I giorni passavano e ogni volta cercavo di distrarmi con gli allenamenti. Avevo anche smesso di mangiare non riuscendo a togliermi dalla testa il cadavere di mio papà.
Attraverso le mura con la Manovra tridimensionale con aggressività, con l'obiettivo di dimenticare, mi butto nel vuoto per poi aggrapparmi ad un tetto, riprendendo a correre svoltando poi per le strade del Wall Maria abbandonate, saltando da un lato all'altro.
Raggiunsi il punto più alto del muro e mi fermai lì ad osservare il panorama. In lontananza giaceva lieve il sole, come se avesse paura di mostrare i segreti più mostruosi che ora il mondo conteneva in sé. Urlai il più forte che potevo per poi sentire solo il riecheggio della mia voce che raggiungeva il mare.
<< Maledetto. >> digrignai sedendomi.
<< Se solo riuscissi a conoscere la vostra destinazione. >> parlai al vento, nella speranza che portasse il mio messaggio a mio padre.
Gli alberi, il prato, le rovine, il cielo, il fiume, la luce, la natura, i fiori, gli uccelli, il vento, tutto quanto giaceva come se fossero morti, al contrario del mio cuore che batteva forte e la coscienza si agitava con rabbia.
Forse non avrei dovuto mandare Clay, ma lottare per ottenere un posto nella squadra. Mi dissi.
Maledetta sono. Maledetta.
Mi alzai e ritornai indietro, verso casa.
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<< Sono tornati! Sono tornati! >> gridava la gente per la strada.
Un gregge enorme di persone corse in direzione del grande portone. Io mi intrufolai tra le strade secondarie, dove ero sicura che la gente non si sarebbe stanziata per poi salire sul tetto.
Dal grande portone fecero la loro comparsa tutto il Corpo di Ricerca, seguito dalle dieci reclute. Clay era ancora vivo, meno male. Osservai attentamente tutto il mio vecchio gruppo. Erano ancora vivi. Eren, Armin, Jean, Conny, Sasha, Mikasa, Erwin, Gabi, Falco, Reiner, Zeke e poi lui, il mio papà.
<< Papà!!!! >> gridai dal tetto, ma lui non alzò lo sguardo.
Non avrà sentito, pensai.
Scesi giù e corsi in direzione della piazza principale, dove tutti i soldati scesero dai cavalli e salirono sul grande palco dove la regina li stava attendendo.
Mi sistemai ai piedi del palco per farmi vedere da lui, ma non abbassò lo sguardo. Era diverso. Era nervoso, lo vedevo dagli occhi, che chi non lo conoscesse sembrerebbero privi di espressione, ma sapevo molto bene cosa avesse.
La regina Historia fece i suoi più grandi complimenti alla squadra e cose del genere, che ad essere onesti mi davano letteralmente fastidio. Dopo il discorso e le acclamazioni del popolo il Corpo di Ricerca si avviò verso i dormitori, compreso mio padre.
Prima che potesse salire a cavallo lo presi dal mantello con le Ali della Libertà disegnate sopra.
<< Papà. >> lo chiamai un po' titubante.
Si voltò e mi ghiacciò con lo sguardo. Era uno sguardo malvagio, un odio profondo disegnava perfettamente le pupille. Mi aveva pietrificata.
Salì a cavallo e galoppò via. Quello lì non era mio padre.
Cosa era successo là fuori?
Cosa è successo secondo voi?
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Mio Padre Si Chiama Levi Ackerman
FanfictionLivia Ackerman è una ragazza particolare. Ribelle, aggressiva, vivace, molto brava ad utilizzare le armi e bassa. Deve tutto questo al suo caro papà, Levi Ackerman, uomo serio, forte, basso e scontroso. Solo su una cosa si differenziano. Livia è una...