Vengo chiamata la bimba rosa perché ogni cosa che indosso è di colore rosa e sono alquanto ridicola, me ne rendo conto, ma adoro quel colore. Sarà che avendo solo quattordici anni vedo ancora il mondo tutto fiori e farfalline, ma non riesco a mettere le divise di quel colore monotono e poi non riuscirei a far sentire a loro agio i cari Giganti, visto che sono tutti nudi e scoprono la loro bellissima e liscissima pelle rosa.
Avrete già capito con chi mi trovo molto bene nella squadra del Corpo di Ricerca. La mia adorata Hanje Zoe!
Quanto vorrei che lei e mio padre si mettessero insieme! Sarebbero una bellissima coppia!
Avrei tanto voluto che fosse lei la mia mamma, ma non si può avere tutto dalla vita.
Mia madre vive nella città sotterranea. Non me la ricordo molto, so solo che lei e mio padre hanno avuto un rapporto e poi mi ha abbandonata nella sua casetta. Mio padre mi ha trovata e mi ha portata nel mondo in superficie.
Raggiungo Hanje con i due Giganti, che, tranquilli tranquilli, mi seguono in mezzo alla folla che li guarda terrorizzati e affascinati contemporaneamente. Entriamo dentro il giardino del palazzo del Corpo di Ricerca, dove ci aspetta contenta Hanje con il resto del gruppo. Eren 😍, Mikasa 🤢, Armin 😙, Jean🤤, Conny😝, Sasha🥳 e Erwin🥴 ( lui alla fine non è morto, ma non so bene come abbia fatto a sopravvivere, però meglio così).
<<Due esemplari di 7 e 8 metri!! >> dice saltellando la mia adorata Hanje.
<< Visto come sono stata brava? >> dico saltellando anche io.
Li accompagniamo dentro un grande edificio dove li attendono altri due Giganti di 10 e 9 metri.
Dopodiché entriamo nell'ufficio di Erwin per parlare delle solite cose militari che tutti quelli del Corpo di Ricerca amano di più. Io mi annoio letteralmente.
Non faccio parte di nessun Corpo o Gendarmeria, mi limito solo a fare ciò che mi riesce meglio, parlare con i Giganti. Credo che la loro storia meriti di essere ascoltata e questo diritto dovremmo avercelo tutti, quello di essere ascoltati.
<< Siamo ad un buon punto, >> inizia a dire Erwin:<< Abbiamo un'arma in più per sconfiggere i marleyani e salvare gli eldiani rimasti lì. Livia sei una risorsa importante, unisciti al Corpo di Ricerca. >>
Cercano sempre di aggirarmi, ma non mi faccio fregare. Non sono brava a far parte di un gruppo, non ci riesco. Non amo seguire le regole e soprattutto non voglio passare troppo tempo nel raggio vivente di Mikasa.
<< Non mi interessa. >> rispondo semplicemente : << Andrei contro i miei ideali. >> nemmeno so quali siano.
<< Sei idiota? >> mi dice mio padre impassibile prendendomi con una mano dalla testa.
Comincio ad agitarmi per liberarmi, ma è troppo forte.
<< Io non sono idiota, se no questo significherebbe che anche tu sei idiota. >>
Il resto del gruppo sghignazza, infatti deve essere molto divertente vedere una ragazzina con un pigiama rosa che si agita da una parte all'altra.
<< Lasciami! Lasciami! >>
Mio padre non si scompone di una virgola, resta lì a fissarmi con i suoi occhi stanchi e privi di emozione.
Mio padre mi vuole un mondo di bene. Fin da quando mi ha trovata abbandonata in quella culla mi ha cresciuta nel miglior modo possibile, evitando di farmi usare troppo presto le armi. Purtroppo, però, il gene di famiglia non sfugge mai e all'età di nove anni sapevo già come impugnare un coltello da cucina come se fosse una spada.
Da sempre lui ed io siamo stati uniti. Ogni volta che andava al lavoro mi attaccavo alla sua gamba e mi facevo portare con lui. Provava sempre a chiudermi in casa, ma trovavo un modo per uscire. Ero affascinata dai Giganti e dal Corpo di Ricerca, era un modo come un altro per dimostrare la mia forza e il mio coraggio.
Spesso sentivo dire in giro che Levi Ackerman, ovvero il mio papà, era l'uomo più forte ed era grazie alla sua audacia e la sua fiducia in Eren Jaeger che l'isola di Paradis era salva. Solo che adesso Marley ha ripreso ad attaccarci e l'obiettivo di noi Eldiani è quello di salvare tutti i Giganti e rifarli tornare normali. Ed ecco che qui entro in gioco io. Sono fantastica.
Mio papà ed io ci dirigiamo verso casa mano nella mano. Non so perché ancora gli tenga la mano, visto che devo sempre dimostrare che sono forte a tutti gli altri. Spesso mi sono risposta perché ho paura di essere abbandonata, ma non è per questo. Ho bisogno più che mai di ricevere affetto da lui, ma non perché non me ne dimostra, ma perché sono io che devo fargli capire che gli voglio un mondo di bene.
<<Papà? >>
<<Mmhh? >> mugugna papà.
<< Secondo te sono davvero speciale come Eren? >>
Non risponde.
<< Non si risponde ad una domanda con il silenzio. >> aggiungo stizzita, ma lui continua a guardare avanti tenendomi la mano.
Avrà qualcosa per la testa. Penso. Però il fatto che non mi risponda mi dà fastidio. Così cerco di dargli un pugno sullo stomaco, ma lui con prontezza mi prende il braccio e mi tira su dalla gamba mettendomi a testa in giù.
<< Ops. >> faccio divertita: << Sei più bello a testa in giù, sai papino? >>
Mi rimette a posto e riprendiamo a camminare. Io lo seguo indietro con il muso.
La prossima volta provo con il calcio. Penso, mentre il sole calante ci regala ancora un po' della sua luce per le strade.
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Mio Padre Si Chiama Levi Ackerman
FanfictionLivia Ackerman è una ragazza particolare. Ribelle, aggressiva, vivace, molto brava ad utilizzare le armi e bassa. Deve tutto questo al suo caro papà, Levi Ackerman, uomo serio, forte, basso e scontroso. Solo su una cosa si differenziano. Livia è una...