Capitolo 2

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Finalmente a casa, l'unico posto in cui posso stare tranquilla. Beh insomma, dove potrei stare tranquilla se non ci fosse quella pazza scatenata della mia coinquilina a rompermi le scatole come se non ci fosse un domani.
-Hey Cleo, com'è andata oggi?- mi chiede Valeria appena varco la soglia della porta.
Deve aver notato la rabbia nei miei occhi perché quando non le rispondo non obietta nulla. Meglio così.
Mi fermo solo a poggiare la borsa, poi vado direttamente in bagno a farmi una doccia calda per sbollire la rabbia. Ancora non riesco a non pensare all'insolensa di quel tizio che si credeva forte parlando in romano. Mah.

Proprio mentre mi sto asciugando i capelli e sembra che l'incontro con il ragazzo maleducato non mi pesi più, sento Valeria chiamarmi insistentemente dal salotto.
-Ti sta squillando il telefono- dice indicando lo schermo luminoso sul tavolino.
Lo prendo in mano e leggo il numero sul display. Strano, sembra proprio il mio. Lo rileggo un'altra volta per assicurarmene, ma Valeria comincia a spazientirsi, quindi decido di rispondere.
-Ehm... Pronto?- dico, con la voce talmente incerta che sembra mi aspetti veder sbucare un mostro gigante dallo schermo.
-Pronto? Sono Nico, il ragazzo con cui ti sei scontrata oggi- risponde la voce dall'altro capo del telefono. Ecco che sento ribollire la rabbia.
-Cosa vuoi da me? Vorresti scusarti per avermi urtata? Beh carino, dopo avermi fatto innervosire così tanto con la tua insolenza sappi che le tue scuse non le accetto-
Sono più nervosa di quando pensassi.
-Ao statte calma n'attimo! Prima di tutto non ti devo nessuna scusa, semmai sei te che dovresti scusarti. E secondo, non so se ti sei accorta che quello che hai in mano è il mio cellulare-
Allontano un attimo il telefono dall'orecchio e controllo lo sfondo: è la foto di due ragazzi in spiaggia. Uno di loro è Nico, lo riconosco dagli occhiali da sole; l'altro ha i capelli castano scuro, gli occhi verdi e porta un paio di occhiali da sole rossi in testa. È molto carino anche lui, ma la sua è una bellezza classica, diversa da quella di Nico.
-Oi, sei ancora viva?- mi riporta alla realtà il ragazzo al telefono.
-Eh? Si si, scusa, stavo... ehm... controllando i popcorn!-
Perché mai dovrei controllare i popcorn se nemmeno mi piacciono?
-Okay... In ogni caso, durante lo scontro ci siamo scambiati il cellulare, e io rivorrei il mio, grazie! - fa con una nota di ironia. Se lo vedo lo picchio.
-Se trovo anche solo un graffio sul mio telefono giuro che ti conviene scappare in Lituania- lo minaccio. Mi giro e trovo Valeria a fissarmi, così le faccio cenno che le spiegherò tutto più tardi.
-Uuh che paura! Anvedi la raggazzetta come caccia gli artigli-
Okay. Mi devo calmare se non voglio rompere qualcosa.
-Senti, non mi va proprio di farmi venire una crisi di nervi, quindi adesso o mi porti rispetto o il tuo telefono lo ritrovi in fondo al Tevere!-
-Ricorda che anche io ho il tuo telefono, e se succederà qualcosa al mio può essere che il tuo finisca sotto la mia macchina-
Cazzo. Non ci avevo pensato.
-Allora, che vogliamo fa'?- sbotta lui, non avendo ricevuto risposta.
-Se mi dai l'indirizzo te lo spedisco per posta-
-Ma quale posta! Non me fido. Meglio vederci di persona- propone.
Meglio di no, penso, se lo incontrassi non farebbe una bella fine...
-Non penso sia...-
-Niente storie. Domani mattina alle nove al bar vicino alla stazione- mi interrompe prima che possa finire la frase.
-Come fai a sapere che abito lì vicino?-
-Non lo so, è che sono io che ci abito vicino ed è io punto d'incontro più comodo per me-
Ovviamente, sarebbe stato troppo educato da parte sua chiedermi dove preferissi che ci incontrassimo.
-Vabbè, a domani micetta-
Micetta?!
-Come mi hai chiamata, scusa? -
-Micetta. Tiri fuori gli artigli quando in realtà si vede che non faresti male a una mosca- dice in tono tranquillo, come se chiamare una sconosciuta che non ti sopporta "micetta" fosse una cosa normale.
Non ho nemmeno il tempo di rispondere che lui ha già attaccato. È un maleducato punto e basta.
-Chi era? - chiede Valeria confusa. Probabilmente non ha capito niente di tutta la conversazione.
-Uno stronzo con cui per sbaglio ci siamo scambiati i telefoni-
-E cosa ti ha detto? -
-Domani mattina ci vedremo per riprenderci ognuno il proprio-
Valeria si avvicina e comincia a guardarmi in modo strano. So già dove vuole andare a parare.
-È carino?- mi chiede, sperando sicuramente che io le dica che mi sono innamorata perdutamente a prima vista  di uno sconosciuto come nei film americani. Lei ama queste cose.
-È uno stronzo- rispondo secca. È la verità.
-Ti piace! - mi canzona lei.
Io con quello lì? Neanche morta.
-Ma neanche per sogno! È uno stronzo insolente che non pensa ad altri che a se stesso!- sbotto, spaventando Valeria che sussulta.
-E te che ne sai? - mi chiede dopo essersi ricomposta.
-Si vede- chiudo la conversazione e me ne torno in bagno ad asciugarmi i capelli.
Ecco fatto. Quello stronzo non me li ha fatti finire di asciugare in tempo e adesso sono diventati crespi!
Domani lo rovino.

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