avvicino nuovamente al canestro.
Sento la porta della paletta aprirsi lentamente. Sbuffo pensando che siano già gli alunni dell'ora successiva,nonostante la campanella non sia ancora suonata.
Così, senza voltarmi, ripongo la palla nella cesta.
"Puoi tenerla,la palla" la sua voce riecheggia per tutta la palestra.
Mi giro di scatto ed incontro i suoi occhi marroni, quelli che mi facevano sempre perdere la ragione.
La guardo impassibile, con una tale freddezza che la fa rimanere di stucco.
"Che ci fai qui?" chiedo.
"Volevo parlare con te" risponde lei avvicinandosi.
"Non abbiamo nulla di cui parlare, io e te" riprendo il pallone e ricomincio a tirare a canestro.
"Beh, io ho qualcosa da dire, quindi sarà meglio che mi ascolti" sento il suo sguardo bruciarmi la schiena.
"Mi dispiace essermene andata. So che ho sbagliato, e me ne pento ancora oggi. Ho sofferto tantissimo anche io, almeno quanto hai sofferto tu e-"
"No" ringhio,interrompendola. Mi giro di scatto e le punto un dito contro. "Tu non hai sofferto neanche lontanamente a quanto ho sofferto io. Ho dovuto passare le pene dell'inferno in tre anni. Non ne hai idea"
Lei mi guarda con sguardo triste,pentito.
"Parlamene,ti prego" dice con voce rotta.
"Vuoi sul serio che te ne parli?" chiedo scettico.
"Sì" dice flebilmente.
Faccio cadere la palla a terra e alzo le braccia. "D'accordo" dico. Mi avvicino a lei in modo da stare separati solo da qualche metro. Non potrei reggere più vicinanza tra noi.
La guardo negli occhi attentamente,mentre mi avvicino e lei ricambia il mio sguardo.
"Il giorno in cui te ne sei andata, mi sono ubriacato" inizio. Lei sbarra gli occhi e si porta una mano alla bocca. Io rido sommessamente vedendo la sua reazione.
"Guarda che è la cosa meno grave che io abbia mai fatto" dico. Mi calmo e continuo. "Ad un circa un mese dalla tua fuga "dico, mentre mimo la parola 'fuga' con le virgolette. "Ho iniziato a drogarmi. E sai perché? Perché non avevo nessuna buona ragione per smettere,perché l'unica buona ragione della mia vita si era trasferita a Dio solo sa quanto chilometri di distanza" se quando ho detto che mi sono ubriacato lei è rimasta shoccata, questa volta è del tutto sconvolta. Una lacrima le riga il viso e per un attimo mi viene l'impulso di asciugargliela con il pollice,ma mi trattengo.
"Ho cercato di smettere per due volte, non riuscendoci. Poi alla terza ce l'ho fatta, facendomi aiutare,naturalmente.
I miei genitori,mi padre soprattutto, non si fidano più di me, e pensano che io possa tornare a drogarmi da un momento all'altro." dico, scuotendo la testa e facendo un sorriso sarcastico.
"Da quando te ne sei andata non nomino nemmeno più il tuo nome, è come una cazzo di maledizione" continuo. "Era questo ciò che volevi sapere? Che mi hai rovinato la vita? Bene, ora lo sai".
Lei mi guarda con occhi spalancati e pieni di risentimento. Il mio scopo era quello di farla sentire in colpa, e così è stato. Deve soffrire anche solo la metà di ciò che ho sofferto io.
Poi succede tutto così in fretta che non me ne accorgo: le sue braccia sono allacciate intorno alla mia vita,mi stringono forte, mentre piange sul mio petto.
"Mi dispiace tantissimo, Justin" dice tra i singhiozzi. "Ti giuro che se potessi tornare indietro, cambierei tutto" continua.
"Già, peccato non si possa" mormoro con amarezza.
Lei si stacca e mi guarda negli occhi. Poi si avvicina, e mi lascia un piccolo bacio all'angolo della bocca.
La spingo lontano da me e le punto un dito contro. "Non osare" dico fermamente.
Prendo la mia borsa ed esco dalla palestra, lasciandola sola come aveva fatto lei con me tre anni fa.
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Hey! Fino a qua che ne pensate della storia?
Scusate per eventuali errori e buona lettura ❤️

I would || Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora