Capitolo 10

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Nico addenta un pezzo di carne e manda giù quasi senza masticare: si vede che è nervoso. Non ho la minima idea di cosa dire e l'unica cosa che vorrei chiedergli è il motivo della sua reazione. Insomma, non sarebbe stato meglio se avesse fatto finta di non vedere Cristiano farmi l'occhiolino?
-Come sono i totani?- mi chiede in tono tranquillo, e io ho un sussulto. Non è più nervoso? Okay, questo suo bipolarismo mi sta facendo impazzire.
-Buoni- rispondo, anche se non li ho ancora nemmeno assaggiati.
-Fammi controllare- fa lui, tagliando un pezzo dal mio totano e mettendoselo in bocca prima ancora che io possa replicare.
-Mhh, che delizia!- esclama e per sottolinearlo agita la mano come fanno gli chef nei telefilm.
-Ehi!- faccio per rubargli un boccone di bistecca, ma lui mi ferma e la taglia al posto mio.
-Sta arrivando l'aereoplano, ciuf ciuf!- prova ad imboccarmi come si fa ai bambini piccoli.
-Da quando in qua gli aeroplani fanno ciuf ciuf?-
-Shh, sta' zitta e mangia!- e mi infila la forchetta in bocca. Davvero squisito.
-Ti piace, eh?- mi fa notando la mia espressione soddisfatta.
-No, gli aereo-treni hanno un sapore troppo metallico- rispondo ancora con tutto il cibo in bocca.
Lui scoppia a ridere, e io rido di conseguenza.
Mangiamo tutto tra risate e aeroplani e, quando arriva il momento di andarcene, Nico dice di voler andare a salutare Fabrizio per ringraziarlo dell'ottima cena.
Faccio per alzarmi e Nico mi porge il braccio. Vabbè, che sarà mai prenderlo a braccetto, dopotutto? Alla fine abbiamo passato una bella serata, e questo solo grazie a lui. Beh, a parte quei momenti di rabbia contro il povero Cristiano...
-Fabri', do' stai?- urla Nico, e io mi sento in imbarazzo per tutte le persone che si sono girate a fissarlo. Mi guardo intorno e noto due ragazze più o meno della mia età che guardano Nico e sghignazzano come due ochette.
Dalla cucina arriva Fabrizio, che sembra ancora più allegro di quando ci siamo salutati la prima volta.
-Nic! Allora, com'è andata 'sta cena? Era tutto de vostro gradimento?- ci chiede. La sua voce è sempre roca allo stesso modo.
-Tutto buonissimo! Te giuro che tra 'n po' ce magnavamo pure il tavolo. Vero, amò?- Nico si volta verso di me.
-Sì sì, tutto squisito- rispondo assente. Non riesco a smettere di pensare a quelle due ochette... Mi hanno infastidito, non so perché.
-Vabbè, Fabri', te saluto che mo la riporto a casa, questa qui- dice Nico cingendomi in vita. Mi giro in direzione delle due ragazze che, probabilmente vedendo il gesto affettuoso da parte del mio ragazzo, hanno smesso di ridere. Ora sì che mi sento meglio.
-Va bene, Nic, ma ricordate de porta' più spesso 'sta bellissima ragazza. A presto!- dice, e io gli sorrido in risposta.
Mentre ci dirigiamo verso la porta incrociamo lo sguardo di Cristiano, che sta portando degli spaghetti allo scoglio al tavolo tre. Nico mi stringe ancora di più a sé e il povero cameriere si innervosisce, urtando per sbaglio il calice di vino e facendolo cadere sul vestito bianco della signora seduta al tavolo, che si alza di botto e comincia a insultarlo.
Usciamo prima di poter essere coinvolti in qualcosa di spiacevole e Nico ha un sorriso soddisfatto sul volto.
-Perché sorridi?- gli chiedo, e so già che è perché vedere Cristiano mentre viene insultato da una signora lo diverte molto.
-Perché mi piace stare con te- risponde invece, e io arrossisco e abbasso lo sguardo. Sono sicura che Nico lo abbia notato e aspetto che mi prenda in giro sulla mia faccia da Pikachu, invece non dice nulla.
Entriamo nella sua Fiesta nera senza dire una parola. Perché dopo quella sua confessione è calato un velo di imbarazzo? Ho un leggero brivido e Nico lo nota. -Hai freddo?-
Sto per rispondergli di no, ma noto che in realtà ho la pelle d'oca, così annuisco.
Senza dire niente, allunga una mano fino ai sedili posteriori, tira fuori una felpa bordeaux e me la porge.
-No no, tranquillo, non fa niente- dico stringendomi nelle braccia.
-Dai, prendila, non ti morde mica- ride e me la porge nuovamente. La afferro e me la infilo in silenzio. Ha un profumo buonissimo. Il suo profumo.
Mi sta un po' grande, però ora sto meglio.
-A che ora ti vengo a prendere domani?- mi risveglia dai miei pensieri Nico, che ha lo sguardo fisso sulla strada. Non mi ero accorta che fossimo già partiti.
Lo guardo confusa e lui mi ricorda della gita turistica promessa ai miei genitori. Mi porto una mano alla fronte: me l'ero completamente dimenticata.
-Allora, a che ora passo da te?- mi ripete e io ci penso su.
-Verso le dieci arrivano i miei sotto casa, quindi tu cerca di essere lì massimo per le dieci e un quarto-
-Sissignora!- risponde facendo il gesto dei soldati.
Io gli do uno schiaffetto sul braccio e lui scoppia a ridere.
Arriviamo al condominio qualche secondo dopo, e Nico mi accompagna fino alla porta. In quel momento mi sorge un dubbio. -Scusa, ma stamattina come facevi a sapere dove abito? Io non te l'ho mai detto- gli chiedo.
-Tu al telefono mi hai detto che abiti vicino alla stazione, e sospettando già che vivessi in un appartamento mi sono limitato a cercare il tuo nome sui citofoni degli unici tre condomini della zona. E dato che uno di questi è il mio e conosco tutti quelli che ci abitano, non ci ho messo molto a trovarti- mi spiega e faccio spallucce. Effettivamente ha ragione.
Siamo vicinissimi, forse anche troppo, e tra noi è calato un silenzio imbarazzato.
Metto una mano sulla maniglia della porta e lo ringrazio della cena.
Lui mi guarda con gli stessi occhi di quando gli ho chiesto di rimanere dopo la sua lite con Cristiano e mi sorride. Devo ancora capire se è il sorriso a renderlo bello o è lui che rende irresistibile il suo sorriso.
-Grazie a te per essere venuta- aggiunge, e io entro senza dire altro.
Salgo le scale fino al mio appartamento e dalla finestra lo vedo andare via.
-Allora, com'è andata la serata?- mi chiede Valeria alle mie spalle e io ho un sussulto. Sto avendo fin troppi spaventi per una giornata sola.
Mi giro verso di lei e le rispondo che è andato tutto bene.
Mi guarda e spalanca la bocca. -È la sua felpa quella?-
Oddio è vero, mi sono completamente scordata di ridarla a Nico.
-Ehm... Sì, è solo perché avevo freddo e non avevo una giacca, niente di più- rispondo secca, ma Valeria non molla.
-Sì sì, mettiamola così- dice lei in un sorrisetto. Alzo gli occhi al cielo rassegnata: quando Valeria si mette in testa qualcosa è quasi impossibile dissuaderla.
-Vabbè, io vado a letto che ho sonno. Buonanotte-
-'Notte- fa lei in un risolino.
Entro in camera mia e mi metto il pigiama azzurro, dopo aver riposto con cura la felpa di Nico sulla sedia.
Apro leggermente la finestra e mi infilo sotto le coperte. Appena mi rannicchio tutta su me stessa, capisco che fa troppo freddo per dormire con la finestra aperta.
La chiudo e cerco di addormentarmi, ma continuo a rigirarmi nelle coperte per la mancanza d'aria. Mi alzo a sedere e comincio a guardarmi intorno chiedendomi se sia meglio dormire con i brividi e la pelle d'oca o rigirandomi ogni due secondi, finché i miei occhi si posano sulla sedia su cui è posata la felpa bordeaux di Nico. E se dormissi con quella addosso? Poi domani mattina gliela potrei lavare e gliela ridarei senza che se ne accorga.
Allungo una mano e la afferro, poi apro la finestra. Mentre la indosso non posso fare a meno di sentire quel suo buon profumo e cerco di dedurre di cosa possa sapere. Alla fine mi arrendo: quella felpa sa di Nico e basta.
Mi addormento subito sognando felpe bordeaux, macchine nere e occhi scuri.

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