Capitolo 14

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Io e Nico usciamo dalla profumeria non appena sentiamo gridare i nostri nomi da mia madre.
-Guarda, tesoro: ho comprato questo profumo alla lavanda per tua zia- mi dice mostrandomi il sacchetto sigillato da un bel fiocco dorato.
Fingo entusiasmo per la sua scelta e mi copro la bocca per non ridere. Lei non lo sa, ma una volta zia Rosaria mi ha rivelato quanto detesta l'odore della lavanda da quando lei e mamma erano piccole, perché quest'ultima era fissata con la lavanda e la metteva dappertutto nella loro camera che sosteneva "puzzasse troppo di umido", così diciamo che a zia la lavanda è praticamente uscita dalle orecchie. Però mi ha fatto ripromettere di non rivelare niente a nessuno.
-Oh, guarda laggiù! C'è Gucci!- urla mia madre indicando la boutique proprio davanti a noi, saltellando come una bimba che ha appena visto un parco giochi.
Alzo gli occhi al cielo e poi li poso sul viso del mio ragazzo. Oggi ha i capelli spettinati e porta in testa gli stessi occhiali da sole del nostro primo incontro (o meglio, scontro). È bello anche senza sforzarsi.
-Perché mi fissi?- fa sentendo i miei occhi addosso. Ormai questa domanda ce la facciamo troppo spesso.
-Mi piacciono i tuoi occhiali- mento, anche se non del tutto, perché è vero che mi piacciono i suoi occhiali da sole.
Lui non aggiunge altro, sorride e si sfila gli occhiali porgendomeli.
Lo guardo per chiedere il permesso e lui li agita per farmi capire che posso prenderli. Li indosso e mi specchio sulla vetrina del negozio: ho la faccia troppo piccola per questa montatura, però mi piace. Beh, diciamo che ho la faccia troppo piccola per qualsiasi montatura di occhiali.
-Ti stanno benissimo- Mi ritrovo improvvisamente Nico che mi abbraccia da dietro e ho un sussulto.
Ride per la mia reazione e faccio per ridargli gli occhiali, ma lui mi blocca con una mano. -No, tranquilla, puoi tenerli; addosso a te hanno un non so che di particolare-
Lo guardo attraverso le lenti scure e arrossisco. Perché non può essere sempre così dolce quando stiamo insieme, invece di trasformarsi nello stronzo arrogante che è in realtà?
Entriamo da Gucci senza aggiungere altro, e sbarro gli occhi una volta dentro. Non sembrava così grande questo posto visto da fuori.
Sono sicura che non comprerò nulla qua perché è tutto troppo costoso, però non esiterò a provarmi ogni cosa che mi passerà sotto mano; è la punizione per Nico, fare da critico per ogni vestito che provo come un fidanzato modello. Invece, scommetto che mia madre sarà già con almeno una decina di abiti costosissimi in mano che comprerà anche se non le stanno bene perché lei e mio padre sono ricchi, e poi dice che i vestiti della taglia sbagliata possono sempre tornare utili. Io, anche se sono loro figlia, non mi considero ricca: sì, da bambina avevo sempre vestitini di marca e tanti giocattoli, ma adesso l'unico modo in cui i miei mi aiutano economicamente è pagandomi l'affitto dell'appartamento; il resto (cibo, vestiti, eccetera) me lo pago ormai da sola facendo la babysitter. Non sono una che sopporta molto i capricci dei bambini, ma ormai ho imparato che regalando loro due giocattolini da quattro soldi riesco a farli stare buoni. E poi non saprei in che altro modo guadagnare qualcosa, dato che non ho proprio voglia di avere orari fissi o dovermi svegliare presto ogni mattina. Almeno, babysitting lo devo fare solo circa tre o quattro volte la settimana, in cui mi faccio pagare tra i quindici e i venti euro l'ora. Dipende dai bambini con cui lavoro.
-Ma quindi adesso cosa dovrei fare io esattamente?- mi chiede Nico tirandomi a sé per un polso. Ha ancora quell'espressione divertita in volto che mi infastidisce.
-Adesso dovrai seguirmi come un cagnolino mentre perlustro l'intera boutique in cerca di qualcosa che possa piacermi, poi mi seguirai fino ai camerini tenendo in mano tutto quello che ho scelto e mi dovrai dire cosa mi sta bene e cosa no. Infine, quando usciremo da qui, dovrai portare le buste al posto mio come fa un bravo fidanzato, amore mio- glielo spiego come fossero delle semplici istruzioni per montare un mobile dell'Ikea.
Lui continua a fissarmi le labbra mentre parlo, e la cosa mi mette un po' a disagio, così me le mordo per fargli capire che l'ho notato e lui distoglie lo sguardo. Mi sembra addirittura un po' imbarazzato, ma forse è una mia impressione.
Lo prendo per mano e lo trascino nella moltitudine di stampelle e paillettes che abbiamo davanti.

-Ne hai ancora per molto?- piagnucola Nico, e quasi non lo sento a causa della montagna di vestiti che ha in mano e che arriva quasi a coprirgli il naso.
Io rido e lui mi scocca un'occhiataccia.
-No, penso che possano bastare. Andiamo a provarli!- dico guardandomi attorno alla ricerca dei camerini. Nico alza gli occhi al cielo e mi segue con i vestiti in mano.
Entro nel primo camerino libero e lui si siede su uno degli sgabelli di fronte, che penso siano messi apposta per non far aspettare in piedi quei poveretti degli accompagnatori di noi ragazze.
Mentre sto provando il primo vestito, sento aprirsi il camerino affianco al mio e il tonfo di qualcuno che si siede su uno sgabello.
-Anche tu qui, prigioniero di qualcuna?- fa una voce maschile da fuori, e penso ce l'abbia con il ragazzo con una quindicina di vestiti in mano che è il mio accompagnatore.
-Eh, già. Cosa non si fa per 'ste ragazze, no?- risponde Nico, e mi avvicino alla tenda per ascoltare meglio la conversazione.
-Hai proprio ragione. È lì dentro, la tua ragazza?-
C'è qualche secondo di silenzio, in cui suppongo che Nico stia valutando se rivelare o no la verità su di noi a quello sconosciuto.
-Sì, si sta provando un vestito. Anche se secondo me è inutile, dato che qualsiasi cosa se mette le sta d'incanto-
Rimango a fissare la tenda del camerino come un'ebete. Davvero Nico pensa queste cose di me? Non me l'aspettavo. Beh sì, insomma, mi ha già detto che stavo bene con la sua felpa gigante e i suoi occhiali troppo grandi per la mia faccia, ma non mi aspettavo questo.
-Comunque piacere, mi chiamo Michele- fa la voce, e in quel momento ricordo che ho un vestito da provare in fretta; se resto qui dentro ancora a lungo capiranno che stavo origliando.
-Piacere, Nico- risponde il mio ragazzo, e io esco dalla cabina proprio nel momento in cui si stanno stringendo la mano.
-Come sto?- chiedo rivolta a Nico facendo una piroetta per mostrargli il vestito per intero. È senza spalline, di seta rosa pastello e la gonna a ruota mi arriva fino a poco sopra il ginocchio.
-Wow- è tutto ciò che dice Nico, che ha gli occhi sbarrati. Ci sto tanto male?
-Sei stupenda- fa poi quasi in un sussurro, e mi chiedo se ce l'abbia davvero con me.
Improvvisamente si apre anche l'altra tenda, rivelando una ragazza alta e magrissima con la frangetta e i capelli castani che le arrivano fin sopra le spalle.
-Amore mio, ti piace?- chiede la ragazza probabilmente rivolta a Michele. Indossa un vestito nero leopardato su una metà del corpetto e cortissimo, che le arriva poco sotto l'inguine. Le sta davvero bene, anche se quel genere di abito non è il mio tipo.
-Sei una favola, amore- dice Michele, e in quel momento noto un accenno di accento spagnolo nel suo modo di parlare.
La ragazza con il caschetto gli si avvicina e si piega per baciarlo, e io e Nico ci guardiamo imbarazzati. Forse è questo che hanno provato i miei genitori quando Nico mi ha baciata.
-Comunque, amore, lui è Nico. Nico, lei è Tania, la mia ragazza- fa Michele facendo scorrere una mano tra Nico e la ragazza.
-Piacere mio- fa Nico porgendole la mano. -Lei invece è Cleo, la mia ragazza- aggiunge poi cingendomi in vita.
Stringo la mano a Michele e Tania e torno tra le braccia di Nico. Non vorrei farlo, ma io questi qua non li conosco e quelle di Nico sono le uniche braccia familiari in questo momento.
Lui mi da un bacio sulla fronte. Finché non è sulle labbra, non mi lamento.

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