Capitolo 17.

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Tutto è immobile in questo momento. La porta è socchiusa e non c'è neanche una leggera brezza a farla spostare, nemmeno di un centimetro. Non si sente nessun passo lungo il corridoio, nessuna voce provenire dalle altre stanze. Tutto tace, tutto è fermo. Anche il rumore dell'aria condizionata è impercettibile. Tutti i miei sensi superdotati sembrano dormire in questo momento. L'unica cosa che ha fatto rumore nell'ultima mezz'ora è stato un furgone di FedEx con un vecchietto alla guida che ha consegnato un pacco, ma poi se ne è andato subito dopo. L'ho visto dalla finestra poco fa. Non c'è neanche il russare dell'infermiera grassottella. Credo stia dormendo da qualche altra parte. Da quando mi sono rimessa dal colpo di pistola della conferenza stampa, i controlli medici e l'assistenza infermieristica sono diminuiti. È rimasta solo lei, la mia fedele amica a cui piace ronfare che viene solo la sera e la notte, ora. Ho scoperto che si chiama Fernanda e che è messicana. Ogni tanto mi ha portato qualche tamales. Non avevo idea di cosa fossero. Erano buoni. Però devo essere sincera, ho notato che con la gravidanza tutto sembra buono. Anche una scarpa con sopra la maionese può sembrare invitante. Anche la cucina di Visione è deliziosa.
Quindi sono sola in questo momento, in silenzio, seduta sul bordo del letto, con le mani in mano e con la testa piena di pensieri. Il primo fra tutti è che non posso restare qui, non posso fare finta di essere chi non sono e chi non potrò mai essere. È giusto che le persone non si fidino di me. È giusto che mi abbiamo rifiutata come Avenger. Alla fine io sono egoista. Penso solo al mio tornaconto, eccola la verità. Come posso fingere di voler rischiare la mia vita per difendere qualcuno che non amo? Avrei voluto imparare ad essere una dei buoni, avrei voluto cominciare a preoccuparmi per gli altri... ma come faccio? Ho perso il mio Tutto, l'unica cosa che dava un senso alla mia vita. L'unica cosa per cui valeva la pena vivere e cercare senza sforzarsi di essere felici. Bucky. Ma dove sei, Bucky? Come posso trovarlo? E specialmente come farò con una creatura che piano piano mi sta crescendo nella pancia? E ancora non lo sai, Buck. E mi fa male soprattutto pensare che forse non ricordi neanche chi sono io, che cosa abbiamo condiviso. Ma non mi importa, perché io ricordo chi sei. Io ricordo tutto quanto. Mi ricordo del tuo odore, della tua voce calda, delle tue carezze, della sensazione della tua mano metallica sul mio collo... e se chiudo gli occhi, riesco ancora a percepirla.
-Rallenta, Bandana Mama, o la tua testa lascerà il tuo corpo senza neanche accorgertene, per quanto corre.
Con un sussulto mi riporta alla realtà. È Tony, che ha aperto la porta e ora sta lì appoggiato allo stipite e mi guarda. Accenno un sorriso.
-Pensieri, giusto?
-Sì, pensieri.
-Non mi era mai capitato di conoscere una persona pensierosa tanto quanto te. E che non rivela mai a cosa sta pensando.
-È che non mi va di parlare.
-No, no, lo capisco. Ormai un po' ti conosco. Perché non vai a parlare con Rhodes e gli insegni la virtù del silenzio? Gli farebbe bene ogni tanto.
Rido.
-Sei venuto a controllarmi?
-Sono venuto a vedere come stai. Un schifo, ma non più del solito. E poi ho portato un prototipo per far camminare War Machine. Come stai?
-Grazie. Sto bene.
-Bene.
Il suo orologio prende ad illuminarsi e a suonare. Ed ecco Friday che dice:
-Chiamata in entrata dal segretario Ross. Vuole rispondere?
-No, Friday, digli che lo richiamerò più tardi.
-Se devi rispondere non ti preoccupare per me.
-È solo Ross.
Silenzio.
-Tony, perché sei così gentile con me? Avresti davvero potuto tenermi al Raft per il resto della mia vita o anche addirittura uccidermi per quello che ho fatto. Ma mi hai accolta a casa tua, fatto di me un Avenger, garantito un futuro a questo bambino che... è figlio del Soldato d'Inverno. Perché? Non hai nessun obbligo morale.
Si gratta la testa. Si stacca dallo stipite e si mette a sedere accanto a me sul letto.
-Vuoi che sia onesto?
-Sì. Per quanto ci provi, non riesco a capire. Ne ho bisogno.
-Tu sei la mia occasione per essere migliore. E io ci sto provando, in tutti i modi. E nonostante questo, continuo a far cascare città dal cielo e uccidere persone innocenti per "il bene comune". Pepper... la signorina Potts non si meritava tutto quello che le ho fatto passare. Sto cercando di essere migliore anche per lei, per meritarla. Poi niente di tutto quello che è successo è colpa tua... o di Barnes. Ma se c'è qualcuno che deve fare un passo indietro quello non sono io.
-Ti riferisci a Steve?
Silenzio, mi guarda dritta negli occhi per qualche secondo poi distoglie lo sguardo.
-In ogni caso, non avrei mai potuto privare qualcuno dei propri genitori... specialmente perché è quello che è successo a me. Sarei un ipocrita, in caso contrario.
D'impulso lo abbraccio.
-Grazie, Tony.
L'orologio al suo polso riprende a vibrare e a suonare. Ci stacchiamo.
-Capo, è il Segretario Ross, è urgente.
-Tra cinque minuti lo richiamo, Friday, grazie.
Silenzio.
-Senti, io allora vado di sotto a provare il giocattolo nuovo con Rhodes. Se vuoi venire anche tu, ho portato altre cose per te. Vedrai, ti piaceranno.
-Ti raggiungo, ci vediamo di sotto.
-D'accordo.
L'orologio ha ripreso a suonare e vibrare.
-Ma mi stai ignorando? - chiede Friday a Tony e sembra anche leggermente infastidita dall'atteggiamento non curante di Tony.
-No, Friday, non ti sto ignorando. Passamelo pure.
Ed esce dalla stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri. Tony è una brava persona, sta davvero cercando di fare del suo meglio e lo vedo che ci tiene davvero a fare la cosa giusta con me. Ma questo non è il mio posto. Ed è per questo che ho deciso.
È il momento di levare le tende.
Devo andarmene da qui, fuggire da una situazione che non mi appartiene. L'esilio, l'ombra, lo stare nascosta ha sempre fatto parte di me. È sempre stata l'essenza della mia esistenza. Per quanto ora sarà più complicato passare inosservata, dato che Tony mi ha presentata al mondo con la conferenza stampa, rimango comunque esperta nei travestimenti. Devo andare a prendere il mio posto nel mondo. E il mio posto è con Bucky. Lo cercherò, lo troverò. Non so come, ma lo farò.
Prendo così la mia valigia dall'armadio, ci metto dentro qualche bandana, qualche vestito e anche qualsiasi cosa trovi nella stanza che possa servirmi, anche la mia uniforme, le armi che mi ha dato Tony... non si sa mai.
Chiudo la valigia e lascio la stanza, cercando di continuare a fare il minor rumore possibile. Dato che tutto è silenziosissimo, ogni rumore può sembrare un boato, anche se è minuscolo. E io voglio andarmene nell'ombra, esattamente come ho scelto di passare il resto della mia vita. Arrivo alla porta di servizio sul retro per uscire dalla struttura e andarmene indisturbata e ecco che davanti c'è uno zaino nero. Lo apro e dentro ci sono soldi, tanti soldi, bandane, cibo, un set bianco di coltelli, due pistole e delle ricariche, un cellulare... e un biglietto. Lo apro.
"In caso ne dovessi aver bisogno. Buona fortuna" e di seguito il numero un numero di telefono. Non c'è scritto di chi sia. Presumo sia il suo.
"Addio, Tony. Grazie per tutto. Adesso devo andare a cercarlo. E lo troverò. A tutti i costi."
Così, me ne vado senza voltarmi indietro.

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1-Quindi mi stai dicendo che per tutto questo tempo aveva una compagna incinta e non ti ha detto nulla?
2-È quello che non capisco neanch'io. Non ha senso.
3-Credo che l'abbia voluta allontanare consapevolmente... per difenderla da sé stesso. E poi magari non sapeva del bambino.
2-È per questo che dobbiamo dirglielo. Allora forse non la vorrà più tenere lontana.
3-Oppure a maggior ragione la vorrà tenere lontana.
1-Ha ragione.
3-E comunque ora è troppo tardi. Non possiamo piombare in Wakanda, svegliarlo dall'ibernazione e per dirgli cosa? Potrebbe saperlo e aver scelto scelto comportarsi così. Può essere spaventato. E il modo migliore per aiutarlo in questo momento è aspettare che riprenda fiducia in sé stesso. Poi gliene parleremo.
2-Lo farai davvero?
3-Ve lo prometto.

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Prossimo capitolo prossima settimana! Scusate il ritardo .
EggWoman1

Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora