15. Kiss

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In quel momento ho solamente voglia di andare da Cinque e parlare con lui.
Voglio che mi faccia ridere.
Voglio che si avvicini a me e mi tocchi.
Voglio-
Madonna ma che botta ho!
Voglio solo andare da lui e chiarire la cosa.

"Sentite io-" dico.
"Vai tesoro, ho capito tutto" dice Klaus.
"Non c'è da capire niente Klaus, smettila di parlare a vanvera perché sei solo fatto" rido.
"Certo certo"

Mi alzo dal divano e mi dirigo con passo svelto verso le scale.
Non sapevo se Cinque fosse in camera sua ma tanto vale andarci a vedere.
Velocemente arrivo in cima.
Mi sistemo i capelli, la gonna -si, oggi mi ero messa una gonna- e poi la cravatta.

Che ansia.

La porta è socchiusa.
La apro un po' per vedere se c'era Cinque ma ovviamente deve per forza cigolare.
Volevo invocare tutti i santi in quel momento.
-Perché diamine ha cigolato quella fottuta porta!?-

Vedo un'ombra avvicinarsi ed io come se non fosse successo niente, mi allontano.

"Ti ho vista Otto" dice Cinque.
"No invece, io sono Angela" rido.
Poi mi giro e lo guardo.
"Credi di essere divertente" domanda per poi ridere.
"Beh stai ridendo quindi si"
"Cosa ci fai qui"
"È anche casa mia e non solo tua" rispondo "e poi volevo parlare con te di stamani-"
Non ho avuto neanche il tempo di finire la frase che Cinque parla.
"Non me ne frega"
Così, secco, senza rimorsi.
Non gliene importa nulla di me eh.
"Ma-"
"Niente ma"
Si gira e ritorna nella stanza chiedendo la porta.

Ma che cazzo succede.

Apro la porta violentemente.
Mi ha fatto incazzare ora che prima.

"Ascoltami nanerottolo" dico furiosa.
Lui si gira subito. Lo avevo irritato.
"Tu non mi parli in questo modo e poi non mi parli sopra" dico quasi urlando.
"Otto, non mi importa di quello che dici te"
"E non ti importa neanche di me eh. Se ti sei arrabbiato perché ho detto che giocavo con Vanya, allora tu hai qualche problema serio" dico.

Non vuole capire.
Io voglio fare solo pace con lui e ritornare a ridere e a giocare.
Perché deve complicare tutto.
Per una volta cerco di risolvere le cose e lui complica la vita a me e a lui.

-Che palle- penso tra me e me.

Lo guardo negli occhi mentre cerca di dirmi qualcosa.
Non riesce a trovare le parole evidentemente questo cretino.

"Basta Otto, hai rotto il cazzo" dice secco Cinque.
"Ah si sono io eh" dico provocandolo.

Si gira e entra in camera come se niente fosse.

Mi sono stufata.
Volevo fare qualcosa...
Penso ad una cosa ma mi sembra stupida.
In questa occasione sembro io stupida e l'azione che voglio fare è troppo avventata.

Vorrei dirglielo che mi piace.
Ma la paura sale.

"Io..." dico piano.

Non me ne frega di cosa dice.

Mi avvicino a lui.
Forse mi ha sentita avvicinarmi perché si è girato velocemente.

Avete presente quando una persona fa una cosa e subito dopo gliene accade una velocemente? Ecco...volevo fare in fretta. Senza che lui si allontanasse o che si teletrasportasse.

Ho il cuore a mille.
Cazzo che mi prende.

Appena si gira lo prendo velocemente per la cravatta e lo avvicino a me.

Sto 1 secondo così, sentendo il suo fiato caldo e morbido sul mio viso, per poi avvicinarlo di scatto alla mia bocca.
Le sue labbra sono tutt'uno con la mia.
Voglio rimanere così per sempre.

Le sue labbra sono morbide come la seta.
Cinque è caldo. Come se avesse la febbre ma so che non è così.

Lo tengo sempre per la cravatta come per fargli cenno di restare.

Mi sento benissimo.

Mi serve un insetticida forte perché le farfalle che sono nel mio stomaco stanno volando troppo velocemente.

Mi stacco lentamente da lui fissando in basso.
Voglio evitare il suo sguardo per non vedere la sua espressione.
Ho paura che sia disgustato.

Anche se mi sono staccata, lo sto ancora tenendo per la cravatta.

Non so se mi stia guardando.
Non lo voglio neanche sapere.

Mi allontano da lui lasciando andare la cravatta.
Non lo fisso negli occhi. Ho paura più di prima. Ma ormai il danno è fatto e non si può tornare indietro.
Guardo la cravatta.
-È tutta incasinata- penso.
Gliela sistemo velocemente.

Lui non dice niente.
Ma come è possibile.
Si tanto me lo dovevo aspettare, non ricambia questo deficiente.
È fermo come un blocco di marmo.
L'ho traumatizzato.
Ma dai, la prende troppo male...
Non dice niente quindi non so se essere felice di quello che ho fatto.

Mi sentivo così bene.
Ma ora che lui non risponde mi sento strana.

Mi giro.
Passo l'orlo della porta e scendo le scale lentamente pensando a quella cosa stupida che ho fatto.
Forse era meglio stare dove ero e non andare da lui. Come sono scema Dio.

Vedo tutti sul divano, dove li avevo lasciati prima.

Ben mi fissa.
È il mio migliore amico quindi avrà notato cosa mi turba.
Mi dirigo in giardino.
Ben mi segue.

Mi siedo sul muretto di cemento che divide la strada dal nostro giardino e guardo un punto fisso.
Ben si avvicina a me e fa lo stesso.

"Ehi sorellina" dice sorridendo "che ti turba?"
"Ben, ho fatto una cosa stupida"
"Te fai sempre cose stupide ma risolvi sempre"
"Questa volta non posso risolvere" dico piano.
Lui non dice niente.
Lo avevo preoccupato.
Poi continuo "Ho baciato Cinque"
Ben mi guarda scioccato ma con un sorriso stampato in faccia.
"E come è stato eh" ride.
"Bello...davvero bello"
"Ma allora cosa ti turba Otto" domanda.
"Ho paura di aver sbagliato. Lui è rimasto immobile senza dire niente"
"Se lo hai colto di sorpresa è normale che sia così"

Lo guardo e poi lo abbraccio.
Lui mi capisce.
È per questo che gli voglio bene.
Non so che farei senza di lui

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