Capitolo 18

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Guardo l'ora sulla sveglia del mio comodino: sono le cinque e tredici del pomeriggio. È passata qualche ora da quando sono tornata a casa, distrutta dopo la reazione di Nico.
O forse è passato qualche giorno?
Non ne ho idea, ma comunque ho passato il lasso di tempo che mi separa dall'ultimo incontro con quello stronzo a guardare il soffitto, mangiare i salatini che avevo nascosto nella scrivania in caso di emergenza e alzarmi solo per andare in bagno, per poi ricominciare da capo.
Ai miei genitori ho detto che non mi sono sentita bene e che Nico mi ha dovuto riaccompagnare a casa di corsa, così non si sono insospettiti. Che poi in effetti è vero, sono tornata a casa perché non mi sono sentita bene.
Solo che Nico non era con me.

-Hey, sicura di non aver bisogno di nulla?- Valeria bussa alla porta della mia camera, e mi rendo conto di non sentire una voce che non sia quella nella mia testa da un sacco di tempo.
Fisso la porta come se potessi vedere l'espressione preoccupata della mia coinquilina. Me la immagino mordersi l'interno della guancia, mentre guarda dappertutto tranne me. L'ho già vista in queste condizioni, quando ho avuto il virus intestinale: non sapeva come comportarsi, e si chiedeva sempre se la sua presenza mi facesse stare meglio o peggio. Evitava ogni contatto con me, non per paura di prendersi il virus, ma di fare o dire la cosa sbagliata.
E sono sicura che è così anche adesso.
-Sì sì, tranquilla. Te l'ho detto, ho mangiato qualcosa che non mi ha fatto bene. Ancora qualche ora e passerà- mento, appoggiandomi sui gomiti.
-Ma io ti crederei pure, se solo non avessi passato gli ultimi due giorni a ripetere la stessa identica frase ogni volta che ti chiedo come stai-
C'è una lunga pausa di riflessione (o almeno così mi sembra) in cui tutte e due ci chiediamo cosa dire.
Cosa direste voi se il ragazzo più stronzo del mondo piombasse nella vostra vita come un meteorite, vi facesse incazzare e ridere ogni due secondi, per poi abbandonarvi in lacrime dopo avervi confessato che la madre lo ha abbandonato da piccolo? Non ne ho idea.
-Ho solo un po' di mal di stomaco. Però sta tranquilla, sto bene-
Mai sentite parole più false?
-Okay, beh... Se ne hai bisogno, mi trovi in salotto a guardare un film- conclude lei, e la sento allontanarsi.
So che non mi ha davvero creduta, ma al momento ciò che mi importa è che mi lasci in pace. Non ho voglia di compagnia.

È notte fonda, e la mia camera è resa poco visibile dalla fioca luce della luna che penetra dalla finestra. Non riesco a dormire, e nemmeno smettere di pensare a Nico. Perché doveva capitare proprio a me? Non poteva scontrarsi con un'altra ragazza? Adesso starebbe tormentando lei, non me.
Mi alzo a sedere e mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che non so nemmeno io cosa. Ed è proprio in questo momento che balzo in piedi e mi guardo allo specchio, cosa che non facevo da giorni: ho la faccia depressa e abbattuta, delle occhiaie che mi sembra di avere le borse di Luis Vuitton sotto gli occhi, e ho ancora addosso la felpa. La sua felpa.
Perché non me la sono tolta? Appena tornata a casa avrei dovuto strapparmela di dosso e farla a pezzi, per poi bruciarla.
E allora perché non me la sto ancora togliendo?
Okay, ora basta. Ho bisogno di uscire per schiarirmi le idee.
Ma dove posso andare a giugno in così tarda notte?
Vabbè, qualcosa in giro lo troverò.
Mi sfilo la felpa di Nico con un gesto fulmineo, e comincio a chiedermi quanto tempo l'abbia avuta addosso senza accorgermene; i pantaloncini li ho sostituiti con una tuta quando sono tornata a casa, e allora perché non ho pensato a togliermi la felpa? Anzi, ora che ci penso non avevo la felpa addosso quando sono tornata, era ancora pomeriggio, quindi avevo solo la maglietta rosa. Significa che me la sono messa senza rendermene conto mentre mi stavo deprimendo sul letto? Non avrebbe senso.
Okay, ora basta pensarci. Ho bisogno di schiarirmi le idee.
Mi infilo una felpa (una delle mie intendo), raccolgo i capelli in uno chignon disordinato (sono troppo sporchi per lasciarli sciolti, non li lavo da quasi una settimana), infilo le converse ed esco con ancora la tuta addosso. Tanto, chi potrei mai incontrare in giro alle quattro del mattino?

Bipolare - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora