Capitolo 18.

219 21 8
                                    

-Tony! Tony!
-Signor Stark!
-Da questa parte, Tony!
-Guardi in macchina!
-Guardi qua!
-Verso di me!
-Tony!
-Una domanda!
-Da questa parte!
-Una domanda!
-Silenzio! Fate silenzio!
-Zitti!
-Uno per volta! Uno per volta ho detto!
-Sta per parlare!
-Buongiorno, signori. Come penso abbiate saputo, l'Agente Barnes, dopo essersi ripresa dall'episodio dell'ultima conferenza stampa, si è dimessa dal suo incarico per motivi personali.
-Per quello che le è stato detto?
-No, per paura di essere sparata di nuovo, vero?
-Tony, guardi qua!
-Una domanda!
-Da questa parte!
-Signori, silenzio!
-Per nessuno dei due motivi. Ha scelto deliberatamente e le sono state accordate le dimissioni. Da questo momento in poi, l'Agente Barnes è da essere considerata una civile e lasciata in pace a vivere normalmente la sua vita.
-Signor Stark, una domanda! Lei pensa sia saggio lasciarla a piede libero? Insomma, dopo l'episodio dell'altra volta...
-Maria è in grado di difendersi da sola.
-E in virtù di questo, pensa possa essere il caso di lasciare un'arma come lei in libertà? Ricordiamoci che il Soldato D'Inverno...
-Maria ha il pieno controllo delle sue decisioni e della sua vita. Nessun controllo mentale è stato usato su di lei.
-Signor Stark, questo non è vero. Ci risulta che durante l'ultima cattura da parte dell'Hydra le abbiano eliminato il libero arbitrio e che abbia quasi ucciso il suo compagno e...
-Queste sono informazioni riservate, come lo sapete?
-Lo conferma?
-Signor Stark!
-Tony! Tony!
-Da questa parte!
-Sentite, ve lo dico una volta per tutte: Maria è perfettamente in grado di prendere decisioni in autonomia e non rappresenta una minaccia per nessuno. Arrivederci.
-Tony! Tony!
-Stark!
-Il Signor Tony Stark non rilascerà più alcuna dichiarazione sull'argomento. Buonasera a tutti.
-Happy! Happy Hogan!
-Che pensa lei?
-Happy!!

-

"Non funziona un cazzo in questo motel di merda", penso. Effettivamente, il telefono della vasca perde, lasciando aloni arancioni di ruggine sull'ormai giallo della ceramica. La vasca stessa, oltre all'arancione, ha delle macchie macchie sangue, sperma, urina, capelli e peli di altre persone. Per far funzionare lo sciacquone del wc devi tirare la cordicella più volte e l'acqua che viene giù è marrone. Il lavandino traballa, oltre a presentare le stesse macchie della vasca. La moquette è tutta chiazzata, così come le lenzuola del letto polveroso. La televisione non c'è, il frigorifero non c'è, la lampadina è esplosa ieri sera... e la ventola appesa al soffitto non funziona. Sebbene io provi ad accenderla dell'interruttore, non gira. Non sarebbe stato importante se non stessi morendo di caldo in questo momento. Credo sia un effetto della gravidanza. Credo di essere al quarto, quinto mese ormai. La pancia sta crescendo, i seni sono più pieni e i fianchi un po' più larghi. I vestiti che mi sono portata mi stanno, ma a fatica. Devo comprarne dei nuovi, un po' più larghi. L'unica cosa che mi sta è la divisa che mi ha fabbricato Tony. Stranamente, sembra modificarsi per adattarsi al meglio ai cambiamenti del mio corpo. "Ha pensato a tutto", penso sorridendo.
Lascio perdere l'impresa di accendere la ventola dall'interruttore e abbandono l'idea di farla girare manualmente (provando a girarla con le mie forze potrei staccarla dal soffitto e peggiorare il danno), così torno a sdraiarmi sul letto a fissarla ferma sul soffitto. Ho scelto il motel peggiore proprio per evitare di incontrare qualcuno e magari essere riconosciuta. Sono scappata dal quartier generale, dal mio finto ruolo di Avenger e c'è gente che mi vuole morta. Infatti qualcuno mi hanno sparato, ma non so ancora chi né il perché. So solo che potrei aver ucciso la sua famiglia. In ogni caso, non mi spaventa. Sebbene mi abbia quasi ucciso sapendo come bucare la mia pelle di vibranio, non ho paura. Sono brava a nascondermi. E a difendermi. La solitudine e l'ombra, mie care amiche, sono quindi la soluzione giusta. "In momenti come questi mi manca fumare", penso. I dottori che Tony ha ingaggiato me lo hanno detto più volte di evitare il fumo, ora che ho un bambino dentro di me. Però quando la noia assale... diventa davvero difficile rinunciarci. Così, prendo dei grossi respiri, come se volessi fumare l'aria.
Ed ecco che un lieve e quasi impercettibile rumore di passi, che sarebbe impossibile da sentire per chi è privo dei miei sensi molto sviluppati, attrae la mia attenzione. Il motel è vuoto, chiunque sia qui non può esserci per caso. Il vecchio proprietario è così pigro da non chiedere i documenti a chi alloggia e da non pagare qualcuno che faccia le pulizie, figuriamoci se la persona fuori dalla porta possa essere lui. No, chiunque sia lì vuole me e mi vuole per un motivo, qualunque esso sia. Mi alzo dal letto, cercando di fare piano per evitare il rumore delle molle del materasso. Purtroppo non funziona, ma la persona sta provando ad aprire la serratura dall'esterno, perciò è difficile che abbia sentito. Prendo una pistola e mi metto un coltello tra i denti e vado in bagno, lasciando la porta socchiusa, da cui mirare con l'arma in direzione della porta d'ingresso. Ed ecco che la persona riesce a forzare la serratura e apre piano piano. I cardini, ovviamente vecchi e penso mai oleati, fanno rumore. Entra la persona. La vedo. "Non ci credo", penso. Apro la porta del bagno, attirando la sua attenzione e mi lascio guardare, tenendo sempre la pistola puntata alla sua testa. Non ho paura. Sono solo sorpresa di ritrovarmelo davanti... nonostante tutto quello che è successo.
-Ciao ESF173. Oppure dovrei dire Maria? O Agente Barnes? Sei fantasiosa con i nomi. Ma nessuno di quelli che ti darai mai da sola ti apparterranno veramente... e questo lo sai. Rimarrai sempre e soltanto ESF173, anche è sopratutto per te stessa.
Entra sempre di più nella stanza, come se ne fosse il padrone. Noto che è disarmato. In mano non brandisce nulla, nella cintura non ha nulla. È lui stesso l'arma e questo basta. Sulla fronte, un piccola cicatrice rossa, fresca.
-Riccardo.
Sorride.
-Vedo dalla tua pancia che sta crescendo.
-Cosa vuoi? - chiedo, non abbassando la guardia neanche per un secondo, tenendo la pistola in una mano e il coltello nell'altra.
-Non è ovvio? Voglio finire il mio lavoro. Ci ho provato e riprovato, ma ho sempre fallito. L'ultima volta, poi, alla conferenza stampa... devo ammetterlo, è stato patetico. Una caduta di stile, ecco. Ti chiedo scusa per quello.
-Eri tu?
-Certo che ero io. Non potrai mai liberarti di me. Io non posso morire, sono proprio come te. Sarò il tuo tormento. Fino a quando non riuscirò definitivamente a sistemarti. Finalmente.
Comincio a sparargli addosso, fino a quando non esaurisco i colpi della carica. Sparo, sparo e sparo e vedo ogni singola pallottola entrargli dentro la carne, il sangue caldo schizzare da ogni singolo buco e bagnarmi in volto, sui vestiti, bagnare anche la stanza lasciando così altre macchie che resteranno lì per secoli. Finiti i colpi, mi butto su di lui, che rimane passivo, non si muove e non reagisce, e comincio a piantargli il mio coltello nella carne cinque, dieci, venti, trenta volte, mutilando sempre di più quella figura che ora non ricorda più neanche l'uomo che era. Ma non è morto. Lo sento respirare sotto di me, il sangue continua a scorrere e ad uscire a fontane ad ogni singolo battito cardiaco. Allora provo a piantargli il coltello nel cuore, più e più volte, ma niente cambia. Se non che lui afferra il polso della mano con cui sto brandendo il coltello, con una forza così possente che riesce addirittura a farmi del male, quasi a stritolarmi il mio polso metallico, mi strappa il coltello dalle mani e mi conficca il coltello in testa, nello stesso punto in cui glielo avevo conficcato io. Cado in terra a peso morto, priva di vita.

E mi risveglio.

-

Ciao amici! Scusate il ritardo immenso, ma ho avuto molto molto da fare! In più il capitolo era pronto, ma per ben due volte l'ho cancellato e ho riscritto tutto quanto da capo. Prossimo capitolo a breve!
EggWoman1

Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora