Capitolo 19

1K 40 4
                                    

Entro nel primo pub che incontro. Ho bisogno di qualcosa di fresco, che mi risvegli per bene. All'interno non c'è molta gente, giusto qualche donna ultra-cinquantenne che cerca di sentirsi di nuovo giovane indossando vestitini troppo corti, e un gruppetto di ragazzi all'incirca della mia età seduti ad un tavolo. Cerco di individuare qualcuno che io possa conoscere con lo sguardo: nessun volto mi è noto. Perfetto!
Mi avvicino piano al bancone, come se avessi paura di svegliare la gente che dorme nelle case qui vicino. -Salve, cosa desidera?- mi chiede una donna (che suppongo sia la barista), intenta ad asciugare un bicchiere con un panno.
Ci penso un po' su. Non sono abituata a venire in posti del genere (tanto meno in piena notte), quindi non ho proprio idea di cosa prendere. Non sono nemmeno una che regge l'alcol, quindi non sono mai stata molto propensa a bere.
La vita è più bella con un po' di rischio. La voce di Nico mi rimbomba nella testa.
-Allora? Prendi da bere o mi vuoi far solo perdere tempo?!- fa la barista, spazientita dal mio lungo silenzio.
Ho bisogno di qualcosa che me lo tolga dalla testa.
-Mi va bene qualsiasi cosa, basta che sia forte- mi limito a dire, e la barista annuisce, cominciando a mischiare liquidi colorati alternati ad alcuni trasparenti.
-Insonnia?- fa una voce alle mie spalle, e mi volto di scatto per lo spavento. È un ragazzo dai folti capelli castani molto alto, con un intenso sguardo color smeraldo, accentuato dalle sopracciglia.
L'ho già visto da qualche parte, o almeno credo.
Probabilmente mi sto confondendo con qualcun altro.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- lo sconosciuto allarga gli angoli della bocca in un sorriso, e solo ora mi rendo conto che lo sto fissando in silenzio da troppo tempo.
-No, scusa, è che io... Sì, è insonnia- taglio corto. Non ho proprio voglia di parlare di Nico, tanto meno a un ragazzo incontrato in un pub nel cuore della notte.
La nostra conversazione viene interrotta dalla donna dietro al bancone, che mi porge un bicchiere dal contenuto arancione. Lo afferro con un gesto fulmineo e me lo porto alle labbra.
-Non vuoi sapere che cos'è?- fa lei confusa, e mi rendo conto che probabilmente è insolito che qualcuno le chieda di preparargli qualcosa a caso e poi non le domandi nemmeno cosa stia bevendo.
Ma l'unica cosa che conta adesso è togliermelo dalla testa.
Non rispondo nemmeno alla barista, e mando giù un lungo sorso del mio drink. Deve essere molto forte, perché la gola mi sta andando a fuoco.
La donna mi lancia un'occhiataccia, e va a servire una delle donne con brandelli di stoffa al posto dei vestiti.
-Temeraria, la ragazza- lo sconosciuto riprende a parlare, e questa volta sfoggia un sorriso più piccolo, ma non per questo meno ammiccante.
Lo ignoro e mi riporto il bicchiere alle labbra. Non ho voglia di perdere tempo.
Il liquido mi brucia la gola, e per un attimo mi chiedo se la barista ci abbia versato della soda caustica.
-Comunque piacere, mi chiamo Andrea- continua, tendendomi una mano.
Ma la vuole piantare questo? È un ragazzo davvero molto carino, e se fossi in uno stato migliore sarei sicuramente contenta che mi stia parlando, ma adesso ho solo voglia di levarmi dalla testa quello stronzo di Nico.
Un momento...
-Piacere, io sono Cleo- poggio il bicchiere sul bancone e gli stringo la mano, sfoggiando un sorriso smagliante. Forse, facendo nuove conoscenze, mi dimenticherò di Nico.
-Cleo? Che bel nome- ripete la frase che ormai sono abituata a sentire ogni volta che mi presento a qualcuno.
Gli sorrido in risposta, e lui ricambia.
-Non ti ho mai vista da queste parti... Sei nuova di qui?-
-Beh... Sì. Sai com'è, non mi sveglio spesso nel cuore della notte con il bisogno di bere- rispondo, e dalla faccia che fa me ne pento subito.
-Bisogno...? Cos'è successo, per darti questa esigenza?- La mette sul ridere, e io emetto un sospiro di sollievo. Menomale che almeno non ha pensato che fossi un'alcolizzata in astinenza.
-Non mi va di parlarne- taglio corto, e mi accorgo che non lo sto guardando più in faccia.
Davvero mi mette così a disagio parlare di Nico?
-È stato un... ragazzo?-
Lo fulmino con lo sguardo, e lui alza le mani in segno di resa. Mi sento un po' in colpa per starmela prendendo con lui, che non c'entra niente, ma non mi sta aiutando a dimenticare Nico. Ingoio tutto d'un fiato il resto del mio drink, e sento l'esofago andarmi in fiamme.
Magari bere può aiutarmi. Già sento la vista annebbiarsi.
L'ho detto che non reggo l'alcol.
-Okay, ho capito: è uno stronzo totale-
Mi scappa un risolino e annuisco. Non dovevo farlo: scuotere la testa mi confonde ancora di più le idee.
Okay, Andrea, se continui a farmi ridere puoi restare.
-Sai, forse riesco a immaginarmelo: anch'io ho sempre a che fare con uno stronzo totale, ci abito insieme!-
Mi lascio andare in una risata incontrollata. Ormai non ho più il controllo di nessuna parte del mio corpo.
-No no, non è come pensi: non sono gay. Vivo con il mio migliore amico- Si porta una mano alla nuca, e la mia risata si fa ancora più fragorosa, tanto che le poche persone nel locale si girano a guardarmi. Ma per la prima volta, non mi importa.
-Comunque, se vuoi unirti a me e ai miei amici, il nostro tavolo è lì- dice, ammiccando con la testa al gruppetto di ragazzi seduti che avevo notato appena entrata.
Dovrei dire di no. Se mi unisco ad un gruppo di ragazzi che bevono come turchi, non può andare a finire bene.
Ma ormai non ci sto capendo più niente, e l'unica cosa che voglio è che finisca. Non mi importa se bene o male.
-Certo, perché no?-

Bipolare - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora