Capitolo 11.

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"Non dimenticarti di me."
Lo sento. Sento la sua voce che mi sussurra di non dimenticarlo. È come se fosse qui con me, in questo momento. È come se non se ne fosse mai andato. Come se fossimo nel nostro appartamento a Bucharest. Come se me lo stesse sussurrando nell'orecchio poco prima di addormentarci.
"Non dimenticarti di me."
Come potrei? Come potrebbe il Vuoto dimenticarsi del suo Tutto? Dimenticarsi di ciò che prima lo completava? Non è possibile. Non è fisicamente possibile.
"Non dimenticarti di me."
No. Non lo farò. Non lo farò più. Ora appartengo a te. Ora sono tua. E di nessun altro. Nessuno può cercare di riempire il Vuoto con Qualcos'altro.
"Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me..."
-Non... di me... non... dimenticarti... di... non... dimenticarti... me... non... dimenticarti... di... me.
Mi rendo conto di star parlando. Mi rendo conto di essermi risvegliata e che la voce di Bucky era solo nella mia testa, come se stessi sognando. Apro gli occhi, a fatica. La luce all'inizio mi brucia gli occhi, ma poi si fa sempre meno potente. Riesco a vedere dove mi trovo. Sono legata ad una sedia con delle catene di un metallo che sembra essere facilmente piegabile, almeno per me che sono fatta di vibranio. Ma nel momento in cui provo a muovermi, una scossa mi attraversa tutto il corpo e mi frigge la pelle. È così forte che mi provoca convulsioni, mi fa scoppiare la testa dal dolore e la bava dalla bocca scende a litri. La sento gocciolare sul mio collo. Mi è impossibile respirare. È come se mi si fosse chiusa la gola. La mia schiena si inarca da sé, le mie gambe si stringono sempre di più e i piedi spingono a terra. La testa è all'indietro, gli occhi smettono di vedere per tutta la durata della scossa. Non sono padrona di me stessa.
-"Non dimenticarti di me", eh? Certo che non mi sono dimenticato di te. Non saremmo qui altrimenti.
Improvvisamente la scossa finisce. Torno a respirare, dando un grosso respiro profondo, come quando risali in superficie dopo essere stato in apnea sott'acqua per dieci minuti. Questo, inevitabilmente, mi provoca bruciore aa gola e ai polmoni e quindi tossisco. Mi sistemo e torno a sedermi normalmente sulla sedia su cui sono legata. E lo vedo. Riccardo. In mano ha un telecomandino nero con un pulsante rosso. Capisco che è quello che controlla la scossa. "Ha trovato il modo per tenermi a bada."
Mi guardo intorno. Siamo in una stanza sgombra, in cui non c'è niente se non una porta e uno schermo su cui vengono trasmesse delle immagini da quello che sembra essere una telecamera di videosorveglianza. La stanza che viene ripresa è enorme e ha delle camere di ibernazione con dentro delle persone. Siamo sicuramente nella stessa base Hydra Siberiana. Ma di una cosa sono convinta: se tutta questa è opera di Riccardo, sicuramente l'Hydra non esiste più. Fa tutto parte del suo piano... e non so cosa voglia ottenere... ma so che vuole qualcosa da me... e da Bucky. E penso già di sapere che cosa vuole. "Morte ai traditori." Solo che non si parla del tradimento verso l'Hydra. Si parla di qualcos'altro.
-Cosa vuoi? - chiedo, guardandolo.
Silenzio.
-Credo che tu sappia benissimo cosa voglio. Sai dove siamo. Sai cos'è successo qui... e sai cosa mi lega a questo posto. So che lo sai.
Capisco subito. Siamo sempre nella base dell'Hydra in Siberia. Qui sono stati creati, addestrati e ibernati i super soldati. E Riccardo era uno di loro. A causa mia. Sono stata io a farlo catturare.
-Era questo il tuo piano fin dall'inizio, non è vero? Non ti importa degli Avengers o di vendicare il mondo per tutte le distruzioni che hanno causato, eh?
-Beh, non direi. Alla fine sarà comunque questo il risultato delle mie azioni. Gli Avengers sciolti, magari ci scapperà anche il morto. E così salverò il mondo. E Zemo otterrà la sua vendetta. Un bravo ragazzo sokoviano, Zemo, dalle ottime capacità. Dovresti conoscerlo.
-È lui il tuo uomo? Quello del jet?
-È lui, sì. L'ho conosciuto dopo quello che è successo in Sokovia. È stato lui a venire da me. Sa tutto dell'Hydra. Aveva un obbiettivo. E io ne avevo un altro. Ci siamo aiutati a vicenda. A fine giornata lui otterrà quello che vuole. E io sto per ottenerlo, invece.
Silenzio.
-La cosa che mi sorprende è che ci sei cascata con tutte le scarpe, ESF173. Basta puntare sul tuo lato umano e subito ti fai fregare. Hai un cuore, è questo il tuo errore. Specialmente quando si parla del tuo Bucky. Non serve neanche inventarsi troppe storie. Abbocchi subito. È troppo semplice con te.
Silenzio.
-Cos'è che vuoi?
-Pareggiare i conti con qualcuno che se lo merita.
Capisco subito che i miei sospetti erano veritieri. Vuole vendicarsi.
Silenzio.
-Hai detto che ci scapperà il morto. A chi ti riferisci?
Senza dire una parola, mi avvicina il monitor con le immagini delle telecamere su quella stanza. E vedo essere comparsi Iron Man, Capitan America e il Soldato d'Inverno, nel mentre che stanno guardando uno schermo a loro volta.
-Dimmi, ESF173: quanto ne sai della missione del 16 dicembre 1991?
Silenzio. Capisco immediatamente dove vuole arrivare. Bucky me ne aveva parlato. Mi aveva raccontato di quella missione, svegliandosi urlando una notte da un incubo. Mi ha raccontato della missione del 16 dicembre 1991. La notte in cui ha ucciso i genitori di Tony Stark. Il ricordo lo aveva tormentato da quando aveva visto Tony insieme a Steve al telegiornale.
-Lo sai, allora.
-Lo so.
Silenzio.
-Chi morirà, allora?
-Non hai ancora capito?
-Voglio che tu lo dica. Voglio sentirtelo uscire dalla bocca. Avanti. Dillo chiaramente.
-Sarai tu a morire. E sai anche il perché.
Si, lo so davvero.

Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora