Capitolo cinque.

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Ero sveglia da un po', ancora rintronata dalla serata precedente.
Non ero frastornata solo dall'ubriacatura che mi ero rifilata ma anche dalle parole di Nicolò che mi rimbalzavano in testa.
E se davvero mi avesse pensato?.
E se davvero mi avesse cercata tra gli spalti fino all'ultimo?.
Mi sentivo ancor di più una stronza manovrata dall'orgoglio.

"Oggi mia cara testa, non hai nessun diritto di parola" mi dico mentre afferro il cellulare.

Comincio a scorrere tra i numeri alla ricerca di quello di Nicolò.
Tentenno prima di aprire whatsapp per inviargli un messaggio, mi blocco però fissando quella chat vuota.
Scuoto la testa, dandomi la forza per convincermi che era la cosa giusta da fare.

"Ci possiamo vedere?"

Invio, secca e senza pensarci troppo.
Lo dovevo almeno ringraziare per quello che aveva fatto e poi volevo chiarire la nostra situazione.
Se dovevamo prendere due strade separate volevo farlo guardandolo negli occhi.
Il telefono vibra, prima di abbassare gli occhi per vedere se era lui, alzo gli occhi al cielo sperando in una risposta positiva.

"Tra poco inizio gli allenamenti a Trigoria, puoi raggiungermi?"

Leggo e mi scappa un sorriso, nonostante tutto voleva vedermi.

"Ci vediamo lì" rispondo velocemente.

Vado nella mia stanza a cercare qualcosa da mettermi.
Non volevo indossare qualcosa di complesso ma comunque volevo apparire almeno presentabile quindi scelgo un jeans scuro ed una felpa, mi lego i capelli in una coda alta e mi do una sistemata al viso poi guardo allo specchio.

"Qualsiasi cosa succeda, tu sei forte" mi dico puntando il dito contro lo specchio che mi rifletteva.

Prendo il telefono, le chiavi della macchina e scendo.
Salgo in macchina, sistemo lo specchietto e soprattutto il sedile, si vedeva che l'aveva usata Nicolò data la sua altezza di un metro e novanta che neanche con i tacchi ci sarei arrivata ai pedali.

15.00

Avevo appena parcheggiato dentro Trigoria, evidentemente Nicolò aveva fatto presente ai bodyguard che sarei venuta dato che appena avevo dato i miei nominativi con i documenti per controllare, mi fecero passare.

M'incammino verso il campo, il centro sportivo era veramente grande ed accogliente e al suo interno c'era di tutto.
Sento l'allenatore gridare per mantenere il ritmo alto mentre i ragazzi si stavano allenando in una partita tra loro.
Decido di sedermi su uno degli spalti, guardando come erano tutti attenti e concentrati a correre dietro il pallone.

"Nicolò più stretto sulla fascia e veloce a rientrare" urla Fonseca, facendogli un gesto con la mano per fargli capire come doveva agire.

Lo vedo annuire mentre il sole lo illumina.
Sotto quella luce era ancora più bello di come lo era normalmente.
Ecco, uno dei miei pregi era sicuramente il fatto di essere sincera.
Non avevo mai negato che Nicolò fosse un bel ragazzo seppur ipocrita.
Lui si porta una mano sulla fronte per farsi ombra e appena mi vede non fa molti gesti perché sapeva che doveva mantenere un certo profilo, ma sorride ampiamente come a dirmi che mi aveva visto e poi riprende a correre cercando di far goal.
Il pallone sembrava un po' il suo migliore amico, quando ce l'aveva tra i piedi sembrava incollato.

La partita d'allenamento era finita e Fonseca sembrava piuttosto soddisfatto della sua squadra, compatta e complice al punto giusto.
Nicolò stava scherzando con gli altri compagni che si stavano avviando verso gli spogliatoi, li salutò avvicinandosi a me.

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