Prima di agire, è necessario analizzare la situazione. È questo che va sempre fatto, quando si è in missione. Non sempre hai tutte le coordinate del caso prima di iniziare. Osservare, capire, elaborare e agire. Questo è lo schema. È vero che nel corso della mia esperienza, poi, questi processi sono diventati sempre più veloci. Ma in questo caso, in un edificio pieno di militari, polizia e Avengers... è meglio andare con cautela. Quindi sono al bar, al piano terra e osservo chiunque passi dall'ingresso dell'edificio, oltre la sicurezza, verso i loro rispettivi posti di lavoro. Tutti quanti hanno un badge identificativo appeso al collo o appuntato sulla giacca, che scannerizzano su uno schermo attaccato al muro, al lato di una grande porta, che credo conduca al loro luogo di lavoro. Ma queste sono informazioni basilari. Ora la domanda è: come fare per passare?
Il receptionist al bancone si tiene la testa con una mano, con un'espressione annoiata e non alza lo sguardo dallo schermo del computer. Non sta scrivendo niente, sta solo usando il mouse. A giudicare dai movimenti del mouse, direi che sta giocando a solitario. Quando la gente va al bancone da lui, lui li degna di un veloce sguardo e consegna loro il badge, con il quale poi entrano attraverso la porta. Gli uomini della sicurezza che sono ai lati della porta sono molto attenti, invece. Sarà difficile passare.
E mentre che io sono al bar a guardare e analizzare modi per poter passare, ecco che Iron Man che esce dalla porta per venire al bar a prendersi un caffè. È così assurdo che sembra un'invenzione. L'uomo che sto cercando è proprio davanti a me. Ma non posso avvicinarlo così, davanti a tutti. Darei senz'altro nell'occhio, proprio perché lui stesso dà nell'occhio. Gli Avengers sono celebrità. Infatti, non appena arriva, un gruppo di ragazzi lo circonda per una foto o degli autografi. Approfitto di questa confusione e prendo una penna dal grembiule della cameriera che sta passando dietro di me per andare a allontanare il gruppo attorno alla celebrità, un fazzoletto dal porta fazzoletti sul mio tavolino e scrivo:
"Bucky Barnes non era solo. Io ero con lui. Parliamo in privato."
Piego il fazzoletto e mi avvicino al bancone del bar dove lui si è appoggiato, dopo essersi liberato dai fan. Con una mano gioca con un bicchiere trasparente con dentro del ghiaccio e una piccola cannuccia nera, con l'altra si tiene la fronte, massaggiandola. Porta degli occhiali stranissimi e sembra quasi che ci stia parlando.
-Un cappuccino, per favore - chiedo al barista, una volta che sono affianco Stark. Lui si toglie gli occhiali e se li mette nella tasca interna della giacca del suo completo super elegante e sicuramente super costoso. Dà un ultimo sorso al suo bicchiere, cercando di non lasciare neanche una goccia di alcol. A quel punto, faccio cascare la penna che avevo rubato alla cameriera. Lui mi guarda e mentre faccio per chinarmi per raccoglierla, lui mi dice:
-Non si preoccupi, ci penso io.
Così prende la penna, fa per posarla sul bancone, ma io gli afferro la mano, prendo la penna e nel mentre gli metto il fazzoletto piegato in mano.
-Grazie - rispondo. Lui accenna un sorriso, ma poi si rende conto.
-Ecco il cappuccino, signorina.
-Grazie.
Distolgo quindi lo sguardo da lui per bere il cappuccino, ma con la coda dell'occhio vedo che legge il biglietto, lo ripiega subito, se lo mette in tasca e mi osserva. Si guarda intorno, poi si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:
-Vieni con me.
Poi si gira al cameriere e dice:
-Il cappuccino della signorina mettilo sul conto di Ross.
-Va bene - risponde il cameriere.
Passiamo così attraverso la sicurezza, attraverso la porta.
-È con me la ragazza - dice a chiunque chieda chi io sia. Arriviamo così in un ufficio, con una grande finestra che si affaccia sopra questo fiume ai piedi dell'edificio.
-Siediti - dice, togliendosi la giacca e buttandola sulla scrivania. Mi siedo, lui resta in piedi, poggiando la schiena alla finestra a muro. Si allenta il nodo della cravatta.
-Chi sei tu?
-Sembra che lei sappia già la risposta.
Silenzio.
-Quindi sei venuta qui a costituirti? Che vuoi che faccia, che ti arresti?
-Voglio che senta quello che ho da dirle. Ci metterò poco. Poi deciderà cosa fare di me.
Silenzio. Si gratta la fronte e mi guarda dall'alto in basso. Un'espressione interrogativa compare sul suo volto per pochi secondi, poi va via.
-Mi avevano detto che non era solo. Mi avevano detto che aveva una compagna. Stavo per andare a investigare e per capire se cercarla ne valesse veramente la pena. Ed eccola qui, lei è venuta a cercare me. Il governo austriaco, subito dopo l'attentato a Vienna, mi ha avvertito di voi, della vostra storia. Non ho detto niente a nessuno perché non ero sicuro del tuo coinvolgimento sull'evento. Dopotutto, sulla tua colpevolezza non ci sono prove. Ero quasi deciso a lasciarti perdere. E invece, il destino mi ha portanto una delle armi più pericolose della storia proprio davanti a me. E appare malaticcia...- dice indicando la mia bandana -... e fragile. Come posso credere che ESF173 sia proprio tu?
Appena mi dice questo, mi alzo la manica sinistra e scopro il mio tatuaggio al polso: "ESF173".
-Pensavo sarebbe stato più difficile ottenere la sua attenzione - dico.
-Hai cinque minuti per darmi una buona ragione per cui non debba arrestarti subito.
-Perché sono innocente. Così come lo è Bucky.
-Ah sì? Beh, menomale. Questo cambia decisamente tutto. Andrò a liberare Barnes così che possiate andare in viaggio di nozze. Anzi, sai che c'è? Ve la pago io.
-Mi ascolti, la prego. Io e Barnes non siamo gli unici. Ci sono molti altri segreti dell'Hydra nascosti, minacce dormienti pronte ad essere risvegliate. E io e il Soldato vogliamo alleggerirci la coscienza e parlare. Ma purtroppo siamo gli unici a sapere queste cose. Quindi questi sono pericoli imminenti. In Siberia, per esempio...
In quel momento, tutte le luci si spengono, comincia a suonare un allarme, appaiono luci lampeggianti rosse e una voce registrata in tedesco dall'interfono ripete:
-Evacuare l'edificio.
Dopo mezzo secondo di contatto visivo, lui si mette a correre. Esce dall'ufficio e corre attraverso il corridoio, pieno di gente intenta a lasciare l'edificio. Non so cosa sia successo. So solo che se c'è l'ordine di evacuare l'edificio anche Bucky va salvato. E ho i miei dubbi che lo faranno. Quindi, senza pensarci troppo, lo seguo, attraverso la gente e quando raggiungo Stark, lo afferro per la camicia e lo allontano dalla folla, entrando nella prima stanza vicina. Gli faccio sbattere la schiena al muro e lo immobilizzo.
-Dov'è lui?
Visivamente, è preso alla sprovvista. Glielo leggo negli occhi, insieme a una briciola di paura. Forse scioccato dal fatto che io, una persona all'apparenza molto debole, lo stia sollevando da terra con una mano sola. In più è senza armatura, per cui capisce anche che potrei ucciderlo senza problemi.
-Anche se lo farai fuggire ora, lo troveremo. Vi troveremo - dice, minacciandomi, ma visivamente scosso.
-Lo ripeterò: dov'è lui?
E probabilmente, proprio perché scosso, non può fare altro che rispondere.
-Sottolivello cinque, ala est.
Subito dopo, lo lascio cadere a terra e vado dove mi ha detto. Esco dalla stanza e mi faccio largo tra la folla per leggere le indicazioni e correre in direzione opposta della corrente. Corro, ma quando arrivo là, mi accorgo di essere arrivata tardi. Ci sono persone sul pavimento, alcune svenute, altre morte. Alcune sopra una chiazza di sangue, altre semplicemente prive di sensi. Arrivo in una stanza con una porta blindata aperta. Dentro la stanza, una cella di vetro con dentro un sedile. Vetri per terra, infranti. Nessuno legato al sedile. Nessuno dentro la stanza o comunque nelle vicinanze. Nessuno sul pavimento. Bucky è scappato, non è lì. Torno indietro, vado verso l'uscita e arrivo davanti all'ascensore, le cui porte sembrano essere state colpite da qualcosa di grosso, da qualcosa di potente... da qualcosa in grado di poter lasciare un buco in quella maniera. Capisco così che lui è passato di lì. Vado verso l'uscita, pensando che stia cercando di scappare da questo posto. Corro per le scale, cercando di essere il più veloce possibile. Arrivo davanti alla porta che si apre solo col badge, che sradico con un calcio, facendola scardinare e buttando a due metri di distanza le ante. E lì vedo il caos. Eccolo, Bucky, che sta lottando contro alcuni agenti. Ora ha appena scaraventato un'agente bionda su un tavolino del bar. Iron Man è nascosto dietro una colonna e sta toccando il suo orologio, la Vedova Nera invece sta prendendo la rincorsa per saltargli addosso. Così arriva sopra di lui, lo colpisce in testa, lui la afferra e la scaraventa sopra un tavolo, tenendole la gola con il braccio metallico, mentre lei tenta di strozzarlo con le ginocchia attorno al suo collo. A quel punto intervengo io. Vado verso di lui.
-Bucky, lasciala, dobbiamo andare! - gli dico, arrivando al suo lato. Ma a quel punto lui, col braccio libero, mi dà una botta e mi spinge via. Io, presa alla sprovvista, cado. Non capisco cosa sta succedendo.
-Bucky!
Nessuna risposta. Noto di essere atterrata accanto a una sedia, quindi la prendo e gliela scaravento sulla schiena. Questa si frantuma. Lui lascia la presa dal collo della Vedova Nera, che non si rialza, ma riprende fiato. Lui si gira e mi guarda. Ma è come se non mi vedesse veramente. I suoi occhi sono quasi come patinati. Fa per darmi un cazzotto, ma io lo blocco, mi dò lo slancio e gli dò un calcio in faccia, atterrando con l'altro piede in terra. Lui reagisce al colpo e fa qualche passo indietro. L'ho ferito, c'è un piccolo taglio sullo zigomo dove l'ho colpito. Io, ora piena di vibranio, sono più forte di lui. Spesso abbracciandolo gli facevo male. Allora fa come per venirmi addosso, ma tra di noi si mette Iron Man con un guanto rossodi metallo, gli lancia un colpo e lo stordisce per mezzo secondo, così si ferma e si tocca le orecchie, come per volerle stappare. Decido di provare un'ultima volta ad andare da lui. Spingo Tony Stark a terra, come se togliessi un pelucco dalla maglietta di Bucky. Gli prendo il viso tra le mani. Incrocio il suo sguardo.
-Buck. Sono io.
Ma niente, mi scaraventa di nuovo a terra e mentre fa per andarsene, compare il principe wakandiano che cerca di fermarlo, a furia di colpi. Io sono talmente tanto scioccata e confusa che non posso fare altro che osservare la scena, per poi vedere Bucky sparire. Così, seduta sul pavimento pieno di schegge e resti di tavolini, sedie, vetri e altro, divento piccola, impotente, sola. Delle lacrime mi rigano le guance, senza capire bene cosa stia provando in questo momento. Incapace di muovermi. Incapace di formulare un pensiero.
Dopo qualche minuto di pace, Stark si mette in ginocchio davanti a me, guardando prima in terra e poi spostando lo sguardo verso di me.
-Mi spiace, ragazzina.
Detto questo, mi mette la sua mano tra le mie, come a volerle stringere. Ma in realtà non vuole confortarmi. Un congegno che va formandosi dalle mie mani, mi arriva ai polsi e li lega, senza che io me ne accorga.
-Sei in arresto.-
Ho visto che piano piano stiamo crescendo! Mi fa piacere! Ciao a tutti, grazie di leggere questa mia storia! :) prossimo capitolo settimana prossima.
Un bacio!
EggWoman1Ps perdonate se c'è tanta roba in questo capitolo, magari scritto anche in maniera confusionaria, ma sono stati giorni difficili per me... mi impegnerò di più prossimamente... grazie intanto!
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Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky Barnes
FanfictionSeconda parte della trilogia del "Tutto". Prima parte:"Il Nulla prima del Tutto". Ambientato durante "Capitan America: Civil War". "Torno a casa la notte alle due. La polizia se ne è andata. C'è silenzio e nessuno è per strada. Entro nel palazzo. O...