Il Viaggio Di Papà

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<< No! Non ti lascerò andare lì! Tu devi restare con me! Me l'hai promesso. Mi hai promesso che saremmo rimasti sempre insieme! Sempre! >> vedere mio padre che preparava le valigie per una missione segreta, mi stava distruggendo tutto il tempo passato accanto a lui. Come poteva lasciarmi da sola in questo modo? Senza nessuno su cui poter contare. E poi come poteva chiedermi di arruolarmi nel Corpo di Ricerca o lavorare per la regina Historia? Io avevo bisogno di lui e di nessuno altro al mondo!

<< Non ho altra scelta Livia. >> disse impassibile, come suo solito.

<< Non voglio! Sono abbastanza grande per venire con te e tutto il Corpo di Ricerca. Ho affrontato più Giganti di chiunque altro e sono coraggiosa e senza freni! >> non mi stava ascoltando. Metteva a posto le sue armi e la roba che si sarebbe dovuto portare dietro durante il viaggio.

Maledetto.

Uscì di casa con me aggrappata alla sua gamba destra, ma questo non gli impedì di non trascinarmi fino alla piazza della città, dove attendevano tutti gli abitanti di Paradis per festeggiare la nuova spedizione e i soldati per partire.

<< Ti prego! Portami con te! >> la mia voce era così alta e disperata che tutti tacquero per assistere a quella scena ridicola se vista dall'esterno e drammatica se vissuta in prima persona.

<< Smettila mocciosa di una foglia. >> disse mio padre cercando di staccarmi dalla sua gamba.

<< Tu non andare! >> dissi ormai in lacrime.

Quattro possenti mani mi staccarono da mio padre. Quelle di Eren e Jean.

Fui poi presa da una donna che aiutava la regina Historia che mi strinse più forte che poteva mentre mio padre e tutti i soldati salivano a cavallo.

<< Ti prego! Non andare! >> gridai disperata. Ma non mi guardò nemmeno per un attimo: << Papà! Non mi lasciare!>> le possenti porte delle mura venivano aperte e i soldati presero a marciare a cavallo: << Papà! Papà! >> continuavo a chiamarlo, mentre tutta la folla esultava in modo da incoraggiare i soldati a vincere questa guerra. Io continuavo a urlare disperata, ma lui non si voltava.

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<< Levi, è per una giusta causa. >> lo cercò di consolare Hanje: << Fallo per lei. Vedrai che capirà. >>

Levi non rispose. Stava soffrendo troppo. Era come se la sua mocciosa figlia venisse uccisa e lui non avesse potuto fare niente.

Anche sotto il tunnel che conduceva all'uscita poteva sentire quelle grida disperate e proprio mentre stava per raggiungere l'esterno delle mura spronò il cavallo e tornò indietro facendosi largo tra gli altri soldati.

Scese da cavallo in un balzo e si inginocchiò davanti a sua figlia, che se ne stava per terra in lacrime.

<< Papà. >> sospirò Livia.

La prese fra le sue braccia e la strinse il più forte possibile per essere sicuro che non se lo sarebbe mai dimenticato se non si sarebbero più rivisti.

<< Livia, >> le disse con voce grave e seria, ma un briciolo di amore traspariva: << Ricordati che qualunque scelta prenderai l'appoggerò, perché sarà sempre quella giusta. Non dimenticare che... >>

E quelle parole Livia non le avrebbe mai dimenticate, fino a quando non avrebbe rivisto suo padre.

Levi si alzò e salì a cavallo per raggiungere i compagni e farsi inghiottire dal mondo esterno dalle mura.

Mio Padre Si Chiama Levi Ackerman Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora