Capitolo 24

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-Ciao, André-
È Nico a rompere il silenzio agghiacciante che si è creato nel piccolo appartamento, mentre si porta un bicchiere d'acqua alle labbra. Di solito mi irrita questa sua nonchalance, ma adesso la invidio. Sarebbe tutto più facile se fossi stronza come lui.
Io e Andrea continuiamo a fissarci impietriti, senza espressione in volto, e mi chiedo cosa stia pensando lui in questo momento.
Perché io non ho idea di cosa pensare.
Ecco perché sembrava che Nico sapesse cosa fosse successo ieri sera: gliel'avrà sicuramente detto Andrea, portandomi qui dopo essere svenuta.
Ma proprio il coinquilino del ragazzo che cercavo di evitare doveva venirmi a parlare al bancone?
-Daje, André! La pasta se fredda- esclama Nico inforchettando una mezza manica, e il ragazzo in piedi di fronte a me distoglie finalmente lo sguardo dal mio.
-Sì... sì, hai ragione- fa poi, sedendosi a capotavola, accanto a me e a Nico. Si riempie il piatto in silenzio, e io faccio lo stesso.
-Com'è andata oggi, all'agenzia?- gli chiede Nico con la bocca piena, senza nemmeno avere la decenza di coprirsela per parlare. Elegante.
L'espressione tesa di Andrea si scioglie leggermente e, dopo aver mandato giù l'ultimo boccone, inizia a parlare.
-Tutto bene, stamattina è arrivato un ragazzo nuovo per uno shooting di prova. Non ho avuto l'occasione di parlargli, ma mi è sembrato uno scemo totale!- fa una piccola pausa in cui dà un'altra forchettata di carbonara, e ricomincia a spiegare. -Camminava avanti e indietro per l'edificio, perché non sapeva dove si dovesse consegnare il curriculum e si vergognava a chiederlo- finisce con una risata breve ma intensa, a cui si unisce Nico.
-Che deficiente!- commenta quest'ultimo, ed io mi innervosisco. Perché devono giudicare quel povero ragazzo se nemmeno lo conoscono?
-Secondo me invece è un ragazzo simpatico- m'imtrometto nella conversazione, e mi ritrovo gli occhi dei due amici addosso. Quanto vorrei prenderli a sberle, tutti e due.
-Ao, stai attenda a quello che dici, che sennò m'ingelosisco eh!- scherza Nico, ma è l'unico che ride.
Mi giro verso Andrea per sapere perché non ha trovato divertente la battuta dell'amico, e lo ritrovo con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo confuso. Ma perché?
-Ma in che senso, scusa?- chiede infine rivolto all'amico, dopo circa quattro secondi di silenzio agghiacciante.
-Beh, perché io e lei...- Nico fa scorrere una mano tra me e se stesso, per poi fermarsi di colpo. -Ah, è vero, cazzo... Mi sono dimenticato di dirtelo. Io e Cleo stiamo fingendo di stare insieme- spiega tranquillamente, come se fingere una relazione sia la cosa più normale al mondo.
-Fingendo di stare insieme?!- il coinquilino guarda, ancora più confuso, prima me e poi Nico. Credo stia aspettando che qualcuno urli all'improvviso che in realtà è tutto uno scherzo e che abbiamo nascosto una candid camera. Ma (purtroppo per me) non è così.
-Lunga storia, fra- taglia corto Nico, e io lo ringrazio mentalmente per non aver rivelato all'amico che ho abbandonato gli studi. Non è che non voglio che lo sappia, è solo che non lo conosco ancora abbastanza per parlare della mia vita con lui.
La vocina nella mia testa mi ricorda che non ho esitato nemmeno per un secondo a dirlo a Nico il giorno dopo il nostro primo incontro, ma la zittisco.
-Ma allora è lui il motivo per cui eri al pub ieri notte?-
Andrea ha gli occhi sbarrati, e sono sicura che in questo momento ho la sua stessa espressione sul volto. Con la differenza che il mio sguardo non è di ghiaccio, ma talmente infuocato che potrei appiccare un incendio da un momento all'altro.
-Eh?- è l'unica cosa che esce dalla bocca di quel coglione. -È per colpa mia che ieri te sei ubriacata?- aggiunge poi, ma avrei preferito si fosse fermato a quel "eh" confuso.
-Non è come pensi, ero solo incazzata...- mi limito a dire, e cerco un qualsiasi pretesto per cambiare discorso. Lampo di genio.
-Ah, ma quindi te sai di stanotte?-
Nico fa spallucce, e mi sale la voglia di tirargli un pugno dritto dritto sul naso.
-Certo che si, ero di turno al pub- mi spiega tranquillamente, addententando un altro paio di mezze maniche. Allora ecco in che pub lavora...
Tento di fare ordine nella mia testa, cercando un volto simile a quello del ragazzo di fronte a me tra i ricordi di stanotte offuscati dall'alcol, ma non lo trovo. Ricordo solo vagamente una donna al bancone di nome Sara.
-Ma se nemmeno c'eri te dietro al bancone-
La bocca di Nico si allarga in un mezzo sorriso da sbruffone, e mi costringo a rimanere calma.
-Purtroppo non ho potuto assistere a tutta la scena della tua sbornia, perché in quel momento ero in pausa e Sara mi stava dando il cambio, ma, quando hai cominciato a ballare, io c'ero- si ferma un attimo e sospira fra i denti, come a ricordare quella scena così imbarazzante, e poi riprende. -Appena sei svenuta, io e Andrea abbiamo deciso di portarti qui, così avremmo potuto tenerti sott'occhio-
-Ah...- è tutto ciò che mi esce dalla bocca. Per qualche istante regna il silenzio, e sento come se tutti e tre stiamo rivivendo la stessa scena nelle nostre menti. L'unica differenza è che i miei ricordi non sono nitidi come i loro.
-Non ricordo molto di ieri sera, dopo che mi sono seduta al tavolo con te e i tuoi amici- faccio rivolta ad Andrea, strabuzzando gli occhi come a mettere a fuoco un'immagine: tre ragazzi seduti ad un tavolo. Non ricordo nemmeno i loro nomi.
Andrea si irrigidisce improvvisamente, distogliendo lo sguardo da me e posandolo su Nico, anche lui teso al suo stesso modo. Ho detto qualcosa che non va?
-Non l'ha ancora visto?- fa il primo fra i denti, e Nico scuote la testa.
-Visto che cosa?-
L'aria si sta facendo talmente tanto tesa che si potrebbe tagliare con un coltello. Ma io sono curiosa di sapere di che cosa stanno parlando.
Non ricevo una risposta diretta, ma vedo Andrea prendere il cellulare e scorrere il dito velocemente sullo schermo, finché non trova quello che probabilmente stava cercando.
Gira il display verso di me, e noto che Nico ha posato la forchetta. Davvero questa cosa da farmi vedere è tanto importante da far togliere dalla testa di quel buco nero il cibo anche solo per un attimo? Mi sto cominciando seriamente a preoccupare.
Ma la batosta arriva quando mi rendo conto di cosa mi sta mostrando Andrea, e all'improvviso ho un flash.
Le sagome sfocate nella mia testa che tenevano in mano rettangoli colorati.
Non riesco a levare gli occhi dal video di me mentre ballo ubriaca in mezzo al pub, e che improvvisamente cado a terra come una pera. Non è molto lungo, dura circa una trentina di secondi. Ma sono i trenta secondi più umilianti della mia vita.
-Cleo, gli ho detto di cancellare il video...- comincia Andrea, ma ormai non lo sento neanche più. La canzone di stanotte mi rimbomba nella testa, talmente forte che mi porto una mano su un orecchio per verificare che non abbia messo delle cuffiette.
-Datemi un telefono. Devo chiamare Valeria, così mi passa a prendere- mi limito a dire, alzandomi da tavola. Nico e Andrea continuano a fissarmi ammutoliti come se avessero paura che per un qualsiasi rumore potrei esplodere da un momento all'altro.
E forse è così.
-Non c'è bisogno, t'accompagno io a casa- Nico fa per alzarsi, quando viene interrotto dal coinquilino.
-Tranquillo, fra. Ci penso io-
-Sicuro, André? Non sai nemmeno la strada...-
-Me la farò indicare da lei- conclude Andrea ammiccando a me.
Esco dall'appartamento senza nemmeno guardarmi indietro, cercando di contenere la mia voglia di strozzarli uno ad uno. Ma anche consapevole che in un modo o nell'altro ci tornerò, in questo posto del cazzo.

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