Yoongi
O forse mi sbagliavo.
Il giorno dopo mi sentivo come se Namjoon non fosse mai passato da casa mia, come se le sue parole non fossero valse a nulla, come se la nostra vicinanza e i nostri sguardi non fossero serviti a niente.E lo stesso successe per giorni interi, fino a che non passò un mese, era come se il ghiaccio si fosse preso il mio cuore, a niente era servito vedermi con Jimin e provare a parlare con lui di quello che sentivo, perché quando arrivava io rimanevo in silenzio.
Fermo lì a pensare.
A pensare troppo.I miei pensieri occupavano la maggior parte dei miei giorni, ero teso, e così non mi occupavo di me stesso né di nessun altro, a malapena chiudevo gli occhi per riposare.
Un giorno mi era arrivata una chiamata di mia madre, ero indeciso se rispondere, ma sapevo che me ne sarei pentito in ogni caso, sia se avessi risposto sia se avessi invece lasciato perdere.
Non avevo intenzione di sentire altro, preferivo rimanere a marcire nei meandri della mia testa, confusa, troppo piena di pensieri che avrei voluto tanto scacciare via, ma che non trovavo la forza di allontanare.Mi sentivo vuoto.
E capii di non stare bene per niente.
Lo stesso giorno in cui mia madre mi aveva chiamato avevo deciso di andare fuori di casa, non ne potevo più di rimanere da solo, e in tutto questo il pianoforte non lo avevo nemmeno preso in considerazione, era come se lo strumento che aveva riempito la mia intera vita fino a quel momento non fosse esistito per un mese.Feci una doccia veloce e soprattutto fredda, altrimenti avrei perso tempo a pensare e pensare ancora ma ne avevo già abbastanza.
Poi indossai qualcosa di abbastanza comodo, quindi una maglietta bianca, un paio di pantaloni blu molto scuri e delle converse nere e bianche.E dopo un intero mese finalmente raggiunsi la porta di casa mia per poi uscire fuori, prendere le chiavi tra le mani e chiuderla.
Non avevo in mente una meta ben precisa, così iniziai semplicemente a camminare, finché la stanchezza non si fosse fatta sentire.Fuori il clima era mite e il sole si faceva sentire sulla mia pelle bianca come una perla, mi sentivo bruciare forse perché non ero affatto abituato a quel calore così forte.
D'altronde era già metà aprile e la primavera era giunta da un pezzo, quindi non potevo nemmeno stupirmi.Sebbene mi trovassi in una megalopoli quale Seoul, si respirava aria fresca e questo mi faceva stare bene, potrei quasi azzardare in pace con me stesso ma sapevo fosse una bugia bella e buona, ma almeno ero molto più rilassato di tutto il mese precedente.
Era primo pomeriggio e dopo poco più di mezz'ora già mi sentivo stanco, così mi guardai intorno per capire dove mi trovassi e vidi un parco, o meglio, il parco vicino casa di Namjoon.
Non mi sentivo né vedevo con lui da un mese esatto, avevo evitato il cellulare per tutto quel tempo e l'unico uso che ne facevo era per rispondere esclusivamente alle chiamate di Jimin, era come se non fossi esistito, scomparso, troppo preso da quei pensieri che non mi facevano bene.
Decisi di fare pochi passi e raggiungere la porta di casa dell'azzurro.
Suonai il campanello e aspettai che la porta venisse aperta, sotto il sole che batteva forte in quella zona della capitale e che dunque giungeva sulla mia schiena, scaldandola forse troppo.Forse era ancora al negozio..
O così pensavo, per fortuna però dopo qualche minuto la porta si aprì.
Namjoon aveva i capelli scombinati e quasi del tutto scoloriti, le occhiaie scure sotto gli occhi e il viso un po' scavato.
Che si fosse preoccupato per me?"Ti sembra questo il modo di ricomparire Yoongi?!" era molto nervoso, la sua voce lo lasciava ben intendere.
"Sai quanto mi sono preoccupato per te?" continuò il suo monologo, senza lasciarmi parlare, ma forse era giusto che per una volta ascoltassi qualcosa di diverso dalla voce nella mia testa."Il mio unico appiglio per sapere come stavi era Jimin" disse ancora, e sembrava non intenzionato a fermarsi.
"Perché non ti sei fatto sentire? Perché non hai preso quel benedetto telefono tra le mani anche per me? Non volevi sentirmi forse?"
Quell'interrogatorio che sembrava non avere una fine mi rendeva piccolo piccolo, quelle urla risuonavano nelle mie orecchie, facendomi sentire male.
Però ero consapevole che tutto ciò che Namjoon stava dicendo fosse vero.Finalmente si fermò ed io potei dare risposta a tutte quelle domande.
"Ho avuto molto a cui pensare, forse troppo. Mi dispiace non averti calcolato completamente durante questo mese, mi sento uno schifo, mi dispiace vederti in queste condizioni per colpa mia, non volevo ti riducessi così."Non diceva nulla e questo mi fece sentire a disagio per la prima volta dopo mesi e mesi di relazione.
Namjoon
Aspettavo che continuasse, semplicemente perché non mi bastava dopo la mia preoccupazione, non mi bastava dopo che mi ero ridotto praticamente a brandelli, non dormivo bene, mangiavo poco e niente e a lavoro la mia mente era forse meno lucida che mai, poiché in ogni cliente maschio e giovane che entrava vedevo Yoongi.
Poi però strusciavo i pugni sugli occhi e ciò che vedevo non era più il ragazzo di cui mi ero innamorato e per cui ero fottutamente preoccupato ma il cliente vero e proprio, che aspettava di essere servito.
Proprio per questo ne parlai con Jungkook e Jin, i due avevano il controllo del negozio già da una settimana, ogni giorno venivano a trovarmi, chiedendomi come stessi, ma mentivo, mi chiedevano se mangiassi, ma anche lì mi ritrovavo a mentire.
Lui però non sembrava intenzionato a dire una parola di più.
Il suo sguardo era vuoto, e questo mi faceva sentire male, ero abituato a vedere il suo volto felice, a volte intriso di lacrime, altre anche spaventato, ma vederlo in quel modo mi stava spezzando il cuore._______
Doppio aggiornamento perché già la settimana prossima si ricomincia con gli studi e non so se avrò il tempo per continuare
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Vinyl Love
FanfictionKim Namjoon, per gli amici Nam, è un ragazzo solare innamorato profondamente della musica. Gestisce, insieme al migliore amico d'infanzia Jeon Jungkook e all'appena laureato Kim Seokjin, un negozio di vinili. Assidui frequentatori del "Music Innovat...