Capitolo 16.

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Quando apro gli occhi, una luce forte mi acceca la vista. Mi copro il volto con le mani al forte impatto, per poi toglierle mano mano che mi abituo a quella intensità luminosa. Sono sul tetto di un grattacielo, probabilmente il più alto della città, perché attorno non ne vedo altri, ma solo nuvole. Abbasso lo sguardo e capisco di essere sul ciglio del palazzo, dell'abisso, talmente profondo che non riesco a intravedere il fondo oltre le nuvole. Il primo impulso che sento è quello di saltare sotto, verso la morte, verso il nulla, verso l'eliminazione della mia esistenza. Sento proprio un'attrazione, un desiderio profondo verso quell'abisso. Mi chiama e ogni fibra del mio corpo vuole rispondere. Delle lacrime mi rigano la faccia, ma non sono lacrime di dolore, ma gioia nel sentire di avere una speranza certamente realizzabile. Solo un passo. Nel momento in cui alzo un piede verso il vuoto, una voce di uomo mi trattiene.
-Maria- mi chiama. Mi giro e lo vedo. Ha i capelli neri lunghi fino il collo, gli occhi azzurri che saltano fuori dal trucco nero che li circonda, quasi fossero due lividi. Indossa una maschera nera a coprire il naso, la bocca e il collo. Divisa nera, attillata con un sacco di armi attaccate, dalle pistole ai coltelli. Dalla divisa spunta il braccio sinistro, metallico, con una stella rossa sulla spalla. Lo riconosco immediatamente. Il suo sguardo serio mi buca l'anima, che ancora sta fremendo all'idea di cadere all'indietro verso un destino scelto, ora è incuriosita. So benissimo cosa ci fa lì. So benissimo cosa vuole. Vuole la mia morte, non sapendo che è la cosa che bramo di più anch'io. Non capisco cosa stia aspettando.
-Maria- mi chiama una voce di donna. Dietro di lui, compare questa donna perfetta, di mezz'età. I capelli biondi raccolti in uno chignon perfetto, dal quale non spunta neanche un capello fuori posto. Gonna blu lunga appena sopra il ginocchio, la camicia di seta bianca e la giacca blu, tutto perfettamente stirato. Le perle al collo e agli orecchi. Perfettamente truccata. Gli occhiali da vista leggerissimi e quasi invisibili. I tacchi blu. Aveva le braccia incrociate e sul volto uno sguardo di disapprovazione.
Alla vista della donna, perdo l'equilibrio e cado verso l'abisso.

-

Camp Lehigh, New Jersey, USA, Gennaio 2001.

-Ben tornata, ESF173 - una voce familiare mi risveglia dal sonno glaciale. È lei, la donna del mio sogno. Ester. Eccola davanti a me, elegantissima, assolutamente in ordine. Con un gesto dell'anulare sinistro, si riporta gli occhiali che erano scesi sul naso al loro posto.
Io respiro, pesantemente, cercando di riprendere controllo della funzionalità dei miei polmoni come prima cosa.
-È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo viste, non è vero?
Continuo a respirare ed effettivamente noto il bianco dei suoi liscissimi capelli, una volta biondi e qualche ruga sulla fronte ai lati degli occhi. È invecchiata. Non so ben capire quanti anni possa avere ora. Ma lo vedo che il tempo l'ha colpita. Arrivano degli uomini senza passamontagna e mi afferrano dalla capsula di ibernazione, per portarmi, come sempre, a fare i controlli prima della missione. Non hanno il passamontagna, sono ben riconoscibili in faccia e noto sulle loro magliette una scritta:"S.T.R.I.K.E.", proprio come l'ultima volta che sono stata scongelata. Nel mentre che mi stanno portando verso la stanza medica, passiamo davanti ad altre capsule di ibernazione e noto due figure familiari all'interno di due. So chi sono, la loro storia si è incrociata con la mia diverse volte: Riccardo e il Soldato d'Inverno.
Dopo tutti gli accertamenti medici, torna Ester da me con una cartellina blu in mano. Prima di parlare, fa il solito gesto con l'anulare sugli occhiali
-È passato del tempo dall'ultima volta che ci siamo viste. Circa vent'anni fa. E sei stata impeccabile nella missione, hai fatto esattamente quello che ci aspettavamo da te. E ne siamo stati molto contenti. Sebbene poi le cose siano andate in un altro modo... Riccardo era troppo incontrollabile, specialmente dopo il siero. Ha ucciso non so quanti agenti. Era il più ingestibile di tutti, stava anche per far fuori il Soldato d'Inverno. L'iberazione fino a nuovo ordine è stata la soluzione migliore. Dobbiamo ancora trovare mezzi per tenerlo a bada. La sua mente è potente, non funzionano le conoscenze che abbiamo oggi con lui. La tua mente è un po' come la sua. Del resto, i geni sono quelli.
Comunque sia, abbiamo una nuova missione per te. Credo l'ultima per un po' di tempo. Abbiamo intenzione di replicare il tuo esperimento. E per fare questo, abbiamo necessità del tuo DNA.

Il Vuoto dopo il Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora