Capitolo 26

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-Ciao amore! Allora, com'è andato il colloquio?- esclama mia madre venendomi incontro e stampandomi il suo rossetto rosso sangue sulla guancia, cosa che ho sempre odiato fin da bambina. Ogni volta che tornava da lavoro e mi vedeva colorare con i pastelli a cera, mi veniva da dietro e cercava di mettermi paura schioccandomi un bacio rumorosissimo sull'orecchio, ma tutto ciò che otteneva era farmelo fischiare. Che fastidio.
Rimango impassibile per un attimo.
Il colloquio?
-Cleo, finalmente! Allora, hai trovato un bambino a cui fare da babysitter?- Valeria entra nella stanza fin troppo felice di rivedermi, e non comprendo la situazione finché non mi fa l'occhiolino enfatizzando l'ultima parte della frase. Quindi Valeria mi ha coperta con mia madre dicendole che stavo cercando qualcuno per cui lavorare.
Capito tutto.
-E' andata molto bene, grazie. Comincio ad occuparmi dei figli di una coppia molto simpatica che ho conosciuto oggi da domani mattina- rispondo fingendomi compiaciuta. Almeno così mi sono giustificata anche l'assenza di domani, e potrò andare all'agenzia di Andrea senza problemi. Oh yes.
-Nico verrà con te?-
Sono stupita di non vedere mia madre stramazzata a terra dopo il mio sguardo assassino.
-Ho detto qualcosa che non va?- riprende lei con la sua solita e odiosa espressione innocente.
Quanto è falsa.
Sto per risponderle male, quando per mia (o per sua, dipende dai punti di vista) fortuna interviene Valeria al posto mio. -No no, ovvio che no. È solo che Cleo ha girato praticamente tutta la mattina sotto un sole cuocente e quindi ora ha bisogno di un meritato pisolino-
Mia madre sfoggia un sorriso che è più una via di mezzo tra un "sì hai ragione, la mia bambina ha bisogno di stare tranquilla" e un "'a 'nvedi sta stronza che mi sta cacciando di casa", per poi dirigersi verso la porta (non prima di avermi schioccato un bacio rumorosissimo sulla guancia).
Finalmente. Posso stare un po' tranquilla dopo tutte le cose che sono successe nelle ultime ore.
-Ah, e comunque...- mia madre esita sulla soglia.
Che palle.
-...ero venuta per invitarti a cena ad un ristorantino molto carino che abbiamo trovato io e tuo padre qualche giorno fa. Abbiamo prenotato per le otto. Porta anche Nico- e, detto questo, se ne va senza neppure finire con un saluto.
Appena la porta si richiude, mi accascio sul divano. Fantastico. Ora dovrei anche invitare quel coglione domani a cena, facendo finta che non sia successo niente.
Facendo finta che non abbia tradito la mia fiducia non dicendomi nulla del video.
-Allora, cosa mi devi raccontare?- Valeria si lancia "aggraziatamente" sul divano accanto a me, e mi viene da ridere. Come può un corpicino così gracile essere tanto sbracione?
Probabilmente troverò la risposta alla mia domanda un'altra volta, dato che la proprietaria di quel corpicino riprende a parlare.
-Dove sei stata tutto 'sto tempo?-
Prima di attaccare a raccontare alzo lo sguardo, incrociando i suoi occhi azzurri intenti a guardare da un'altra parte.
Sa già tutto. O perlomeno, la parte online.
-Hai visto il video, vero?-
Finalmente il suo sguardo si posa sul mio, e alza le spalle come a dire "è ovvio".
Come minimo, quel cazzo di video ha fatto il giro di tutta la zona.
Mi porto le mani sul viso disperata. E se arrivasse anche ai miei genitori? Per loro io sono la figlia perfetta: astemia, studiosa, senza tatuaggi o buchi sulla pelle. Se dovesse arrivare loro il video, mi riporterebbero a Frosinone con loro.
Merda.
Giuro che se trovo quel rincoglionito di Nino che ha postato il video lo faccio a pezzi con le mie mani. Le stesse che adesso mi stanno coprendo il rossore della rabbia sul viso.
Devo essere stata in silenzio a immaginare di strangolare Nico e Nino per tanto tempo, perché sono riuscita a mettere a disagio Valeria, la stessa che, quando un coglione che avrà avuto circa cinquant'anni in metropolitana mi ha guardato il culo, gli ha urlato contro di vergognarsi e che sarei potuta benissimo essere sua figlia, attirando l'attenzione di tutti i passanti e senza far trasparire neanche un accenno di rossore sulle sue guance.
-Vabbè, io sto andando a fare la spesa, che in frigo sono rimasti solo quello schifo di ravanelli che hai insistito per comprare perché volevi assolutamente provarli: ovviamente, la convenzione è ancora sigillata- la mia migliore amica si lascia andare ad una leggera risata che contagia anche me, facendomi dimenticare per qualche secondo tutta la storia di Nico e del video.
Ricordo ancora quando ho rotto le palle a Valeria per quei ravanelli dopo aver visto una ricetta di Benedetta Parodi in TV che volevo assolutamente provare.
Mai aperta la busta.
-Vuoi venire con me?- continua lei, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzare dal divano.
Scuoto la testa. Mi farebbe piacere farle compagnia, anche perché come al solito dopo il mini-market passeremmo sicuramente da Terranova a sfruttare il periodo di saldi, ma adesso ho un assoluto bisogno di stare un po' sola a riflettere.
Valeria mi fa gli occhi dolci nel tentativo di convincermi, ma io non mi smuovo. Nemmeno una felpa nuova riuscirebbe a farmi stare meglio.
-Va bene, allora io vado- si arrende la mia coinquilina, mettendosi la borsetta rosa cipria di Victoria Secret's in spalla. -Stasera che ti va per cena?-
-Niente, grazie. Non ho fame- Mi porto una mano sul gonfiore del mio ventre. La carbonara di Nico era fantastica, ma a stomaco vuoto non era il massimo per la salute della mia flora intestinale.
-Ma su, dai!- Valeria si porta un dito sul mento e guarda in su, pensierosa. -E va bene, deciso: stasera prendo d'asporto da Burger King-
Butto indietro la testa, rassegnandomi al fatto che la mia migliore amica non sa accettare un no come risposta, e quest'ultima se ne esce dall'appartamento vittoriosa.
Almeno, non ha menzionato il Mc Donald's. Troppi brutti ricordi lì...

Le ore successive le trascorro su Netflix, incollata allo schermo del mio portatile per tenermi la mente occupata. Mi sono iniziata una serie niente male, The A list.
Finalmente sento sbattere la porta d'ingresso, ed un -So' tornata!- urlato mi fa capire che non è un ladro, ma Valeria con la spesa.
Guardo l'orario sullo schermo: sono le otto meno dieci, quindi deduco che la mia coinquilina abbia anche preso da mangiare. Il profumino di patatine fritte che mi accoglie appena imbocco il corridoio mi toglie ogni dubbio.
Tutta la suspance di quella serie Netflix mi ha fatto venire una gran fame. Menomale che Valeria non mi ha dato retta!
-Ecco la mia fattorina preferita!- la saluto buttandomi praticamente addosso a lei e schioccandole un bacio sulla guancia.
Mi guardo intorno alla ricerca della M gialla: sul divano ci sono le buste della spesa da sistemare. Alzo gli occhi al cielo a quel pensiero, e riabbassando lo sguardo finalmente la vedo lì, sul tavolinetto da caffè: la busta di carta del Mc.
Mi ci scaravento contro, mentre Valeria si gusta lo spettacolo divertita. -Non ho fame!- mi fa il verso lei, imitando alla perfezione il mio gesto di portarmi la mano sullo stomaco.
Io le faccio la linguaccia per nascondere un inevitabile sorriso, e torno a frugare in quel piccolo paradiso di carta riciclata.
Ne estraggo prima il Crispy Mc Bacon della mia amica insieme alle patatine, ma non senza prima avergliene rubate alcune, poi arriva il turno del mio Mc Wrap. Per ultime caccio le due Coca-cola zero, mentre Valeria fa partire un film anime giapponese sulla TV. Your name. Valeria è fissata con tutto ciò che riguarda il Giappone.
Verso metà film, e una volta esserci spazzolate tutto, la mia coinquilina si alza a prendere qualcosa dentro la borsa, per poi consegnarmelo.
Un foglio di carta piegato.
La guardo interrogativa, ma lei mi fa cenno di aprirlo.
-L'ho incontrato lì- esordisce flebilmente nel momento in cui spiego il foglietto, e mi rendo conto di chi si riferisce solo quando comincio a leggere le prime righe di quella che apparentemente sembra una piccola lettera scritta di fretta.
"Prima che tu realizzi ciò che stai leggendo e strappi questo biglietto in mille pezzi, voglio che tu sappia una cosa: mi dispiace.
Mi dispiace per tutto quello che ti è successo, veramente, non te lo meritavi. Ma non ti chiederò scusa. E non per la mia presunta arroganza o il mio eccessivo orgoglio, ma semplicemente perché io non c'entro nulla. Anzi, mi dovresti ringraziare per averti ospitato a casa mia mentre eri fin troppo brilla.
Prima che ti rincazzi con me anche solo perché respiro (perché sì, ne sei capace) ribadisco che mi dispiace e, giusto per fartelo sapere, ho chiesto gentilmente a Nino di togliere quel video, e così è stato. Quindi non ti devi più preoccupare di niente, micetta."
Alla fine nel biglietto è incisa una piccola N puntata, e dopo la sua ultima uscita sto valutando se strapparlo in mille pezzi (come aveva già previsto lui) o chiamarlo.
Forse è meglio dormirci su.

Bipolare - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora