Capitolo 13

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Mia madre si fa scappare un leggero colpo di tosse mentre si slaccia la cintura di sicurezza e Nico si stacca da me lentamente, facendomi l'occhiolino. Io lo guardo con gli occhi sbarrati e senza muovere un muscolo: come ci si comporta quando la persona che odi di più al mondo ti bacia e tu non puoi respingerla?
La vocina nella mia testa continua a correggermi dicendo che in realtà non volevo respingerlo, ma la zittisco e continuo a guardare stupita lo stronzo seduto affianco a me, che mi risponde con un sorriso.
Scendo dalla macchina senza dire una parola e i miei genitori mi guardano imbarazzati per la scena a cui hanno appena assistito. Beh, almeno adesso non hanno più dubbi sul fatto che io e Nico stiamo insieme.
Camminiamo lungo il viale che porta a Piazza di Spagna senza emmetere suono e dalla faccia confusa di Nico capisco che non ha ancora compreso il motivo del nostro silenzio imbarazzato, ma per fortuna non commenta nulla e continua a camminare.

-È bella proprio come ricordavo!- esclama mio padre appena la fontana è ben visibile. Mia madre si limita ad annuire e io sento gli occhi di Nico addosso.
-Che c'è, non ti piace Piazza di Spagna?- mi sussurra all'orecchio Nico, e io lo guardo male.
-Che cazzo ti è saltato in mente?!- gli faccio a bassa voce, in modo che i miei non possano sentirci.
-Non capisco, pensavo ti piacesse l'idea di venire qui-
La sua finta ingenuità mi sta facendo impazzire.
-Sai cosa intendo dire-
Lui fa un sospiro mettendosi le mani in tasca e fa scorrere lo sguardo dal cielo a me. -Hai detto te che oggi non dovevo comportarmi da stronzo, o sbaglio? Beh, non mi sembra che un bacio sia una cosa da stronzo-
-Lo è se la persona che stai baciando non può protestare-
Sto continuando a sforzarmi di tenere un tono di voce basso, e questa cosa mi sta facendo innervosire ancora di più.
-Eppure, non mi è sembrato ti dispiacesse tanto- fa spallucce e mi rivolge un sorriso egocentrico, avvicinandosi ancora di più. I nostri visi sono a pochi millimetri l'uno dall'altro, sento addosso il suo respiro.
-E allora ti è sembrato male- dico e gli do le spalle. Sento che sta ridendo, ma non ho intenzione di girarmi.
Per fortuna, i miei genitori non hanno assistito alla scena: stanno facendo foto come due perfetti turisti.
Mia madre ci fa cenno di avvicinarci e improvvisamente Nico mi mette un braccio sulle spalle. Gli lancio un'occhiataccia e raggiungiamo i miei che stanno fotografando la scalinata di Trinità dei Monti. Non si legge più l'imbarazzo sui loro volti.
-Tesoro guardala, guardala bene... Non sembra una macchina da scrivere?- mi chiede eccitata mia madre indicandomi la scalinata.
-Sì, mamma, hai ragione...- Le rivolgo un sorriso falso e lei ricambia. Non riesco a non pensare al bacio con Nico e alla sua strafottenza di un minuto fa. 
Mi guardo intorno. Come posso fargliela pagare?
Sto per arrendermi, quando improvvisamente noto un viale con negozi tutti in fila uno accanto all'altro. -Mamma, che ne dici di una passeggiata lungo via del Corso? Magari facciamo un po' di shopping- propongo a mia madre, e subito le si illuminano gli occhi.
Prendo la mano del mio ragazzo con un sorriso smagliante in volto. -Amore, adesso andiamo a fare shopping, non sei contento? Così io mi posso provare i vestiti e tu mi dirai se mi stanno bene... Ah, e tranquillo, ci sono un sacco di negozi in cui entrare, vedi?- gli dico indicando via del Corso con un dito.
Lui mi guarda malissimo e io gli rispondo con un occhiolino. Così impari, stronzo.
Lo trascino verso la meta scelta e ad un certo punto mi tira per un braccio per farmi avvicinare. -Bella mossa, Cleo- mi sussurra in un sorriso divertito.
Il mio tentativo di fargliela pagare lo diverte?
-Lo so, grazie- Cerco di nascondere la confusione nella mia voce, e penso di esserci riuscita.
Camminiamo verso via del Corso, mano nella mano, e comincio a pensare a come possiamo apparire alle persone che ci guardano: una ragazza castana dagli occhi innocenti insieme ad un bel ragazzo moro poco più alto di lei e pieno di tatuaggi. Fino ad ora non avevo mai notato che avesse così tanti tatuaggi. Forse ero troppo presa dal suo particolare fascino.
Dobbiamo sembrare proprio una strana coppia da fuori, e sono convinta che tra me e lui non potrebbe mai funzionare, neanche se fossimo tutti e due innamorati persi. Cosa che non siamo.
Mi giro verso Nico per scrutare meglio i suoi tatuaggi e noto che anche lui è sovrappensiero.
Cosa avrà in testa che lo prende così tanto?
-Stai escogitando la prossima trovata per farmi innervosire?- provo, e lui ha un sussulto. Doveva essere proprio preso.
-Eh? Cosa...? Ah sì, sì, la stavo giusto pianificando...- La sua voce tremolante solitamente ferma lo tradisce.
Non incrocia il mio sguardo e capisco che non vuole dirmi la verità, ma non insisto.
-Uhh sì, fermiamoci un attimo da Dior, per favore! Devo comprare un profumo per il compleanno di mia sorella!- fa mamma in un urletto isterico, e questo mi ricorda che tra una settimana devo chiamare zia Rosaria per farle gli auguri. Lei è l'unica parente con cui ogni volta che parlo non ho il desiderio di strozzarmi con l'ossigeno che sto respirando, quindi mi sembra giusto una telefonata per il suo compleanno.
Entriamo nel negozio e veniamo accolti da una nube profumata di essenze di ogni genere, dalla più delicata a quella più "profumata".
-Ammazza che svampata!- escalma Nico leggendomi nel pensiero.
Io rido per la sua imprecazione, e lui tossisce apposta per sottolinearla.
Mi guardo intorno e mi sento persa tra la varietà di boccette di ogni forma e colore da cui sono circondata. Provo a percepire col naso la scia di profumo più delicato e trascino Nico verso lo scaffale scelto. Ho proprio voglia di cambiare profumo, quello che ho già alla vaniglia sta cominciando a stancarmi.
Leggo qualche etichetta per vedere se ne conosco qualcuno, ma poi mi arrendo e ne prendo uno a caso, spruzzandomelo su un polso. Non riesco a riconoscere l'odore, così lo leggo sulla boccetta: è giglio. Non è male, potrei decidere di prendere questo.
-Non mi piace- fa Nico, che nuovamente sembra avermi letto nel pensiero. Gli ho lasciato la mano per prendere la boccetta, e ora lui è a braccia conserte e scruta quel che ho in mano con disprezzo.
-Perché?-
Non mi sembrava tanto male come profumo.
-Non ti conosco molto, ma abbastanza per dirti che quel profumo non è da te- fa spallucce e mi prende la boccetta di mano per poi posarla sullo scaffale.
Lo guardo senza dire una parola e lui prosegue. -Sai, il profumo è un tratto distintivo di ciascuno di noi, anche se poco importante. Non so te, ma io le persone le associo a profumi, e ognuno ha il suo; te ormai sai di vaniglia. Ogni volta che sento il profumo di dolci appena sfornati quando passo davanti alla pasticceria, mi vieni in mente te. Ed è un profumo buonissimo-
Non so cosa rispondere. Dovrei dirgli che anche a me piace il suo profumo? Dovrei confessargli che ho dormito con la sua felpa e che non riuscivo a smettere di pensare a lui e al suo profumo?
-Era una battuta sul mio cognome?- mi limito a chiedere in una risata smorzata. Non mi viene in mente altro.
-In che senso?-
-Il paragone del mio profumo con quello dei dolci. Era una battuta sul mio cognome?-
Lui mi guarda confuso, e comincio a chiedermi se io gli abbia mai rivelato il mio cognome.
-Perché, qual è il tuo cognome?-
-Dolce. Io mi chiamo Cleo Dolce-
Lui scoppia a ridere, e io faccio la finta offesa.
-Scusa, non è per il tuo cognome; è solo che dirti che il profumo di dolci mi fa pensare a te e poi scoprire che Dolce è il tuo cognome è una coincidenza assurda- spiega, e io sorrido per trattenere una risata. Effettivamente ha ragione.
-E tu, invece? Come ti metti di cognome?- gli chiedo curiosa. Ora che lui sa il mio, mi sembra giusto che io sappia il suo.
-Moriani- dice lui fiero, portandosi la mano al cuore.
Rido del suo gesto, e lui ride in risposta.
Adoro il suono della sua risata.

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