Capitolo 27

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Apro gli occhi prima ancora che suoni la sveglia: segna le 6:46. Andrea dovrebbe venirmi a prendere per le otto, quindi ho tutto il tempo per prepararmi.
Mi giro su un fianco, e a quella visione mi pizzico la pelle del braccio che tengo fuori dalle coperte. Non sto sognando: sulla poltrona vicino all'armadio, un Nico munito di occhiali fissa l'iPhone tra le sue mani.
Ma cosa ci fa qui?
Mi alzo a sedere, e finalmente il ragazzo nella mia stanza alza lo sguardo. -Ehi, ti sei svegliata finalmente!- fa, posando il cellulare e incrociando le gambe.
Lo guardo confusa (non sono il massimo della lucidità al mattino) e mi tiro indietro i capelli con le mani. -Che ci fai qui?- gli chiedo con la voce impastata.
Nico ignora la domanda, e con la testa accenna al tovagliolo posato sul comodino. -Vedo che hai letto il mio biglietto-
-Sì, e avrei una cosa da dirti-
-Cosa?- fa guardandomi incuriosito.
Lascio trascorrere qualche altro secondo prima di rispondere, giusto per creare un po' di suspence.
-Vaffanculo, Nico- esordisco, e lui scoppia a ridere.
Sto seriamente prendendo in considerazione di mettere la sua risata come suoneria del telefono.
Ma cosa cazzo sto dicendo?! No, probabilmente sono ancora troppo assonata, ecco perché sto facendo questi strani pensieri.
-E ora, se non ti dispiace, puoi uscire che mi devo vestire?- gli faccio, indicandogli la porta. Se continuiamo di questo passo, non sarò mai pronta entro le otto.
-Beh, in realtà sì, mi dispiacerebbe perdermi lo spettacolo- fa un sorriso malizioso e alza le sopracciglia, reggendosi la testa con una mano.
Una volta realizzato ciò a cui sta alludendo Nico, sbarro gli occhi e divento rossa peperone: non può averlo detto seriamente.
-Pervertito!- urlo, lanciandogli il cuscino alla mia sinistra, che però para ridendo.
-Sarò anche pervertito, ma almeno non sembro un pomodoro!- mi rilancia il cuscino prendendomi in piena faccia, cosa che lo fa ridere ancora più forte.
Mi alzo fingendomi offesa, e mi chino verso di lui, poggiando le mani sulle sue ginocchia: i nostri nasi sono a pochissimi centimetri l'uno dall'altro. -Tu non mi vedrai nuda, mai e poi mai- dico fissandolo negli occhi, cercando di essere il più convincente possibile.
A quanto pare non riesco nel mio intento, dato che lui sfoggia di nuovo quel suo sorriso malizioso. -Sfida accettata!- esordisce a bassa voce, per poi alzarsi dalla poltrona e uscire dalla stanza, senza nemmeno voltarsi.
Sfida accettata?! Non mi farei vedere da lui senza i vestiti nemmeno se mi pagassero.
La voce nella mia testa mi ricorda che, anche se per sbaglio, mi ha già vista senza maglietta ieri a casa sua, ma fingo di non sentirla e mi precipito in bagno, prima che si faccia tardi.
Lavata e profumata, mi trucco e decido di indossare una camicetta bianca e una gonna rossa a quadri, il tutto abbinato ad una fascia dello stesso colore di quest'ultima e delle Dottor Martin's nere. Sì, mi sto vestendo più elegante del solito, ma sto accompagnando Andrea ad un'agenzia di moda, quindi...

Esco dalla mia camera e mi dirigo in cucina, dove trovo la tavola apparecchiata per tre e Nico appoggiato al ripiano con i fornelli intento a sorseggiare una tazza di caffè.
Dejavù?
-Sei bellissima-
Nico mi prende alla sprovvista, e le mie guance si abbinano al colore della fascia. Non va bene questa cosa: sono sveglia da neanche un'ora e già sono arrossita due volte. La presenza di Nico non mi fa bene.
-Dov'è Valeria?- chiedo, cercando di cambiare argomento.
-Non lo so, perché?-
-Ma allora chi ti ha aperto?- lo guardo con aria interrogativa e, come se si fosse sentita chiamare, Valeria spunta dal corridoio con i capelli scompigliati.
-Ma la smettete di fa' casino?- sbadiglia e, anche se rincoglionita dal sonno, sbarra gli occhi alla vista di Nico. -E tu come mai qui?-
-Stanotte non ho chiuso occhio, e così quando s'è fatta l'alba so' venuto qui in cerca di compagnia- risponde finalmente, continuando a sorseggiare il caffè.
Io e la mia coinquilina rimaniamo in silenzio, in attesa del continuo del racconto.
-T'ho mandato un messaggio, ma il tuo ultimo accesso era a mezzanotte e mezza, quindi ho dedotto che stavi ancora dormendo... e avevo ragione- si lascia scappare un mezzo sorriso, e io mi comincio a chiedere da quanto tempo Nico stesse in camera mia prima che me ne accorgessi. Dovrei preoccuparmi?
Comincio a spazientirmi, decido di tagliare corto. -Okay va bene, ma come sei entrato?-
Il ragazzo di fronte a noi fa scorrere lo sguardo dalla tazza che tiene in mano, a me, a Valeria, e infine di nuovo al caffè. Smuove un po' la bevanda, e prima di prenderne un altro sorso, si limita a dire: -La chiave di riserva sotto lo zerbino è un classico-.
Io e la mia migliore amica ci scambiamo uno sguardo perplesso, provocando una breve risata di Nico, che contagia tutte e due. Effettivamente, abbiamo avuto l'idea di mettere la chiave lì dopo averlo visto fare in un film americano di cui non ricordo il titolo. Forse, perché in realtà lo abbiamo visto in più di uno...
Finalmente, ci sediamo tutti e tre per fare colazione, Nico a capotavola.
-Vedo che sei già pronta, tra quanto arriva Andrea?- mi chiede Valeria radiosa, probabilmente per l'effetto che le fanno le Gocciole.
-Andrea?- Nico si gira di scatto verso di me, con sguardo confuso. O forse infastidito, non riesco a decifrarlo.
-Eh sì, mentre ieri mi riportava qui mi ha chiesto se avessi voglia di accompagnarlo in agenzia, per poi pranzare con lui. Per farsi perdonare- cerco di giustificarmi, e non capisco nemmeno perché lo sto facendo. Di cosa dovrei giustificarmi con Nico?
-Ah, fantastico!- Nico accenna un sorriso, più finto dei brillantini sui miei orecchini. Che gli prende?
Mi limito a ricambiare il sorriso, e dopo nemmeno due secondi il ragazzo di alza di scatto da tavola.
-Ora devo proprio scappare-
-Dove devi andare?- gli chiedo. In realtà non mi interessa minimamente, ma lo faccio per educazione. Lo giuro.
-Cazzi miei- risponde con tono freddo, ma il bacio che mi schiocca sulla guancia subito dopo lo contraddice.
Non faccio in tempo a salutarlo, che è già uscito dalla porta e sento la macchina mettersi in moto dalla finestra aperta. Ormai la riconosco.

-Scusa se ti ho fatto aspettare, non riuscivo a trovare la borsa- mi scuso con Andrea mentre entro nella macchina, che mi sorprende non essere la Fiesta nera che ormai ho impressa nella mente. Andrea deve aver notato la mia espressione stupita, perché mi spiega che il meccanico ha finito di aggiustarla.
Subito dopo mi schiocca un bacio sulla guancia per salutarmi, e mi torna in mente Nico. Basta pensare a lui, Cleo: oggi sei con Andrea, almeno lui sta cercando di farsi perdonare. Quell'altro stronzo nemmeno ha accennato delle scuse.
Nemmeno il tempo di finire di insultarlo mentalmente, che mi vibra il cellulare: una notifica dallo stronzo.
Apro WhatsApp e noto che mi ha mandato un video, così mi guardo in torno per controllare se Andrea l'abbia notato. Nessun cenno, occhi fissi sulla strada: apro il video.
Pessima idea: parte una canzone di Tiziano Ferro, cantata di sottofondo da Nico. Più che di sottofondo, la sta cantando a squarciagola, tanto che la voce del cantante si sente a malapena.

Andrea sobbalza, e per un attimo mi sale  l'ansia che per colpa di quello stupido video avremmo potuto fare un incidente.
-Cos'era?- chiede il ragazzo affianco a me in una risata.
-Niente di importante-
Andrea non insiste e, una volta terminato il video, abbasso il volume a zero e lo rimetto da capo.
Lo avrò guardato ormai circa una decina di volte, ipnotizzata dall'espressione da bambino spensierato di Nico, quando noto che ci siamo fermati.

Bipolare - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora