17.

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"idiota"

"ehi"

"ha ragione"

"visto? io ho sempre ragione"

Klaus sembrava apposto. Non era morto ecco. Mi aspettavo peggio.

L'infermeria è carina, mi ricordo alcune volte da bambina quando facevo finta di farmi male per venire qua.

Due finestre che danno al piccolo giardino dietro la villa, la luce naturale, gli scaffali pieni di libri polverosi e medicine, le piantine sul davanzale, la scrivania verde chiaro con i nostri documenti medici, i giochi di quando eravamo piccoli.

Mi piacciono tante cose di quel posto.

Klaus è posto sul lettino vicino alla finestra mentre gli altri gli stanno attorno.

"non sono un idiota" farfuglia Klaus.

"si lo sei se sei finito in infermeria e ci hai fatto saltare l'allenamento" ribatto.

"ascolta Klaus, ma che cazzo hai preso per finire maliccio" domanda Vanya.

"no ma nulla di che, erano buone" ride
"ma che ridi di preciso" controbatte Allison.
"da questa prospettiva le vostre facce sono oscene" e ride di più.
"vaffanculo Klaus, ci fai prendere colpi lo sai questo vero?" dice Luther.

Sorride un pochino e poi ritorna serio. Strano non lo è mai stato.

Poi ricomincia a ridere e ci guarda.

"vi ricordate il nostro 13esimo compleanno, quando siamo di nuovo stati in infermeria?" domanda ridendo.
"certo, come scordarselo"
"solo che al posto tuo c'era Cinque" dice Ben.

Già. Quel giorno ci eravamo scambiati i regali la notte e nel giorno li abbiamo provati tutti, nel senso che erano la maggior parte delle armi da combattimento.

Diego aveva ricevuto il famoso set di coltelli che aveva sempre desiderato ma che papà non glielo comprava mai. -Alla faccia sua- diceva sempre.
Non mi ricordo bene il mio regalo ma so bene cosa ho regalato a Luther.
Un arco con delle frecce. Le adorava tanto e non faceva altro che dirmelo, allora lo ho accontentato.
Soltanto che non sapevo che quelle frecce avrebbero causato un casino.
Durante l'allenamento del mattino eravamo nel giardino e Luther provava l'arco soltanto che Cinque si era teletrasportato laggiù e.. non vi dico la fine.
Siamo andati in infermeria e non so come ma ci siamo divertiti un sacco a vedere quel povero ragazzo in quelle condizioni nonostante tutte le sue bestemmie.

Anche se è passato un anno me lo ricordo molto bene quel giorno.

Cinque, chissà dove è.

I miei pensieri vengono interrotti da Grace che ci prepara il pranzo e tutti usciamo di lì per andare in sala.

Prima però vedo Ben e Klaus che parlottano di nascosto e guardano me.

"che c'è? Sono troppo bella?" rido.

Poi mi giro e varco la soglia della porta quando, "t/n!" urla Klaus.

Mi giro di scatto. Non mi chiamo mica così. Ma che hanno bevuto.

Rimango a fissarli per un pò in attesa di una risposta.

"ti piace come nome?" domanda Ben.

Ma che vuol dire se mi piace.

"ma tanto ormai ti sei girata quindi adesso è il tuo nome" ride Klaus.

Ma che cazzo.

"no..non sto capendo"
"t/n ti piace come nome si o no?"
"si credo" rispondo.
"ok allora sarà il tuo nome" sorride il mio migliore amico.
"e poi hai una faccia da t/n"
"già certo certo, voglio vedere quanto dura questa cosa. Ritornerete tutti a chiamarmi Otto tra massimo un giorno" rido e poi mi giro.

Questa volta esco per davvero e vado in sala per mangiare.

Nostro padre ci aspetta seduto capotavola e guarda davanti a se. È pallido neanche avesse visto un morto.

Per scherzare dico "giorno" canticchiando ma lui subito mi guarda male.

Mi siedo ma sono l'unica.

Ma dove cazzo sono gli altri. Madonna che figura di merda. Oddio oddio oddio.

E mó che dico.

Menomale che rompe lui il silenzio.

"numero Otto, dovresti-" "t/n"

Oddio ma perché l'ho detto. Cazzo. Porc-

"cosa hai detto?"
"che mi chiamo t/n"
"non è vero, tu sei numero Otto. Nonostante questo sei pur sempre una speciale e adesso devi andare fuori con gli altri e accogliere numero Cinque, di ritorno dalla sua missione da Sydney" dice secco.

Non era in Svezia, che imbecille che è Klaus.

Mi alzo senza dire una parola. Volevo mangiare veramente.

Mi avvio verso l'ingresso a passo lento e ripenso a quanto mi faccia stare bene quel piccolo bastardo di nome Cinque. Quando sono con lui non è come Ben o Vanya ma è come quello che hanno Allison e Luther oppure Diego e i coltelli.

Ma che ci posso fare, non posso andare mica da lui e dirgli -ehi ciao mi piaci, ah e per ricordartelo siamo fratelli- ma che stupidaggine.

Che poi come non fa a notare che arrossisco soltanto a vederlo. Direi che è da stupidi non notarlo. Beh è uno stupido ma il mio stupido. Ma che caz-

Esco dal portone di ingresso e vedo una limousine parcheggiata davanti al parcheggio. Volto lo sguardo e vedo Vanya che si sbraccia per farsi notare da me. Quando mi avvicino a lei mi bisbiglia all'orecchio "ecco il tuo amore, salvatore dell'Australia" e poi mi fa l'occhiolino.

Ma che-

"Ben?" domando. Sapevo che è stato lui a dirglielo.
"può darsi"

Tanto di Vanya mi fido. Lo terrà segreto. Credo.

"comunque mi sembra esagerato tutto questo" ribatte Diego "ha fatto solo puff di qua e di là e lo fanno arrivare qui con una limousine"
"intanto lui ce l'ha" ghigno.

Alza gli occhi al cielo e poi un maggiordomo riporta la nostra attenzione alla macchina.

Si avvicina alla portiera posteriore ed eccolo lì, ad uscire dalla limousine c'era il mio Cinque.

Giacca nera, pantaloni neri, camicia bianca e tocco di classe sono gli occhiali da sole che non so come gli fanno risaltare i capelli scapigliati.

Ero felice ma la cosa che adesso mi turba di più è il fatto che dovrò parlargli per chiarire la questione del..bacio.

Forse mi pento di quello che ho fatto.

Forse non era il momento e il luogo giusto.

Forse avrei dovuto aspettare un pò più di tempo prima di farlo.

Forse non gli è piaciuto, di sicuro non gli è piaciuto.

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