Capitolo 4.

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Mi sveglio dopo un sonno forse troppo lungo. Con una mano cerco il corpo di Bucky sotto le coperte, ma lui non c'è. Mi guardo intorno per cercarlo, ma sono sola. Mi alzo e vado a prendere una sigaretta, le ho lasciate sul bancone della cucina. Quando ne prendo una, mi accorgo che sotto il pacchetto c'è un biglietto con su scritto:"Sono andato a comprare un po' di frutta. Torno presto. Bucky." Sorrido. Lui sa che quando sto male la frutta è l'unica cosa che riesco a mangiare. Cioè, dato che sto quasi sempre male, la frutta è l'unica cosa che mangio. Sorrido anche al pensiero che forse quell'uomo mi ama. Non ce lo siamo mai detti, per ora. Non ci siamo neanche mai chiamati "amore", "tesoro", "caro/a". E sinceramente non so neanche che cosa siamo, ma sembra così sciocco dover per forza trovare delle parole che mettano in una categoria specifica il nostro rapporto. Non siamo al cinema. La vita reale è più complessa, ma decisamente più bella. Però, credo davvero che mi ami. Così come so di amarlo. E per questo, per lui più che per me, ho deciso di andare in farmacia, oggi. Non voglio che si preoccupi più. Prendo l'accendino che avevo messo dentro il pacchetto e comincio a fumare. Finita la sigaretta, la spengo nel posacenere che è sul bancone, vado in bagno a prepararmi. Mi metto la bandana viola con i fiorellini bianchi e esco di casa. In Romania non mi travesto più. L'alopecia è già abbastanza una caratteristica che mi rende irriconoscibile rispetto a quella che ero prima. E poi, oltre che per le cose fondamentali, non usciamo di casa. Non ho bisogno di tante identità. Ora mi basta essere Maria.
Arrivo in farmacia. È vuota, non c'è nessuno in fila. Appena apro la porta, ecco il campanello che suona per avvertire l'ingresso del cliente. La musica in sottofondo è del jazz, quello tipico delle sale d'attesa. Proviene dalla radio che è posizionata sul bancone.
Arriva la farmacista dal retrobottega. È una donna anziana, con un paio di occhiali blu enormi, quasi a coprirle tutta la faccia.
-Mi dica, signorina.
"Signorina... potremmo essere coetanee...", penso.
-Soffro di forti emicranie, nausee e vomito, da... un po' di tempo.
-Da quanto tempo?
-Abbastanza.
-Non potrebbe essere la chemio? - dice, indicando la mia bandana.
-Non ho il cancro. E' alopecia.
-Quando ha avuto l'ultimo ciclo?
-Come scusi?
-Figlia mia, la nausea e il vomito sono tra i primi segni di una gravidanza. Stanchezza? Spossatezza?
-No, niente di questo genere. E non credo di essere incinta.
-Non ha avuto rapporti?
-Sì, li ho avuti, ma...
-Comunque io un test lo farei... tanto per essere sicure. Poi, le darò qualcosa per la nausea e il mal di testa.
Detto questo, si gira, afferra dallo scaffale un test e me lo mette davanti a me sul bancone.
-Può farlo qui. Le mostro il bagno.
La seguo oltre il bancone e mi porta in un minuscolo bagno in cui c'era solo un wc e un lavandino.
-Prenda tutto il tempo di cui ha bisogno, cara.
Il campanello della porta suona, così lei chiude la porta del bagno dietro di sé e va a servire il cliente appena arrivato.
Scarto l'involucro e estraggo il test. Non ne ho mai fatto uno, ma so come si fa, l'ho visto nei film.
Una volta fatto, aspetto i cinque minuti indicati dell'involucro. I cinque minuti più lunghi della mia vita.
È difficile riuscire a formulare un pensiero preciso. Oppure provare un'unica emozione. Sono spaventata. Con tutte le sostanze che ho in corpo credo sia difficile che quest'ipotetico bambino nasca sano. O più semplicemente credo sia difficile che questo bambino nasca. La gravidanza potrebbe interrompersi molto presto per complicazioni dovute al mio organismo non comune. E poi, che vita potrei offrirgli? Nascosto da tutto e da tutti, in un appartamento composto da una stanza e un bagno, con dei genitori che non sanno neanche badare a sé stessi. Forse sto correndo troppo, ancora non è detto che sia incinta sul serio. Il mal di testa ce l'ho da un anno ormai. La nausea però da più di due mesi... quindi potrebbe... no, non può essere. Io sono sterile. Cioè, dovrei esserlo... sono stata sterilizzata molte volte e dubito che l'ultima volta non abbiano fatto di nuovo una procedura del genere. Ma tutte le sterilizzazioni che mi hanno fatto non sono mai durate, a causa del congelamento che sempre ha riportato tutto alla normalità. Infatti con Bucky ho già concepito una volta... ma sappiamo come è andata a finire. E se mi hanno davvero sterilizzato di nuovo l'anno scorso, chi garantisce che l'ultimo congelamento non abbia riportato il tutto a un funzionamento normale?
È dunque veramente possibile?
Sono passati tre minuti. Non ce la faccio a restare in quel bagno claustrofobico, così esco.
-Cara, hai avuto il risultato?
Dal campanellino della porta, capisco che il cliente appena servito se ne è andato. Siamo sole di nuovo.
-Non ancora.
-Posso farti una domanda?
-Certo.
-Sarebbe così terribile se risultasse positivo?
Silenzio, non rispondo. Mi metto il test in tasca.
-Scusa se mi sono permessa, cara. È che hai una faccia...
-Diciamo che non avevo neanche considerato questa possibilità.
-Purtroppo o per fortuna queste cose succedono più spesso di quanto uno crede.
Ancora un minuto al risultato.
A interrompere la nostra conversazione, delle sirene della polizia. Una serie di volanti della polizia passa così velocemente per la strada davanti la farmacia, che abbiamo solo il tempo di girarci e vederle di sfuggita sfrecciare.
-Chissà cos'è successo - dice la farmacista. Poi va alla radio e cambia stazione fino a trovare un canale giornalistico.
-... nella città di Bucarest. James Buchanan Barnes, ovvero il Soldato d'Inverno, ha vissuto qui nascosto per anni, dopo gli avvenimenti di Washington. C'è chi lo credeva morto, chi impegnato in altre organizzazioni criminali. Invece era sotto il nostro naso fin dall'inizio e nessuno se ne era accorto.
Mi congelo.
-Il Soldato D'Inverno? Ricordo che quando ero giovane io lui era operativo. Ha ucciso i genitori di una mia amica, quando ero alle elementari. Spero che lo catturino. È pericoloso - dice la farmacista.
-... abbiamo ricevuto una notizia dell'ultimo minuto: James Buchanan Barnes è stato arrestato, assieme a Steve Rogers, alias Capitan America, Sam Wilson, alias Falcon e un terzo non ancora identificato. Non sappiamo ancora...
A questa notizia, scappo dalla farmacia il più velocemente che posso e corro, non so bene ancora dove, ma devo vederlo con i miei occhi. Devo vedere con i miei occhi che è stato arrestato. Vado nella direzione verso cui sono andate le volanti della polizia. Corro, corro, corro, sperando di trovare il posto, le persone, lui. Capisco di essere vicina quando vedo del traffico. Attraverso le file delle macchine e arrivo al luogo dove credo lo abbiano arrestato. Siamo sotto una galleria, col soffitto rotto e mattoni per terra, alcune macchine e moto distrutte e ribaltate, alcuni poliziotti che regolano il traffico e anche qualche militare, un paio di ambulanze e operai che tentano di rimettere ordine.
-Scusi! Ehi, scusi! - mi faccio largo tra la folla delle persone radunate per curiosare attorno alla scena, oppure semplicemente scesi dalla macchina per capire il perché del traffico.
-Si sa cos'è successo? - chiede uno.
-Un incidente, credo - risponde un altro.
-No, dicono che c'entrano gli Avengers - si aggiunge un altro ancora.
-Hanno arrestato quei fuori legge.
-Ma qui non sono illegali, la Romania non ha firmato gli Accordi di Sokovia.
Vedo un militare. Gli vado incontro.
-Mi può dire dove sono andati?
-Chi? - risponde svogliato. Probabilmente lo hanno tartassato di domande stupide fino a questo momento.
-Gli Avengers con Buc... il Soldato d'Inverno.
-Non è affar suo, signorina. E poi non lo so.
-La prego, mi aiuti.
-È una fan di Capitan America per caso? Torni a casa, è meglio per lei... nelle sue condizioni.
Dice, alludendo alla bandana e alla mia calvizie.
-Non sono malata.
Mi guarda dalla testa ai piedi.
-Se lo dice lei. Torni a casa comunque, la avverto. Dove passano loro c'è sempre distruzione.
Mi guardo intorno, in cerca di indizi per capire, ma non trovo niente. Mi giro e torno indietro. Corro fino a casa. Il vibranio nei filamenti dei miei muscoli mi potrebbe far correre ad una velocità elevatissima, ma è meglio avere una velocità normale. È pieno di poliziotti e militari. Non so se stanno cercando anche me.
Ma perché hanno arrestato Bucky? Perché Capitan America era qui? Che cosa voleva da lui?
Arrivo sotto il mio palazzo il prima che posso. C'è la polizia speciale tedesca, che allontana la gente. Perché c'è la polizia tedesca? Cerco di passare tra la folla che circonda l'ingresso del palazzo, ma un poliziotto mi ferma.
-Non può passare, signorina.
-Abito qui, deve dirmi che cosa è successo e farmi passare!
-Ora non entra nessuno.
-Cosa è successo?
-Si faccia indietro.
-Mio marito...
-L'edificio è stato evacuato. Se era a casa, sarà tra la folla in questo momento.
Mi giro e con lo sguardo comincio a cercare il solito berretto da baseball, con l'ultimo briciolo di speranza che mi è rimasta nel cuore. So che è stato catturato, ma spero ancora che sia riuscito a scappare e che ora mi stia cercando. Ma non c'è, non lo trovo.
-Hanno arrestato il fuggitivo - dice un vecchio dietro di me ad un altro vecchietto.
-Sì, ho sentito. Non era solo, a quanto so.
-Chi c'era con lui? - chiede una signora.
Ascolto, senza dare nell'occhio.
-Io vivo in questo palazzo, l'ho visto spesso con una ragazzina. Non credevo che fosse chi poi si è scoperto essere veramente.
-Chi poteva essere questa qui?
-Sua figlia non di certo... credo fosse la sua amante.
-Dovrebbero arrestare anche lei. Chi lo dice che lei non è pericolosa?
Indietreggio sempre di più, fino ad allontanarmi tra la folla. Ma improvvisamente, qualcuno mi afferra e mi trascina nel vicolo più vicino.

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Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo!
Un po' noiosetto... ma il prossimo non deluderà!
Un abbraccio,
EggWoman1

Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora