4. Hogwarts: Quel dannato Platano Picchiatore

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Dopo un'ora buona di gioco, il cielo iniziava ad arrossire, gli occhi dei ragazzi, che avevano fatto molto tardi la sera prima, iniziavano ad appesantirsi leggermente e la partita procedeva a 4-3 per Sirius, che era il più esperto nel gioco;

Ciò significava, da quanto avevano stabilito, che mancava una sola vittoria e Sirius avrebbe vinto definitivamente.

James intanto era tornato dagli allenamenti, e dopo essersi fatto una doccia, era crollato sulla poltrona dove prima Liv era sistemata.

La partita si faceva sempre più seria e i due ragazzi sempre più competitivi.

Gli occhi di Liv dardeggiavano dalle mani di un giocatore all'altra, seguendo attentamente le loro mosse.

Anche Lily se la cavava molto bene, e in poco tempo aveva scoperchiato quasi tutte le difese di Sirius, restando con un alfiere ciascuno.

Dopo la mossa di Lily, Liv si accorse che la rossa aveva sbagliato casella, servendo al moro di fronte a lei, lo scacco matto su un piatto d'argento.

Lily però non disse niente.

Quando Sirius, non essendosi accorto della sua enorme possibilità, prese la sua pedina e fece per spostarla nella casella opposta, Liv venne presa dall'istinto e senza pensarci due volte, si sporse verso il corpo del ragazzo e poggiò la mano sulla sua, che ancora teneva la pedina a mezz'aria, e la spostò nella casella giusta, mangiando l'ultima pedina di Lily.

"Scacco matto Evans!" Festeggiò con un grosso sorriso stampato in faccia lei, rischiando di cadere su Sirius, che la sorresse per i fianchi.

I due si guardarono per alcuni secondi.

"Oh, scusa." Sorrise lievemente imbarazzata Liv, ancora sopra di lui.

"Non importa. Tanto abbiamo vinto!" Sorrise lui rimettendola al suo posto.

"Grazie a lei Black. Solo grazie a lei." Disse Lily sconfitta.

"Ahhh ti bacerei Liv." Rispose Sirius ancora saltellando qui e la.

I festeggiamenti dei ragazzi vennero interrotti dalla voce di Peter.

"Padfoot, sono quasi le otto!" Peter si alzò dalla sedia dove era seduto a fare i compiti.

Sirius imprecò guardando fuori la finestra e precipitandosi a svegliare James, che ancora dormiva come un bambino.

"James! James! Svegliati dobbiamo andare!" Sirius scosse l'amico, che subito si tirò su strofinandosi gli occhi.

"Vado a prendere il Mantello, aspettatemi davanti al quadro di Sir Cadogan." Intimò James al moro prima di salire su nel dormitorio maschile.

"Ci vediamo stasera Lily, passa alle cucine a prenderci qualcosa da mangiare per favore. Ciao Liv." Disse Sirius poi.

"Dove state andando così?" Chiese Liv guardando i ragazzi che sembravano molto tesi.

"Una punizione... si emh... ti spiego dopo. Sirius sorrise poi alle due ragazze e uscì dalla Sala Comune attraverso il quadro della Signora Grassa insieme a Peter.

"Io vado su in dormitorio a farmi una doccia prima di cena." Sorrise Lily, prima di allontanarsi per salire la scala a chiocciola, scontrandosi per sbaglio con James.

"Scusa Evans, ci vediamo dopo." La salutò James.

Prima che potesse uscire, Liv lo fermò, chiedendo anche a lui dove stessero andando così di fretta tutti.

"Oh...emh...una riunione...con...la Mcgonagall." Rispose James alla svelta sorridendo nervosamente, e poi si chiuse il ritratto alle spalle.

'Beccati' pensò Liv quando James se ne andò lasciandola sola nella Sala Grande.

Doveva fare qualcosa. Doveva sapere dove stavano andando e perché erano così tesi.
Erano affari suoi? No. Lo avrebbe fatto lo stesso? Certo che si.

La Sala Comune era vuota e dopo essersi accertata che i ragazzi fossero abbastanza lontani da non vederla ma non troppo per seguirli, Liv uscì dal ritratto e si trasformò nella sua forma da Animagus.

Scese le scale dei vari piani seguendo Sirius, James e Peter a passo felpato finché non li vide sparire sotto un mantello.

Doveva essere un dannato mantello dell'invisibilità, ma in ogni caso, i suoi dubbi erano svaniti: i ragazzi le avevano mentito.

Tese le orecchie e seguì il rumore dei passi dei ragazzi fino al cortile del castello, la Luna splendeva sovrana nel cielo nero.

Li vide togliersi il mantello e dirigersi di corsa verso un'imponente albero poco più lontano, un Platano Picchiatore.

Erano forse impazziti?

Quando furono abbastanza vicini all'albero, si fermarono di colpo e...

"Non ci credo." La voce nella testa di Liv parlò da se.

La figura di Peter si abbassò sempre di più, fino a diventare un piccolo topo, che superò scaltro tutti i rami dell'alberò e salì su un nodo, improvvisamente l'alberò cessò di muoversi.

James e Sirius svanirono, e al loro posto, un cervo e un grosso cane nero si avvicinarono all'alberò ed entrarono in una cavità di esso, seguiti da Peter sotto forma di topo.

Quei tre matti erano degli Animagi fuorilegge, e la cosa le piaceva da impazzire.

Corse velocemente per entrare nella cavità ma prima che poté farlo, l'alberò riprese a muoversi, e un ramo colpì la sua zampa anteriore facendola sanguinare.

Zoppicando, Liv attraversò la cavità e scese per un lungo tunnel, seguendo l'odore dei ragazzi davanti a lei.

Si ritrovò in una casa, parecchio malandata, ma di Sirius, James e Peter nessuna traccia.

Poi però, sentì dei rumori al piano di sopra, e salì le scale più rapidamente possibile.

Davanti a lei una porta di legno spalancata, e dei strani rumori - sembrava che qualcuno stesse spaccando dei mobili contro il pavimento- provenivano dall'interno.

Zoppicò più avanti e si sporse a guardare rimanendo in ombra.

Al centro della stanza Remus si contorceva dal dolore con i vestiti strappati mentre lanciava contro il muro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, e intorno, un cervo, un cane e un topo stavano a guardarlo.

In poco tempo i lamenti di Remus si trasformarono in ululati e il suo corpo cambiò completamente forma.

Remus Lupin era un lupo mannaro.

Liv si avvicinò sporgendosi per vedere meglio, ma un'asse del pavimento scricchiolò tradendola e tutti e quattro gli animali si girarono verso di lei.

Il cane nero si avvicinò pericolosamente a lei e la ragazza - o meglio, la gatta - si precipitò giù per le scale continuando a zoppicare con la zampa dolorante e poi fuori dalla cavità, lasciando dietro di sé una scia di sangue che si interruppe quando arrivò sull'erba fresca.

Quando si voltò, vide il cane fermo, davanti all'uscita della cavità e si girò dall'altra parte risalendo al castello.
Riprese la sua forma e si diresse in infermeria per farsi medicare la mano.

Quando entrò, Madama Pomfrey si diresse a passo affrettato verso di lei e le prese delicatamente la mano dolorante, con un profondo taglio sul dorso.

"Che cosa ti è successo cara?" Chiese in tono dolce.

"Emh... mi si è rotta una bottiglia in mano e il vetro mi ha tagliata." Mentì.

In poco tempo la donna le medicò la ferita, e poi le fasciò la mano con una garza che arrivava fino all'avambraccio.

"Ora riposati cara. Potrai andare domani mattina a colazione. Buona notte." E la lasciò dormire su uno dei lettini dell'infermeria.

R U mine? || sirius black Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora