Wakanda, oggi.
Mi risveglio, dopo un sonno che mi è parso lunghissimo. La prima sensazione che provo è calore. Non un caldo troppo forte e soffocante, no. Un calore quasi accogliente. E stranamente, ho la sensazione di essere osservato. Pur essendo sveglio, non ho ancora aperto gli occhi. Forse è stata proprio questa sensazione a svegliarmi e la cosa più saggia mi è sembrata continuare a far finta di dormire. Sento delle voci di bambini che sussurrano tra di loro in una lingua che non conosco. Poi uno di questi ride e sento un altro che gli dà una botta per farlo stare zitto. Ecco, questo mi sembra il momento migliore per svegliarmi definitivamente. Perciò, apro gli occhi e mi ritrovo davanti tre bambini con abiti tribali e il volto dipinto di giallo, contornato da una linea bianca. Mi fissano e appena apro gli occhi, scappano, spaventati. Mi rendo conto di non essere più all'interno della mia cella, di un laboratorio o semplicemente dentro una stanza. Sono all'interno di una casa fatta di fango e paglia, sdraiato sopra un letto di paglia e addosso ho una tunica rossa, con un panno blu a coprirmi la spalla monca e sono scalzo. È così strano non vedermi il braccio metallico. Ha fatto parte di me per anni, decenni... ma ora non c'è più. La mia arma indistruttibile... distrutta. Così come me, che sono un'arma indistruttibile... ma sono distrutto. Questa cosa mi fa sorride. Sorrido alla speranza di essere finalmente liberato, finalmente di nuovo una persona, finalmente libero di essere Bucky e basta.
Mi alzo dal letto e vado fuori dalla casetta. Subito la vista mi riempie gli occhi: siamo in riva a un lago, su un prato verde, sulla sinistra una foresta, uno spettacolo. In lontananza vedo anche delle montagne ricoperte di neve.
Davanti al lago, una figura di una ragazza con una giacca bianca trasparente, treccine lunghe di capelli castani, mi dà le spalle. È circondata dai tre bambini che prima mi fissavano. Appena mi vedono, scappano di nuovo e la ragazza si volta a guardarmi, sorridendo.
Vado verso di lei.
-Buongiorno, Sergente Barnes - mi dice lei. Non ha paura di me.
-Bucky.
-Come ti senti?
-Bene... grazie.
Sorride. Mi mette una mano sulla sinistra.
-Vieni... - dice, incamminandosi -... c'è molto da imparare!
La seguo.
E nel mentre, il mio pensiero va a Lei. Sorrido al ricordo del suo sorriso... che probabilmente non rivedrò più. Ecco che il mio sorriso si infrange. Ma ho preso la mia decisione. È la cosa migliore. Finché non sarò in grado di controllarmi, non voglio rischiare di farle del male. Se mai saranno in grado di togliermi tutta quella merda dalla testa. E non voglio limitarla. In Austria prima di me si era rifatta una vita, anche se non propriamente piena. Senza di me, sono sicuro che potrà ricostruirsi un'altra vita, se non migliore di quella che aveva prima. Senza di me sarà certamente più libera. E va bene così.-
Periferia Bucharest, Romania, Europa, oggi.
-Non si hanno ancora notizie dei criminali evasi otto mesi fa dal RAFT, il carcere di massima sicurezza. Scott Lang, conosciuto come Ant-Man, e Clint Barton, conosciuto come Occhio di Falco hanno patteggiato e ora sono in isolamento domiciliare. Non si ha ancora nessuna notizia degli altri fuggitivi...
-Signora, le voglio fare le mie congratulazioni!
La cameriera della tavola calda in cui sto mangiando mi distrae dal telegiornale in televisione. Ha un sorriso a trentadue denti.
-Per cosa, scusi?
-Per il bambino!
-Ah, grazie.
-Com'è quella faccia? Oddio, non ho fatto una figuraccia... vero? E' incinta davvero! Si capisce dalla forma a punta della sua pancia!
-No no, nessuna figuraccia. Sì, sono realmente incinta.
-Oh, che bello! Avrei voluto averlo anch'io un figlio... ma la vita è andata così. Di quanti mesi è?
-Sono quasi arrivata al termine.
-Oh, meraviglioso! E' un bambino o una bambina? Se posso scommettere, dalla forma a punta direi che è un maschio!
-Ho preferito fosse una sorpresa, quindi non lo so ancora.
E' come rispondo di solito quando mi fanno domande del genere. E' più semplice da dire. In realtà ho documenti falsi e non ho mai potuto farmi seguire da nessuno da quando ho lasciato il Quartier Generale. Ho smesso di fumare e di bere. Ho evitato cibi crudi, quello che sapevo avrei dovuto evitare e ho continuato a seguire i consigli dei dottori super pagati di Tony.
-Queste cose di solito creano astio tra la coppia, non si è mai entrambi d'accordo - dice ridendo. La curiosità e l'estroversia delle persone è una cosa che non riuscirò mai a capire.
-Mio marito era d'accordo con me. E' sempre stato un nostro grande desiderio avere la sorpresa.
-E dov'è ora?
-Lo sto raggiungendo. E' in viaggio di lavoro a Craiova. Gli sto facendo una sorpresa.
-Oh, che cosa romantica. Sembra l'inizio di una commedia romantica con protagonista Hilary Swank.
Sorrido al suo sorriso. Se solo sapesse che in realtà sono in fuga. Sto cercando Bucky da mesi, ormai, senza avere la ben che minima idea di dove sbattere la testa. Molte volte, presa dall'angoscia, la voglia di fermarmi è tanta, ma il bambino che ho in grembo mi spinge ogni giorno a continuare.
Lo sto cercando nei nostri posti. Per prima cosa, sono stata a Brooklyn, dubitando caldamente che potesse trovarsi lì dove tutti si sarebbero aspettati che fosse. Poi, Bologna, all'hotel paradiso. Sono stata anche a Vienna, nella vecchia zona dove vivevo. Poi nella campagna Austriaca, a dare uno sguardo al rifugio sotto la sacrestia di quella chiesa, ricordando Don Alexander e accendendo un cero per lui. Ed infine sono venuta qui, a Bucharest, nel nostro vecchio appartamento. Non l'ho trovato da nessuna parte. Nessun segno del suo passaggio e nessun indizio su dove cercarlo ancora. Esiste un solo posto dove so che c'è qualcuno che mi può aiutare... ma è incredibilmente pericoloso. Perciò, sto tenendo quell'alternativa per ultima. Ora, la prossima tappa, è Berlino. Sicuramente, negli archivi delle Nazioni Unite c'è qualcosa.
-Non è rischioso nelle sue condizioni intraprendere un viaggio da sola?
-No, non si preoccupi. Sono in grado di difendermi - dico, sorridendo. Sì, non capisco proprio questa tendenza delle persone ad immischiarsi negli affari degli altri. -Vorrei il conto, per favore - dico, per tagliare corto. Questa mi guarda, colpita, come se l'avessi offesa. Sinceramente, non mi importa.
-Arriva subito - dice e se ne va. Prendo la borsa, estraggo un paio di occhiali da sole, il portafogli e un elastico per capelli. Con la gravidanza, non so perché, hanno cominciato a ricrescere. Ora ho un caschetto di capelli biondo cenere. Sono contenta, è un modo in più per rimanere nell'anonimato. Ormai le persone mi conoscono come "Bandana Mama", ma non ne metto più da mesi. Si, sono al sicuro. Mi faccio uno chignon, mi metto gli occhiali da sole e poggio sul tavolo una banconota da venti dollari e senza aspettare il conto, esco dalla tavola calda, entro in macchina che ho rubato al mio arrivo in Romania e parto.
Nel mentre che guido, dò uno sguardo alla mappa che ho rubato in aeroporto e metto una X con un pennarello nero sopra Bucharest. Bucky non è qui. Ma lo troverò.
E con questa certezza, mi avvio verso l'aeroporto, dove lascerò la macchina, comprerò il primo biglietto per Berlino col mio passaporto falso e partirò verso l'ignoto.
Ma improvvisamente, la sensazione di bagnato mi attraversa le cosce, le gambe, fino ad arrivare ai piedi. Mi tocco ed effettivamente scopro di essermi bagnata. Accosto la macchina in una piazzola di sosta lungo l'autostrada. Ed ecco che la prima contrazione mi colpisce. Sto per avere il bambino e lo sto per avere qui, in questa macchina rubata, nel bel mezzo dell'autostrada... da sola. Resto sola ad ascoltare il mio corpo, capire cosa sentissi di dover fare per non più di un'ora. Sono spaventata, ma so di potercela fare. Mi sono preparata al momento, sia tecnicamente che psicologicamente. So cosa devo fare e so come affrontare la situazione. Di certo, non mi aspettavo di partorire sull'autostrada, mi aspettavo una stanza di un motel. Ma so cosa devo fare. Prendo lo zaino ed estraggo un asciugamano, da posizionare sopra i sedili. Nel fare questo, ecco che cade il telefono e un biglietto dalla borsa. Il telefono che mi aveva dato Tony. Lo apro: "In caso ne dovessi aver bisogno. Buona fortuna" e di seguito un numero di telefono. "E se lo chiamassi? Verrebbe qui da me con la sua armatura, chiederebbe a Friday cosa fare e non mi lascerebbe sola. E cosa più importante, non lo direbbe a nessuno."
E saranno stati i mesi di solitudine dopo aver conosciuto l'amore, l'affetto e l'amicizia. Sarà stato il dolore immenso che stavo provando in quel momento. Sarà stato quell'accenno di paura, che cercavo di nascondere e reprimere.
Ma prendo il telefono, inserisco il numero e premo il verde.-
Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo! Allora ho deciso che questo sarà l'ultimo, poi ci sarà una post-credit scene e passerò a "La Pienezza del Tutto"!
A presto!
EggWoman1
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Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky Barnes
FanfictionSeconda parte della trilogia del "Tutto". Prima parte:"Il Nulla prima del Tutto". Ambientato durante "Capitan America: Civil War". "Torno a casa la notte alle due. La polizia se ne è andata. C'è silenzio e nessuno è per strada. Entro nel palazzo. O...